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Nullaosta Infermieri Lombardia: è necessario non generalizzare e valutare i pro e i contro

di Redazione

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A rispondere all'appello sono i Presidenti dei due collegi provinciali - Milano Monza Brianza e Pavia – citati nella missiva.

Gentilissimo Direttore,

approfittiamo della sua ospitalità per rispondere al Dr. Scotto di Vetta, che nell'articolo "La Lombardia provvedesse a sostituire gli infermieri in mobilità" offre la propria prospettiva riguardo una questione piuttosto complessa, quella delle mobilità interregionali. La problematica specifica cui fa riferimento il Dr. Di Vetta, il fatto cioè che alcune Aziende Lombarde neghino il nulla osta 'preventivo' ai propri dipendenti, impedendo la partecipazione ai bandi di mobilità ove pubblicati, deve essere necessariamente inquadrata in un contesto più complesso rispetto a quanto potrebbe apparire ad una prima lettura.

Premesso che le Aziende negli anni trascorsi hanno ottemperato a quanto previsto dall’art. 49, c.1 D.Lgs 150/2009 emanato dall’allora Ministro On. Brunetta, la prassi di non concedere né la mobilità ai propri dipendenti, né il sopracitato nulla osta preventivo, risultava essere uno stratagemma utilizzato dalle Aziende Lombarde per limitare gli effetti negativi delle norme di riferimento, che imponevano un turn over del 45% sulla media dei rapporti cessati nell'ultimo biennio - e ciò significava che per 10 infermieri cui veniva concessa la mobilità in uscita, vi era la possibilità di assumerne solo 4, con le conseguenze pratiche che si possono facilmente immaginare a livello organizzativo-gestionale e sotto il più ampio concetto di rischio di depauperamento professionale.

Oggi, paradossalmente in maniera opposta a quanto sottolineato dal Dr. di Vetta, le aziende lombarde si trovano ad affrontare la questione sotto un altro punto di vista; la Regione - stante le nuove indicazioni nazionali per il contenimento dei costi in Sanità con un vero definanziamento del sistema sanitario pubblico pari a 2miliardi e 300milioni per il 2015 con rilevanti ripercussioni sui LEA e sul Patto per la Salute stesso - ha definito dei confini invalicabili di spesa per il capitolo riservato al personale.

La scelta di concedere la mobilità ai dipendenti che ne hanno fatto richiesta, diventa a questo punto una “scelta obbligata", poiché significa ottenere la riduzione della voce di bilancio incriminata; tuttavia, vi é un rovescio della medaglia che non può essere ignorato. Dovendo di conseguenza, infatti, provvedere a piani di riorganizzazione interna causa la riduzione degli infermieri a disposizione, inevitabilmente si genera un abbassamento dei livelli di assistenza e di cura erogati, fino ad arrivare al taglio dei posti letto per la cittadinanza di riferimento (ne è un recente esempio quanto riportato sul quotidiano pavese).

É quindi verosimilmente corretto non tendere alla generalizzazione, ma valutare i pro e i contro di una scelta - non concedere il nulla osta preventivo per la partecipazione ai bandi di mobilità agli infermieri che, va ricordato, non é a carattere di obbligatorietà essendo secondo le ultime normative una prerogativa più aziendale la sua concessione - contestualizzandola alla situazione di riferimento. Tanto più che nell’analisi del contesto non può non essere considerato il delicato equilibrio tra le necessità di chi chiede di poter ottenere la mobilità e coloro che, in conseguenza di una riduzione di organico, si troverebbero ad operare in contesti gestionali - organizzativi compromessi; senza tralasciare le conseguenze, la letteratura di tutto il mondo ha evidenziato come una contrazione di personale infermieristico porti inevitabilmente all’aumento di mortalità, infezioni, cadute, ecc. con un peggioramento degli esiti per le persone Assistite.

Detto questo, quanto citato dal Dr. Di Vetta è, e deve, essere una soluzione a carattere solamente temporaneo, poiché il perdurare indiscriminato della stessa lede, cosi come sottolineato nell'intervento del Dr. Di Vetta, quel diritto 'morale' di poter svolgere l'attività professionale entro i propri confini famigliari. Infine, per dare una risposta all'appello citato nell'articolo, ciò che i Collegi Provinciali fanno, con il pieno supporto della Federazione Nazionale Collegi IPASVI, é un’attenta attività di monitoraggio e intervento Regionale sulla metodologia della stima del fabbisogno del personale e anche riguardo a queste criticità, cogliendo l'occasione ove possibile, ed in sinergia con gli altri attori coinvolti - Comitato Infermieri Dirigenti; Organizzazioni Sindacali - di proporre od intervenire a supporto di tutte le iniziative messe in campo per la tutela dei diritti elementari degli iscritti e nel comune interesse ma soprattutto nell’interesse dei cittadini determinati a ricevere un’assistenza di qualità.

Ringraziandola dello spazio concesso, e rimanendo a disposizione per più ampi confronti, le porgiamo i più cordiali saluti.

Dr. Michele Borri
Presidente Collegio IPASVI Pavia

Dr. Giovanni Muttillo
Presidente Collegio IPASVI Milano-Lodi-Monza e Brianza

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