Il Collegio nazionale degli Infermieri prende posizione contro i provvedimenti decisi dall’Ordine dei medici di Bologna che ha sospeso i suoi iscritti per aver predisposto protocolli per l’attività di assistenza e cura svolta dal personale infermieristico del sistema 118.
ROMA. “Non è accettabile la decisione dell’Ordine dei medici di Bologna di sospendere, in seguito a procedimento disciplinare, i medici che alla fine dello scorso anno avevano predisposto e sottoscritto secondo le indicazioni delle aziende sanitarie, della Regione e dello Stato protocolli per l’attività di assistenza e cura svolta dagli infermieri del sistema 118”.
Il Comitato centrale della Federazione nazionale Ipasvi, prende posizione contro i provvedimenti disciplinari decisi dall’Ordine dei medici di Bologna che ha contestato ai suoi iscritti “la redazione di procedure e istruzioni operative” che attribuirebbero al personale infermieristico “compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo medico”.
“La decisione – prosegue la nota Ipasvi - non è accettabile nel merito, considerando anche, oltre le scelte programmatorie della Regione e delle aziende del tutto ignorate, che nel recente decreto legislativo di recepimento della direttiva europea sulle qualifiche professionali è chiaramente scritto ciò che in autonomia può fare l’infermiere in emergenza per quanto riguarda le manovre salvavita e l’eventuale somministrazione di farmaci: le competenze degli infermieri sono ormai ineludibili”.
“Non è accettabile nel metodo – aggiunge - perché la sospensione dei medici rappresenta un atteggiamento che non tutela i professionisti o i pazienti, ma fa esclusivamente da vetrina a coloro che tentano di tenere fermo un sistema non perché è appropriato ma perché è confacente alla loro idea di privilegi e prerogative”.
“Intervenga immediatamente il ministero della Salute – chiede con forza la Federazione degli infermieri - nella sua qualità di ministro vigilante per tutelare i professionisti coinvolti. Se l’obiettivo dei sistemi di emergenza-urgenza è di assicurare alla popolazione la migliore risposta possibile, la decisione dell’Ordine di Bologna la nega, mettendo a rischio la stessa salute dei pazienti: al medico spetta la diagnosi, ma il controllo delle funzioni vitali e gli interventi salvavita non possono essere esclusività dei medici, altrimenti il sistema non funzione mettendo a rischio molte vite umane”.
“E’ necessario fermare a tutti i costi questa spirale autolesionista – conclude la Federazione Ipasvi - che sta insinuandosi nella sanità pubblica al solo scopo di affermare primazie e domini che in realtà solo pochi ormai riconoscono come tali e che stanno impedendo al sistema una crescita tanto naturale, quanto indispensabile per migliorare prestazioni, servizi e anche la stessa spesa”.
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