Non è attraverso un corso di gestione della tracheoaspirazione da parte di personale non professionista, che si risponde al bisogno di assistenza alla persona malata
. Così Fabrizio Moggia, presidente Aniarti, sulla questione del corso ecm che promette l’abilitazione alla tracheoaspirazione anche agli Oss.
Aniarti su abilitazione Oss tracheoaspirazione: Risposta non pertinente
Dopo la denuncia di Nurse24.it sul corso di abilitazione alla tracheoaspirazione per Oss, la replica del direttore scientifico dell’evento ecm in questione ed il commento del collegio Ipasvi di Taranto (ente di competenza dell’area in cui nasce il corso), in attesa di una risposta in merito da parte della Federazione nazionale Ipasvi, arriva la posizione dell’Associazione nazionale infermieri di area critica (Aniarti).
Per quello che è oggi il panorama italiano, che una manovra invasiva come la tracheoaspirazione sia eseguita da parte di personale non professionista non è realizzabile con un corso di formazione d’aula
. Quello di Fabrizio Moggia, presidente Aniarti, sembra non essere un veto assoluto su ciò che potrebbe profilarsi in uno scenario futuro, ma per quanto riguarda lo stato attuale delle cose, non vi sono dubbi: I tempi non sono maturi perché si possa dare un’apertura di questo tipo
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Anche perché – continua Moggia – è il professionista infermiere che tutti i giorni si occupa di stilare e aggiornare il contratto educativo attraverso il quale valuta le performance del caregiver che assiste un determinato paziente, in un determinato contesto e che valuta in itinere l’effettiva capacità d’azione del caregiver stesso
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La formazione alla manovra di tracheoaspirazione ai non professionisti viene fatta dagli infermieri da sempre - non solo da ora - e lo fanno specificatamente ad personam, nel contesto corretto, individuando e istruendo il caregiver più idoneo
Del resto è questo che dice la legge: l’Accordo Stato-Regioni 29 aprile 2010 n.49 sancisce, infatti, che la manovra salvavita della tracheobroncoaspirazione può avvenire anche ad opera di personale non sanitario, purché dietro prescrizione medica ed esclusivamente da soggetti a ciò specificatamente addestrati e formati, mediante una formazione ad hoc definita, certificata e periodicamente verificata ed aggiornata
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Ma la formazione di cui si parla è proprio quella a cui fa riferimento Moggia nel suo commento: una formazione teorico-pratica erogata dall’infermiere operante presso la struttura che ha in carico il paziente. Una formazione studiata e tarata per il singolo caso specifico nell’ambito di un’assistenza familiare fornita dal caregiver, ovvero coloro che poi realmente sono 24 ore, tutti i giorni dell’anno, accanto alla persona malata
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Resta chiaro che il monitoraggio sulla tecnica, ma soprattutto sulla condizione e sull’assistenza domiciliare, resta in carico all’infermiere unico responsabile del processo assistenziale - conclude -. La collaborazione con altre figure tecnico-professionali ovviamente fa parte della presa in carico, ma vanno ben delineate le linee di responsabilità
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