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Carcere, Opi: in 4 anni 500 aggressioni a Sollicciano-Prato

di Redazione

La situazione nelle carceri, non solo di Sollicciano a Firenze, ma anche della Dogaia di Prato, è sicuramente inaccettabile per i detenuti e gli agenti, ma non dimentichiamo che all'interno lavorano anche gli infermieri, costretti a operare in un ambiente malsano e pericoloso. Lo sottolinea Mariaflora Succu, infermiera iscritta all'Orine delle professioni infermieri di Firenze Pistoia e presidente della cooperativa Libera, capofila dell'Ati che gestisce il servizio infermieristico e di supporto nelle carceri di Firenze, Prato e Pistoia.

Opi a PD: inammissibile non averci menzionato in sopralluogo Firenze

Carcere di Sollicciano, dal 1983 il principale istituto di detenzione di Firenze

Le aggressioni si sono moltiplicate: negli ultimi 4 anni abbiamo ricevuto almeno 500 segnalazioni da parte di infermieri, prima quasi esclusivamente da Sollicciano, ma nell'ultimo anno anche da Prato. Le ultime proprio pochi giorni fa.

Lo dice pensando anche al sopralluogo organizzato dal Pd a Sollicciano pochi giorni fa, nell'ambito dell'iniziativa 'Bisogna aver visto'. E qui Succu si arrabbia con i parlamentari protagonisti della visita al penitenziario fiorentino, Debora Serracchiani e Federico Gianassi.

I dem, ricorda, hanno parlato di condizioni inaccettabili sia per i detenuti che per la polizia penitenziaria. Una descrizione che rappresenta la situazione reale, tuttavia è inammissibile non aver menzionato il personale sanitario e sociosanitario sia dell'Ati che dell'Asl, si lamenta.

Le carenze endemiche del personale di polizia penitenziaria, legate a un elevato turnover che ha caratterizzato gli ultimi anni, e le azioni portate avanti nel tempo per cercare di migliorare le condizioni dei detenuti hanno generato una sempre maggiore difficoltà di governo: i detenuti sono sempre meno gestibili e in questo contesto gli infermieri sono troppo spesso lasciati a loro stessi, aggiunge.

Secondo Succu il mantra per il personale sanitario che opera nelle carceri è sempre stato quello di lavorare in condizioni di sicurezza, quindi sempre in presenza del personale di polizia penitenziaria. Oggi purtroppo, al contrario, questo accade sempre di meno, anche per il timore che fermare l'attività possa dare origine a rivolte.

Gianassi e Serracchiani, commenta anche David Nucci, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia, hanno senza dubbio ragione. Ma non dimentichiamo che in quelle stesse carceri in cui si rilevano 'condizioni inaccettabili', ogni giorno si trovano anche infermieri e oss, costretti a lavorare in una situazione di pericolo, ma anche in ambiente malsano, con temperature estreme sia in estate che in inverno. Questo, insieme a un turnover altissimo, fa sì che ci siano sempre meno persone in grado di lavorare all'interno delle strutture penitenziarie: una situazione che a breve non sarà più sostenibile.

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