Recensire un libro non è mai un lavoro semplice. Quando poi si tratta del lavoro di un collega che da tempo collabora con la nostra rivista, merita un’attenzione in più, come nel caso di Giordano Cotichelli i cui editoriali ci accompagnano nella quotidianità dell’informazione infermieristica. Il testo si intitola: “Storiografia della professione infermieristica in Italia , (1945 – 2020). Un racconto a più voci” , edito per i tipi di FrancoAngeli. Un titolo impegnativo di cui chiediamo il significato all’autore, come prima domanda utile per conoscere più nel dettaglio il lavoro .
Qual è il significato del titolo del libro?
Il libro è un testo di storia dell’infermieristica , vista però da una prospettiva inedita, quella appunto della storiografia intesa nello specifico come studio di tutta quella mole di materiali (ricerche, studi, libri, articoli, etc.) prodotti attorno ad un argomento particolare e presi in considerazione lungo un percorso logico definito; quello proprio dello storiografo. Lo spunto per questo lavoro è nato dalla revisione del primo capitolo di un libro di storia generale , quasi un manuale, riguardante la professione, su cui sto lavorando da tempo. In questo caso, sul piano metodologico, è sempre richiesto allo storico di mostrare in primo luogo la mole di lavoro scientifico che, prima di lui, è stata prodotta su un dato argomento, mostrando così una narrazione fatta da tante testimonianze diverse . Un racconto a più voci .
Questo libro è dedicato a tutti coloro che non leggono la storia, ma la fanno, ogni giorno, per la salute di tutti, per il bene comune
Quindi, una sorta di revisione della letteratura?
In parte . Nella realtà, è una fotografia della rappresentazione nel tempo della professione , dove, secondo alcune autrici, come ad esempio Anne Jusseaume ed Ursula Serdarevich , viene evidenziata la stretta relazione fra storiografia e identità professionale . Questo significa che, in base al periodo storico attraversato, diverse sono state le percezioni del sé professionale costruite (o ricostruite) dalle varie ricerche storiche.
Questo significa che, a seconda di chi la scrive, cambia la storia infermieristica e quella in generale?
Un vecchio adagio recita che la storia è scritta dai vincitori, e per contro, nei periodi di transizione, molto spesso si può assistere ad una serie di lavori che mettono in discussione quanto già prodotto. Questo è legato in primo luogo alle fonti storiche disponibili e, in secondo luogo, al loro utilizzo, o meglio alla loro interpretazione in termini innovativi, o revisionistici. Un lavoro che non sempre viene fatto seguendo metodologie scientifiche ed onestà intellettuale, come nel caso, ad esempio, del revisionismo legato ai crimini nazisti, teso a sminuirne la portata o la stessa esistenza .
Quindi, anche la storia infermieristica è cambiata nel tempo?
Certo , ma è un fatto proprio di ogni lavoro scientifico, il quale resta valido finché nuove scoperte non ne mettono in discussione alcuni aspetti. La scienza è qualcosa di dinamico , in continua evoluzione, legata alle argomentazioni della ragione, al contrario sarebbe unicamente un dogma religioso (e molti la interpretano in tale maniera) legato unicamente alla fede. Per contro ne deriva però che la scienza non è neutrale . O meglio, non sono neutrali quasi mai gli stessi scienziati, specie rispetto ai dettami del potere dominante. E la scienza, proprio perché è sempre in divenire, si presta spesso all’uso strumentale degli stregoni e degli imbonitori da sempre al servizio del potere. Per quello che ci riguarda, nel passato la narrazione identitaria della professione era appiattita unicamente a legittimare una figura ancillare, fortemente legata alla dimensione di genere e al mondo religioso. I cambiamenti occorsi nel secolo XX, in termini di tutela della salute pubblica, hanno permesso però di disvelare le caratteristiche di un professionista molto lontane dalla narrazione storica del passato, evidenziando forzature e storture.
Chi non è abituato, interessato o invogliato alla lettura, per una volta, mi auguro che, grazie a questo libro, possa leggere qualcosa che lo riguarda direttamente
L’evoluzione del contesto socio-sanitario e di quello formativo , hanno poi permesso il formarsi di una classe intellettuale infermieristica che ha affrontato gli studi storici in maniera diversa , cercando di inserirli in una dimensione di contesto sociale, economico, professionale e rivendicativo allo stesso tempo. È per tale motivo che il libro prende in considerazione i lavori in relazione ai diversi periodi in cui sono stati prodotti , partendo dal secondo dopoguerra, fino ad oggi .
