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Infermiere volontarie CRI: appellativo “da rivedere”

di Redazione

Distinguere il personale sanitario, indicando le corrette qualifiche, è fondamentale in un'ottica di chiarezza delle informazioni e di trasparenza nei confronti dei cittadini. Così il presidente dell'Ordine degli Infermieri di Grosseto, Nicola Draoli, precisando che la persona finita sotto processo per un fatto di cronaca trattato nella stampa locale, qualificata nel capo di imputazione formulato dalla Procura come “infermiera presso la Croce Rossa Italiana”, non è un'infermiera ma una volontaria.

Chiarezza sui ruoli: le infermiere volontarie non sono infermiere

crocerossine

È stato proposto di modificare la denominazione di infermiere volontarie adottando il termine di ausiliario sanitario militare Cri oppure operatore di supporto sanitario Cri.

Le volontarie della Cri possono seguire un corso che le definisce infermiere volontarie ma non sono infermiere ai sensi della normativa professionale - spiega il presidente Opi -. È importante chiarire bene i ruoli. Esse, infatti, non possono sostituire gli infermieri laureati in alcun contesto sanitario ordinario ma solo in situazioni emergenziali ed in assenza di personale qualificato disponibile, precisa sottolineando come da tempo la Fnopi sia impegnata in una campagna di informazione e di sensibilizzazione, anche nei confronti delle altre istituzioni, per evitare simili imprecisioni che possono generare disguidi.

Per evitare confusione e sovrapposizioni con la figura dell'infermiere laureato, è stato proposto di modificare la denominazione di infermiere volontarie adottando il termine di ausiliario sanitario militare Cri oppure operatore di supporto sanitario Cri, annuncia spiegando che tale proposta è stata avanzata anche durante un'audizione al Senato lo scorso 15 febbraio nel corso della presentazione di un disegno di legge sulla “Revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo infermiere volontarie della Croce Rossa”.

È auspicabile, per altro, che con la revisione di tale norma si preveda la possibilità di carriera e di inquadramento come infermieri laureati dentro i corpi volontari, inserendo la professione infermieristica tra le categorie del personale direttivo del Corpo militare volontario, prosegue Draoli.

Durante la presentazione del ddl il presidente nazionale della Cri, Rosario Valastro, ha annunciato che con l'apertura del Corpo Militare Volontario alle donne, nel rispetto della legge e delle pari opportunità, occorre trovare dei nuovi impieghi operativi per il Corpo delle infermiere volontarie.

Guardando al loro futuro, Valastro ha informato la Commissione del Senato che il Consiglio direttivo della CRI ha autorizzato, con una delibera dello scorso 6 dicembre, un progetto di convenzione con una università per creare insieme un corso di laurea in Scienze infermieristiche con specifiche in emergenze e conflitti.

Sarebbe inoltre stato già realizzato un protocollo con il Comando per la formazione, la specializzazione e la Dottrina dell'Esercito (Comfordot) che si è reso disponibile alla realizzazione da parte della Croce Rossa di lezioni di diritto internazionale umanitario in occasione anche delle visite di leva, che potrebbero essere svolte appunto dalle infermiere volontarie presso i comandi militari.

Entrambi i Corpi Ausiliari delle Forze Armate hanno pari dignità. Sono composti da uomini e donne che hanno affrontato qualsiasi sfida e timore e costruito il principio di umanità portando l'emblema della Croce Rossa in tempi in cui c'era solo un barlume di sanità militare, ha aggiunto omaggiando il lavoro dei volontari dei due Corpi e delineando il futuro dell'Associazione che, facendo tesoro del suo passato, deve necessariamente evolversi in formazione, organizzazione e necessità mantenendo il suo impegno ad essere presente sul territorio.

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