Durante il convegno del 12 dicembre, promosso dal Collegio Infermieri di Salerno in sinergia con il Coordinamento interregionale Campania-Molise-Basilicata, la presidente degli infermieri italiani ha espresso un giudizio complessivo sulle competenze specialistiche e occupazione infermieristica.
SALERNO. "Gli infermieri italiani stanno facendo colloqui per andare in Inghilterra perché si sono aperte queste possibilità occupazionali e perché l’Inghilterra reputa la preparazione degli infermieri italiani eccellente per quelle che sono le necessità del servizio sanitario nazionale inglese". La presidente degli infermieri italiani, Barbara Mangiacavalli, ha spiegato - in un'intervista a Nurse24.it e al Corriere del Mezzogiorno - il motivo per cui circa 2.500 professionisti sono scappati nel Regno Unito. In Italia la mancanza di concorsi e assunzioni, l'assenza di prospettive e di contratti a tempo indeterminato spinge molti professionisti sul mercato estero.
Stando alle stime dell’Ipasvi si è registrato un incremento del 70% negli ultimi tre anni: infatti fino al 2012 chi decideva di trasferirsi oltremanica lo faceva più per scelta che per necessità. In Inghilterra il 40% della forza lavoro negli ospedali è costituita da infermieri e medici stranieri. "L’Inghilterra - ha continuato la presidente Barbara - da quando ha deciso di rilanciare il servizio sanitario nazionale inglese è partita dall’analisi dei bisogni della popolazione e l’analisi dei bisogni ha messo in evidenzia come occorrevano professionisti per prendere in carico la cronicità, le fragilità, le disabilità per gestire e prendere in carico tutto quello che è il post acuto fuori dall’ospedale e ha fatto la scelta di investire sugli infermieri."
Il sistema sanitario nazionale è sempre più in affanno considerando che oltre al blocco del turnover si aggiunge anche la completa applicazione della legge 161 del 2014 sulle disposizioni in materia di orario di lavoro del personale del SSN mettendo ancor più a rischio l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA). "In Italia noi non li stiamo assumendo non perché ne stiamo formando troppi, ma perché c’è una stasi occupazionale che riguarda tutto il paese e tutte le professioni con provvedimenti normativi che hanno vincolato il turnover per mantenere dei livelli di spesa sotto controllo e con provvedimenti normativi che hanno ampliato l’uscita dal servizio del mondo del lavoro. Noi abbiamo in Italia una situazione in cui abbiamo infermieri cosiddetti senior che sono in servizio e ci resteranno per un po’, i giovani che non entrano per questo blocco occupazionale e blocco del turnover e un dato che ormai è palese a tutti è che abbiamo un'età media dell’infermieri che sta aumentando di sei mesi ogni anno".
Al convegno IPASVI di Salerno del 12 dicembre, si è parlato anche di cambiamento visto nell’ottica di come riuscire a dare risposta ai bisogni sanitari in continua evoluzione in riferimento a tutte quelle patologie croniche, alla fragilità fisica e psichica, alle cure di lungo termine, alla continuità assistenziale e alla gestione professionalizzata dei molteplici casi di cura.
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