A partire dal 1945 i primi lavori riguardavano figure religiose, come San Camillo de Lellis o Dorotea Snell , e questo si lega al periodo in cui l’espressione più immediata – per la professione – è il testo del primo codice deontologico (1960) , composto di 11 articoli, declinati in senso paternalistico e prescrittivo, con forti riferimenti all’etica religiosa , all’interno di una figura totalmente subordinata al medico. In seguito , come già detto, con lo strutturarsi di un sistema sanitario universalista, il dispiegarsi di una formazione accademica tesa allo sviluppo della ricerca e della definizione globale della professione, è cresciuta una generazione di studiosi, infermieri e non solo , interpreti di una visione storica innovativa. In tal senso gli anni ’90 hanno visto svilupparsi i lavori importanti di Sironi, Dimonte, Ramacciati, Manzoni, e molti altri autori che hanno dato il via a successive ed importanti ricerche.
In che maniera però una storia infermieristica, ed ancor più uno studio di essa, può essere utile alla professione?
Ho già detto che la storia in generale serve a costruire una identità di riferimento . Non sempre però questo avviene in maniera positiva o inclusiva. Si pensi ad esempio alle scempiaggini scritte in tema di indipendentismo padano o di razza ariana, o di civiltà italica. Nel caso di riferimento, l’identità degli infermieri , così come declinata negli ultimi anni, si presenta sempre più debitrice degli insegnamenti della “Ecole des Annales” , degli storici francesi Braudel, Lefebvre, Bloch , in cui si prendono in considerazione gli avvenimenti umani in termini allargati, proiettati lungo una prospettiva cronologica ampia (l’histoire de longue durée), fuori da facili schemi evenemenziali, legati unicamente al personaggio o all’avvenimento, ma in un quadro di lettura ampio. Se l’intervento infermieristico prende in considerazione la globalità dei bisogni dell’individuo e della comunità, l’identità stessa degli infermieri non può che essere essa stessa globale , connessa ai cambiamenti sociali e politici, e interconnessa con le caratteristiche culturali dei contesti di vita in una lettura inclusiva, e non esclusiva, specie in una società, come quella italiana in cui si sta vivendo – meno peggio di quanto si potesse temere – un cambiamento epocale da una dimensione monoculturale ad un quadro di multiculturalismo diffuso.
Ed arriviamo al 2020
La data di chiusura del periodo storico considerato è scelta per due motivi . In primo luogo, è quella che corrisponde al bicentenario della nascita di Florence Nightingale che ha visto, la produzione di molti lavori storici interessanti. Inoltre, è la data di inizio della pandemia per la quale ho cercato di ricostruire, sempre in termini di identità professionale, un profilo di riferimento, che rappresenterà per gli studiosi futuri una ricca fonte di materiale.
Copertina del libro
Un capitolo all’interno del libro prende in considerazione questo specifico aspetto e reca il titolo: “2020: Chroniche di un anno” . In esso vengono analizzate tutte quelle fonti che hanno mostrato una narrazione estemporanea della drammaticità pandemica, che ha investito la società, in cui l’infermiere è stato riconosciuto ora come eroe, ora come untore . Un dato che parla molto della professione, della sua identità, e della sua rappresentazione sociale fra mitizzazioni, storture, stereotipi e pregiudizi, ma anche nella veridicità di una figura che da sempre rappresenta fedelmente un indicatore sociale del tempo considerato.
Una battuta finale che inviti alla lettura?
Questo libro è dedicato , come è scritto all’inizio: “A tutti coloro che non leggono la storia, ma la fanno, ogni giorno, per la salute di tutti, per il bene comune” . Ecco, chi non è abituato, interessato o invogliato alla lettura, per una volta, mi auguro che, grazie a questo libro, possa leggere qualcosa che lo riguarda direttamente, come infermiere , ma non solo, come professionista dell’assistenza e dell’aiuto , perché, come recita un vecchio adagio, la storia siamo noi .
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