Lo stent ureterale è un dispositivo morbido di silicone o materiale plastico che viene inserito nell'uretere, condotto che fa passare l'urina dai reni alla vescica urinaria, per mantenerlo pervio e consentire così un corretto deflusso di urina. Si tratta di un tubicino sottile e cavo, un tutore flessibile che scivola senza provocare dolore. Ne esistono di vari modelli; il più comunemente usato presenta le estremità arricciate così da restare in posizione evitando movimenti all'interno delle vie urinarie, senza risalire verso il rene o scendere verso la vescica. Con questa doppia terminazione a monte e a valle – una sezione ricurva a forma di J - lo stent viene definito a doppio J o autostatico (double J o double pigtail): un'estremità rimane nella pelvi renale e l'altra nella vescica.
Indicazioni allo stent ureterale
Lo stent ureterale è un sistema di drenaggio interno, non visibile dall'esterno, che permette di drenare l'urina dal rene direttamente in vescica. Il posizionamento può essere monolaterale e bilaterale. È lungo circa 26 cm e con una struttura metallica per evitare il collasso dell'uretere.
Diametro e spessore sono diversi per adattarsi alle dimensioni dell'uretere. Lo stent viene posizionato temporaneamente - per pochi giorni o qualche settimana - oppure restare in sede a permanenza per alcuni mesi o anni.
Lo stent a breve permanenza è applicato generalmente per effettuare procedure endourologiche allo scopo di proteggere gli ureteri da eventuali lesioni e facilitare il recupero funzionale post-operatorio. Evita fastidiose complicanze secondarie all'infiammazione dell'uretere o dei tessuti limitrofi. Viene inserito solitamente dopo un'operazione chirurgica per la rimozione dei calcoli (ureteroscopia) a scopi terapeutici e per evitare che il gonfiore successivo all'intervento blocchi il drenaggio dell'urina. È anche una misura temporanea per impedire il danno da stasi renale fino alla rimozione del calcolo.
Lo stent a lunga permanenza serve a mantenere aperto l'uretere se compresso da una massa tumorale. Viene utilizzato anche allo scopo di bypassare le ostruzioni delle vie urinarie o per consentire la guarigione della parete ureterale.
Lo stent ureterale indicato in caso di patologie urinarie frequenti come la calcolosi urinaria, tumori a carico dell'apparato urinario e stenosi ureterali, ossia restringimenti della via escretrice secondari ad infiammazione o compressione.
È indicato anche per processi neoplastici a carico di organi contigui, in grado di causare una compressione dell'uretere, e per malattie del retroperitoneo. Lo stent riduce il dolore dovuto a colica renale, permette il drenaggio in presenza di un'infezione, aiuta l'attività renale qualora i calcoli lo impediscano, dilata l'uretere.
Viene pertanto applicato in caso di ostruzione delle alte vie urinarie (calcoli a livello dei calici renali, fibrosi retroperitoneale, tumore che comprime gli ureteri). Può essere posizionato dopo un'anastomosi tra due parti dell'uretere (dopo lacerazione da trauma o dopo trapianto renale). È indicato anche a scopo profilattico per evitare complicanze in seguito a litotrissia extracorporea, una procedura ad ultrasuoni per rompere i calcoli, e per identificare l'uretere in corso di chirurgia delle vie urinarie.
Come avviene il posizionamento dello stent uretrale
Il posizionamento di uno stent ureterale, non sempre agevole, è una procedura endoscopica mininvasiva. Viene inserito nell'uretra, in regime ambulatoriale e in anestesia locale, sotto visione diretta sotto la guida di un citoscopio flessibile collegato allo stent.
Lo strumento urologico percorre l'uretra per via retrograda e mediante un filo guida lo stent raggiunge l'uretere. Al termine della procedura si verifica il corretto posizionamento e l'ancoraggio con un'imaging radiologico. Per favorire la diuresi e ridurre il rischio di infezione, viene raccomandato di bere molto e viene somministrata una profilassi antibiotica.
Effetti collaterali e complicanze correlate allo stent ureterale
La procedura è sicura ma fastidiosa. Se il dispositivo resta a permanenza per un lungo periodo, è opportuno sostituirlo periodicamente per evitare infezioni del tratto urinario. È opportuno usare stent dedicati per prevenire le calcificazioni del dispositivo che potrebbero rendere difficoltosa e dolorosa la sua rimozione, che avviene sempre per citoscopia con l'introduzione in vescica di un citoscopio dotato di pinza.
Generalmente non causa dolore, è ben tollerato. I modelli sono confortevoli e favoriscono una elevata compliance. Garantiscono una buona qualità di vita relazionale e non compromettono né l'attività sportiva né i rapporti sessuali che non risultano controindicati.
Gli effetti collaterali più comuni sono una minzione frequente con urgenza minzionale, pollachiuria, incontinenza. Può essere lamentato un lieve dolore lombare descritto come senso di peso che può essere anche vescicale o inguinale. Febbricola ed ematuria sono rare. La sintomatologia scompare alla rimozione dello stent.
Le complicanze più diffuse sono la dislocazione, l'infezione e l'ostruzione conseguente a cicatrizzazione. L'uso di stent eparinati ha ridotto significativamente il rischio di infezione e cicatrizzazione.
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