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Sicurezza informatica nell’era delle pandemie digitali

di Monica Vaccaretti

Il settore sanitario è sempre più spesso preso di mira dai criminali informatici che rubano soprattutto i dati sensibili dei pazienti, chiedendo riscatti ogni volta più ingenti per recuperarli e ristabilire l'accesso a sistemi sanitari cruciali, dopo averli violati. Sono i sistemi sanitari più fragili ad essere hackerati, sebbene l'ultimo grave caso abbia riguardato quelli francesi dove è stata interessata più della metà della popolazione. Queste gravi violazioni compromettono le informazioni sanitarie di milioni di persone in tutto il mondo. I crescenti attacchi segnalati da vari Paesi sono stati pertanto recentemente identificati dall'Oms come una seria minaccia globale per la salute pubblica.

Oms: migliorare la sicurezza informatica dei sistemi sanitari

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I rischi di cyber attacchi risultano particolarmente acuti nei paesi più poveri che dispongono di risorse insufficienti per proteggere i dati sanitari.

Con l'obiettivo di mettere in guardia governi, agenzie internazionali ed organizzazioni non governative sulla necessità di una maggiore sicurezza per tutelare i dati sanitari, l'Oms invita ad elaborare linee guida dettagliate, pratiche e chiare, come strumenti per prevenire ogni forma di frode e ricatto.

L'allarme è ripreso anche da The Lancet nell'articolo “La sicurezza informatica nell'era delle pandemie digitali: proteggere i dati dei pazienti nei paesi a basso e medio reddito” in cui gli autori, analizzando il problema emergente, invitano i sistemi sanitari globali a rafforzare le proprie difese informatiche ed esortano altresì i governi nazionali a collaborare con le principali aziende tecnologiche per migliorare la sicurezza delle loro infrastrutture e dei servizi cloud.

Da un rapporto Oms del 2016 risulta infatti che soltanto il 55% delle nazioni dispone di una legislazione per proteggere la privacy dei dati elettronici dei pazienti. Il rischio è pertanto aumentato per il vuoto normativo, combinato con la carenza di garanzie generali negli ospedali e di standard di gestione di tali informazioni.

Per rispondere a queste minacce in maniera efficace, gli autori suggeriscono che i governi dovrebbero urgentemente dare priorità all'aggiornamento dei propri approcci alla sicurezza informatica, con particolare riguardo a quella ospedaliera.

Lo studio “Cybersecurity in hospital: a systematic organizational perspective” (2018), pubblicato su J Med Internet Res, evidenzia che le sfide legate a tale miglioramento dipendono, oltre che dalle politiche istituzionali, anche dalle pressioni normative e dal gran numero di individui e dispositivi all'interno di un sistema sanitario.

La sicurezza passa quindi necessariamente anche attraverso il comportamento corretto dei lavoratori, che devono pertanto essere educati e formati adeguatamente. Occorre vigilare anche in considerazione del fatto che queste violazioni presentano sostanziali implicazioni economiche.

Si stima che il costo globale degli attacchi informatici agli ospedali sia pari a oltre 6 miliardi di dollari all'anno. Nel mercato clandestino dei dati sanitari un documento viene valutato sino a 250 dollari, molto di più del valore delle carte di credito rubate, la seconda merce più redditizia (5,40 dollari).

Il prezzo elevato delle cartelle cliniche dei pazienti è attribuito al potenziale uso improprio. Esse potrebbero essere usate per acquistare illegalmente prodotti farmaceutici e commettere frodi assicurative, spiegano gli autori.

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