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La regione Lazio continua a penalizzare gli Infermieri

di Redazione

Autonomia infermieristica

Il Nursing Up (Sindacato degli Infermieri Italiani) della Regione Lazio intende denunciare la superficialità con la quale la regione Lazio sta concretizzando la riforma della sanità laziale arrecando seri danni ai cittadini e al personale sanitario.

ROMA. La regione Lazio è impegnata da qualche tempo a rimodulare e a riorganizzare il Sistema Sanitario Regionale. Pubblichiamo di seguito una nota del sindacato Nursing UP che denuncia penalizzazioni evidenti per gli Infermieri.

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Il Nursing Up (Sindacato degli Infermieri Italiani) della Regione Lazio intende denunciare la superficialità con la quale la regione Lazio sta concretizzando la riforma della sanità laziale arrecando seri danni ai cittadini e al personale sanitario.

Premesso che noi infermieri del Lazio, quale componente importante della sanità regionale, siamo preoccupati prima come “cittadini informati sui fatti” su come si stanno perpetrando danni alla sanità pubblica, poi come professionisti ai quali questa politica impedisce di mettere in campo le competenze e il sapere scientifico – disciplinare proprio della nostra professione.

Il primo grave effetto di questa leggerezza governativa emerge dalla sentenza del TAR del Lazio che boccia la delibera regionale recante l’atto di indirizzo per l’adozione dell’atto di autonomia aziendale delle aziende sanitarie della regione Lazio nella parte che affidava a dirigenti delle professioni sanitarie la direzione dell’attività assistenziale.

Questo comporterà non solo un inopportuno ritardo circa il sano sviluppo sanitario della regione, ma impedirà alle aziende sanitarie di prevedere, nelle loro articolazioni, una separazione della linea clinica da quella assistenziale. Tutto ciò quando, de facto, essa è già in atto, da oltre un decennio e con un certo successo, in molte aziende sanitarie d’Italia, in virtù dell’autonomia delle professioni sanitarie sancita dalla legge 42/99 e della legge 251/2000 istitutiva della dirigenza delle professioni sanitarie (non mediche).

infermiere consulenteSiamo convinti che il Consiglio di Stato si esprimerà, per questo aspetto, diversamente dai giudici del TAR del Lazio.

L’aspetto preoccupante è invece la palesata inadeguatezza delle competenze dei politici regionali sulla materia concorsuale e su quella dell’attribuzione degli incarichi di direzione.

I giudici amministrativi hanno dichiarato l’illegittimità delle modalità con cui la regione Lazio avrebbe voluto attribuire gli incarichi di direzione alle professioni sanitarie. 

Il presidente Zingaretti nei suoi decreti, in veste di commissario ad acta, dichiara di voler utilizzare lo strumento concorsuale per l’accesso alla qualifica unica di dirigente delle professioni sanitarie (D.P.C.M. 25 GENNAIO 2008) per assegnare gli incarichi di direzione di strutture semplici o complesse, disciplinati da un’altra fonte normativa (D.lgs. 502/92).

Non possiamo dire con certezza se trattasi di superficialità o vera e propria incompetenza, ma certamente non è ammissibile che si verifichino situazioni di così grave portata senza che nessuno paghi le conseguenze.

Altra nota dolente ha come oggetto il Decreto del Commissario ad Acta 12 giugno 2015, n. U00247 “Trasferimento delle attività e del personale per effetto della riorganizzazione della rete ospedaliera a salvaguardia degli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Lazio (Decreto del Commissario ad Acta n. U00368/2014 e n. U00412/2014)”.

Nel provvedere alla ricollocazione del personale sopra indicato la regione Lazio omette di rispettare gli impegni presi in precedenza riferiti alla verifica della conformità delle dotazioni organiche, alla valutazione delle unità di personale in esubero/carenze presentata nei Piani Strategici Aziendali da ciascuna Azienda e, soprattutto, di definire un regolamento per la mobilità del personale con un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.

Nella regione Lazio ci sono situazioni in cui gli accorpamenti delle varie aziende sanitarie interessate avvengano in tempi dilazionati (ad esempio l’accorpamento ASL RM “E” e ex ACO San Filippo Neri previsto a gennaio 2015 e nel 2016 un ulteriore accorpamento con l’attuale ASL RM “A” ), per cui, in assenza di un assetto aziendale definito, è assurdo azzardare una qual si voglia ipotesi di calcolo del fabbisogno.

Cosa ancora più grave è l’omissione dell’impegno relativo alla definizione di un regolamento per la mobilità del personale con un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.

Chiediamo chiarezza e trasparenza circa le unità di personale sanitario e amministrativo operante all’interno delle aziende sanitarie del Lazio fornito, a seguito di gare d’appalto, da Cooperative e/o Agenzie Interinali.

La grave carenza di servizi sanitari, testimoniata dalle interminabili liste di attesa per accedere alle prestazioni, la grave crisi occupazionale che ormai colpisce il personale d’assistenza e l’insufficienza degli organici infermieristici, per non parlare dell’elevata età media del personale in questione, non lascia spazio più spazio alle antieconomiche e fumose esternalizzazioni.

L’alchimia amministrativo-contabile che sposta la spesa dal capitolo relativo al personale a quello dei beni e servizi, facendola raddoppiare, non convince più nessuno e sta assottigliando le risorse a disposizione. Evidentemente sta arricchendo qualcun’altro!

Intendiamo contestare alla politica della regione Lazio anche l’intenzione di considerare il personale infermieristico come personale legato all’unità operativa in cui presta servizio. Il personale infermieristico, stando alla normativa contrattuale e alle fonti legislative che lo riguardano e sono attualmente in vigore, non è “legato” alle specialità medico-chirurgiche.

 

L’eventualità che il personale infermieristico possa, sulla base degli atti fonte in vigore, essere considerato specialista è sconfessata anche dalla attuale discussione del comma 566 della legge di Stabilità dell’attuale Governo che tende, appunto, a proporre un’evoluzione professionale infermieristica orientata alle competenze avanzate e di tipo specialistico che oggi risulta essere assente. Per considerare specialista un infermiere occorre un riconoscimento giuridico-contrattuale e il conseguente, irrinunciabile riconoscimento economico!

Vogliamo mettere in guardia la regione Lazio che contrasteremo, anche attraverso forme di mobilitazione del personale infermieristico, scelte di politica sanitaria guidate esclusivamente dagli aspetti economici.

La Sanità Pubblica rappresenta una peculiare tipologia di Pubblica Amministrazione e scelte politico-gestionali orientate a offrire alla cittadinanza il “minimo assistenziale” (presenza minima di infermieri), come emerge dal Documento Regionale sui parametri di calcolo del fabbisogno, significa poter contare su un numero di infermieri che potrà garantire solo e soltanto una collaborazione al processo diagnostico-terapeutico priverà i cittadini/contribuenti della possibilità, da parte degli infermieri, di rilevare e soddisfare anche i più elementari bisogni della personaSe poi, come crediamo, si arriverà a scendere al di sotto del minimo assistenziale, non potrà più essere garantita neanche la collaborazione al processo diagnostico-terapeutico.

NURSING UP REGIONE LAZIO

(Il Sindacato degli Infermieri Italiani)

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