Sono davvero tempi brutti per i dipendenti della pubblica amministrazione. Le condizioni di lavoro, già attualmente precarie, potrebbero ben presto peggiorare. Il documento del Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia sta circolando a pieno regime tra gli addetti ai lavori insieme alle varie bozze di riforma.
Alcune novità previste dalla bozza prevedono delle condizioni impensabili da attuare. Quella che spaventa maggiormente è la mobilità obbligatoria. Infatti, secondo la notizia diffusa dalle maggiori agenzie di stampa, la riforma prevede che i dipendenti pubblici potranno essere spostati senza assenso in un diverso posto di lavoro purché sia nell’arco di 100 chilometri. Inoltre viene specificato che entro 50 chilometri le diverse sedi sono considerate stessa unità produttiva mentre tra 50 e 100 chilometri devono esserci particolari esigenze organizzative e produttive.
Le domande che sorgono sono tante. Dietro a questa riforma c’è un'enfasi che non viene giustificata dalle condizioni previste e anticipate poiché andrebbero solo a peggiorare l’attuale condizione lavorativa. La mobilità forzata sarà uno strumento tremendo, facile da usare per far mobbing già spesso utilizzato dalle aziende private per far dimettere il dipendente e rischiare una causa di risarcimento di migliaia di euro.
Insomma un conto è accettare di lavorare a 30 km da casa, un conto è abitare a Milano ed essere costretti a lavorare a Brescia. Chi ormai da anni si è costruita una famiglia vicino al proprio luogo di lavoro come può da un momento all’altro vedersi spostare e dover macinare 100 chilometri per raggiungere il nuovo posto di lavoro assegnato e 100 km per ritornare presso la propria abitazione ogni giorno? Ma soprattutto chi si dovrà far carico delle spese di trasferta? Esisterà una maggiorata remunerazione in caso di mobilità obbligatoria?
Quante energie saranno spese per adattarsi nel minor tempo possibile alle nuove unità operative? Si parla tanto di competenze specialistiche, ma se davvero questa riforma si abbatterà anche sulle professioni sanitarie, che ne sarà dell’Infermiere nella pubblica amministrazione?
"La mobilità è necessaria per evitare esuberi e rispettare i lavoratori” avrebbe detto la Madia rassicurando i sindacati.
Proprio non va cara Madia! Difficile pensare di applicare questa riforma nella Sanità Pubblica. Sarebbe veramente un abuso di potere dello Stato nei confronti dei propri lavoratori vista e considerata la difficoltà di colpire la classe dirigente. Sta di fatto che queste “bozze” sono pensate e scritte da personaggi che non hanno mai lavorato mettendo in campo delle idee che servono solo a consolidare il potere di pochi e che spaventano. Molto.
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