Giordano Cotichelli, editorialista di Nurse24.it, vede l’uscita del suo terzo libro per i tipi di Franco Angeli: "La Grande Guerra e gli infermieri italiani ". Cotichelli da tempo collabora con il nostro quotidiano online ed i suoi lavori spesso sono legati sia all’attualità sia alla storia con il fine di fornire conoscenze ed argomenti utili per una professione che ha un impianto globale, inserita nella realtà delle società in cui opera. Giordano, come recita la quarta di copertina del suo libro, è un collega che ha un’esperienza pluridecennale di lavoro in corsia, quello che sociologicamente è connotato come infermiere generalista, per poi essere approdato all’assistenza sul territorio ed aver dato vita assieme ad altri due colleghi (Giuliana e Stefano) un ambulatorio infermieristico che neanche la pandemia di Covid-19 è riuscita a fermare. Il suo percorso formativo vede, oltre al consueto Master in coordinamento, una laurea in Servizio sociale ed un PhD in sociologia ed epidemiologia delle disuguaglianze nella salute, la cui tesi è stata la sua prima pubblicazione con Franco Angeli. Da tempo insegna nei CdL Infermieristica e nei Corsi OSS. Attualmente è tutor didattico presso il CdL di Infermieristica di Ancona.
Un nuovo libro, a distanza di poco più di un anno dall’ultimo, quello sulla storiografia infermieristica
Già, ma non deve stupire più di tanto. In genere quando si porta avanti una ricerca, a qualsiasi livello, spesso si accumula materiale utile per molteplici lavori.
Infatti mentre scrivevo il libro sulla storiografia infermieristica ho trovato molti riferimenti, diretti e non, alla Grande Guerra. Valutati al momento e messi da parte, li ho poi ripresi con più tranquillità una volta pubblicato il testo storiografico.
Perché hai scelto proprio la Grande Guerra come argomento da sviluppare?
Come detto avevo già trovato materiale di indagine interessante. Per Nurse24.it avevo anche scritto un pezzo su Edith Cavell .
Il libro nasce dalla voglia di capire come l’evento bellico possa aver rappresentato per la professione infermieristica, come per la storia dell’umanità, una cesura. Un tornante, drammatico ed importante allo stesso tempo, della storia.
Eric Hobsbawm parla proprio a partire dalla Grande guerra del concetto di secolo breve, evento quasi fondatore del ‘900 che pone fine a quel XIX secolo che ancora stentava a cedere il passo alla modernità.
Un cambiamento, come detto, che avverrà nella maniera più tragica, portando ad un tributo di vite di cui ancora non si conosce bene una totalità esatta che oscilla fra i 13 e i 17 milioni di morti.
Evento che ha rappresentato quindi anche per la professione infermieristica un momento di rottura, evidenziando il bisogno di una maggiore formazione e di una strutturazione migliore delle pratiche e delle figure assistenziali come rilevato nella quotidianità drammatica delle trincee, dei posti di medicazione avanzati, fino agli ospedali delle retrovie o a quelli di riserva, lontani dai teatri di guerra.
L’organizzazione della sanità militare già dall’età moderna aveva iniziato ad essere sollevata come questione da affrontare e strutturare. Con l’epoca napoleonica ha subito accelerazioni e riforme che però ancora non erano funzionali ai bisogni assistenziali sui campi di battaglia.
In questo Florence Nightingale in Crimea, Cristina Trivulzio di Belgioioso durante la Repubblica Romana o Dorotea Dix nella Guerra di Secessione, e tante altre, saranno le testimoni di un rinnovamento che non poteva più essere procrastinato.
A fronte delle importanti carenze ravvisate durante la Grande Guerra, molti paesi si attiveranno per dare vita ad una formazione infermieristica migliore e, fra questi l’Italia, con la prima legge sulle Scuole convitto del 1925.
Quindi un libro di ricostruzione storica del contributo degli infermieri durante la 1^ Guerra Mondiale?
La Grande Guerra rappresenta un contesto in cui risaltano varie figure assistenziali: dalle Infermiere Volontarie della CRI alle poche diplomate esistenti allora, dagli infermieri militari a donne e uomini che si ritrovano ad assolvere a funzioni assistenziali per tutta una serie di ragioni contingenti.
Un quadro finale composito che rivela come l’infermieristica, ed in questo gli infermieri, sia un indicatore utile di conoscenza di un contesto storico, di valutazione delle dinamiche sociali, di percezione degli stessi sentimenti umani di sofferenza, esaltazione, gioia o disperazione che, specie in grandi eventi, possono manifestarsi in maniera molto evidente, quando non esacerbata.
Com’è strutturato il libro?
La copertina del libro
I capitoli sono in tutto sei , funzionali a permettere meglio una lettura ed un’analisi dell’assistenza infermieristica nella Grande Guerra.
Il primo capitolo prende in considerazione il conflitto sul piano storiografico e funge da introduzione al contesto sociale, economico e politico del tempo. Si sofferma anche sull’eredità culturale lasciata dall’evento nell’immaginario collettivo, dai libri alle pellicole realizzate per raccontarlo già nell’immediatezza del primo dopoguerra fino ai giorni nostri.
Nel secondo capitolo si fa un’analisi della professione infermieristica agli albori della guerra, prendendo in considerazione la formazione garantita dalle scuole professionali del tempo e agli stessi regolamenti militari.
In particolare, il mondo dell’assistenza infermieristica in campo militare viene affrontato da un excursus storico nel terzo capitolo a partire dai valetudinari romani fino alle guerre del XIX secolo.
Passaggio utile ad introdurre meglio l’organizzazione della sanità militare durante il conflitto del 1914-1918 che viene presa in considerazione nel quarto capitolo , assieme a tutti gli avvenimenti che vedono protagonisti le infermiere e gli infermieri, non solo italiani, ora eroi e martiri, ora imboscati e renitenti, spesso semplici donne e uomini posti all’assolvimento di un compito più grande delle loro stesse umane fragilità.
Nel quinto capitolo viene analizzato il dopoguerra, fase di passaggio veicolata dalla pandemia di influenza “spagnola”, fino alla nascita delle Scuole convitto.
Alla fine, l’ultimo capitolo cerca di fare la sintesi di quanto esposto per dare forma e contenuto al concetto centrale dell’infermiere come indicatore sociale .
Dobbiamo aspettarci presto un altro lavoro?
Sto lavorando a diverse linee di ricerca da cui, probabilmente, usciranno altri lavori, anche se non nell’immediato, come è accaduto in questi ultimi due anni.
L’obiettivo generale è quello di ricostruire un’identità professionale e dottrinaria lungo lo scorrere del tempo, soffermandosi sui tratti comuni e sulle differenze, sui momenti di rottura – come appunto quelli rappresentati da una guerra – e quelli di continuità e crescita professionale. Si vedrà.
Un'ultima battuta?
Possono essere ricordate le parole riportate all’inizio del libro e dedicate a: chi vuole fuggire, a chi non può fuggire, e a chi deve fuggire da una guerra .
Di tremenda attualità, purtroppo. Grazie.
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