La pandemia Covid–19 ha messo in discussione il benessere psico–fisico degli operatori sanitari in generale, e del personale infermieristico in particolare, in tutto il mondo. Osservando il mio comportamento e quello dei colleghi – riflette Patrizia, infermiera - mi sono resa conto che la realtà è che siamo cambiati : quando entriamo nelle stanze dei degenti portiamo mascherina e guanti, indispensabili, ma anche un velo di sfiducia sugli occhi. Credo fermamente che per sostenere le difficoltà di questo periodo particolarissimo i professionisti sanitari debbano trarre forza dal colloquio e lo scambio di idee e strategie da condividere nel gruppo di lavoro .
Post-Covid e meccanismi di difesa
Dopo il Covid siamo diffidenti, attenti a non sbagliare, sempre pronti a sospettare e a volte a giudicare
Il difficile periodo che abbiamo da poco passato, ma non superato, mi spinge a fare una riflessione sulle modalità di rapporti e di relazioni che inevitabilmente sono cambiati. Il mantenere le distanze dal punto di vista fisico, il famoso (e discutibile, a parer mio) metro di distanza, ha dato ai rapporti una distanza anche dal punto di vista di emozioni; siamo diffidenti, attenti a non sbagliare, sempre pronti a sospettare e a volte a giudicare i comportamenti, ma questo poi si ripercuote sul nostro carattere e soprattutto sull’approccio con l’utenza o, peggio, sul paziente.
Osservando il mio comportamento e quello dei colleghi mi sono resa conto che la realtà è che siamo cambiati : quando entriamo nelle stanze dei degenti portiamo mascherina e guanti , indispensabili, ma anche un velo di sfiducia sugli occhi.
Sfiducia nelle persone, nel sistema, nell’organizzazione fatta spesso da chi non vive le situazioni stressanti di tutti i giorni, questo spesso si tramuta in comportamenti che sfociano o nell’evitare il contatto, anche se solo per comunicare, o nell’affrontare le situazioni con rabbia e quindi con risposte non adeguate alla relazione d’aiuto a cui siamo chiamati nella nostra professione.
La maggior parte delle Aziende sanitarie ha messo a disposizione degli operatori di ogni settore un pool di psicologi per aiutarli a trovare le strategie giuste per affrontare questo momento, cosa peraltro ottima e dovuta, ma credo fermamente che per sostenere le difficoltà di questo periodo particolarissimo, i professionisti sanitari debbano trarre forza dal colloquio e lo scambio di idee e strategie da condividere nel gruppo di lavoro.
Ogni Unità Operativa o Servizio, del resto, presenta peculiarità sia di utenza sia di problematiche legate al tipo di approccio con essa, gli operatori, attraverso riunioni, potranno dialogare e trovare strategie altrettanto specifiche, assumendo comportamenti e risposte uniformi e condivise, inoltre, trarranno la forza che permetterà loro di sentirsi uniti, ancora utili e pronti a prendersi cura in modo ottimale dell’utenza così come il nostro lavoro impone.
A volte durante questa pandemia si sono paragonate le emozioni e soprattutto la paura a quelle provate durante la guerra , ma se ci pensiamo anche in quel tragico periodo le famiglie avevano solidarietà l’una con le altre trovando conforto nella condivisione; basta pensare a quando si ritrovavano nei rifugi antiaerei e chi era riuscito a portare del cibo lo condivideva con gli altri (almeno questo è quello che mia madre che ha vissuto da adolescente quel periodo mi narra), questo vivere insieme le forti emozioni, faceva diminuire i livelli di paura o rabbia permettendo la sopravvivenza.
Il tempo speso per le riflessioni condivise è formazione a tutti gli effetti, anche se non certificata; ogni operatore sarà al contempo formatore e discente in questo percorso, aumentando così anche la propria autostima nel gruppo, favorendo relazioni efficaci a tutti i livelli.
Patrizia Marchetti - Infermiera
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