Nessun pagamento del salario accessorio per trecento lavoratori del Policlinico Tor Vergata. Cgil, Cisl e Uil preparano la mobilitazione.
Mobilitazione per il personale del Policlinico Tor Vergata
Ieri i sindacati hanno incontrato la direzione del Policlinico Tor Vergata e una rappresentanza della Regione Lazio. Ma è stata una fumata nera, un nulla di fatto rispetto al pagamento del salario accessorio dei 300 lavoratori della Fondazione.
Produttività e qualità delle cure non si fanno con i fichi secchi
attaccano Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, rispettivamente segretari generali di Fp-Cgil Roma e Lazio, Cisl-Fp Lazio e Uil-Fpl Roma e Lazio. Le professionalità che rendono il Policlinico Tor Vergata un’eccellenza nazionale vanno retribuite. Ma i fondi restano inconsistenti e il continuo rinvio a soluzioni successive suona come una beffa intollerabile ai danni dei lavoratori – dicono -. Sono fuori budget i pagamenti delle indennità per i turni h24, per il lavoro notturno e festivo, per la pronta disponibilità. Non è previsto il pagamento del premio di produttività, se non con una decurtazione del 70% rispetto a quello finora percepito e sono sospese a tempo indeterminato le progressioni economiche, nonché gli incarichi professionali di coordinamento e posizione organizzativa. Ci sono lavoratori che per effetto di riorganizzazioni sono entrati in servizio al Ptv e che dopo dieci anni di carriera ferma al palo vedono addirittura il loro salario decurtato
rimarcano i tre segretari di categoria.
C’è poi il problema della differenza di trattamento economico tra il personale dell’Azienda Universitaria e quello della Fondazione Policlinico Tor Vergata. Infermieri, tecnici, fisioterapisti e altri professionisti sanitari – tuonano i sindacalisti - pur lavorando fianco a fianco con i colleghi universitari percepiscono un salario accessorio inferiore anche del 50%
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Ci mobiliteremo per pretendere una assunzione di responsabilità di tutti i livelli istituzionali
, concludono Di Cola, Chierchia e Bernardini. Siamo pronti anche a clamorose azioni di protesta: dobbiamo mettere la parola fine a questa aberrazione gestionale. E garantire retribuzioni, condizioni di lavoro e qualità dei servizi alle persone
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