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editoriale

Infermieri: schiavi o protagonisti in Sanità?

di Rosario Scotto di Vetta

L'estrema dipendenza da infermieri ha reso importante l'oppressione e il controllo di quest’ultimi. Sono costantemente schiacciati dal lavoro, sottopagati e spesso vittime di bullismo, maltrattamenti, ingiurie e oppressione. Così come Martin Luther King iniziò il movimento per i diritti civili in America, allo stesso modo, gli infermieri devono unire le loro mani e iniziare un movimento per abolizione la schiavitù degli infermieri stessi.

Se sei un infermiere o conosci degli amici che lo sono, si sa che oggi gli infermieri sono parte integrante del sistema sanitario nazionale. Se paragoniamo l’assistenza sanitaria a un edificio di mattoni, gli infermieri sono la malta che tiene insieme i mattoni. Gli infermieri svolgono un ruolo fondamentale nel tenere insieme il sistema sanitario italiano in modo che continui a funzionare. Non ci sarebbero ospedali, case di cura, cliniche e altre strutture, se gli infermieri non fossero lì per fornire assistenza ventiquattro ore su ventiquattro. Non ci sarebbero gli hospice se gli infermieri non fossero lì a gestire una difficile realtà.

Forse è proprio questa estrema dipendenza da infermieri che ha reso importante l'oppressione e il controllo di quest’ultimi. Nei secoli passati la gente aveva paura di liberare gli schiavi perché era estremamente dipendente da quegli schiavi affinché la loro vita quotidiana trascorresse senza affanni, come mantenere in ordine la casa, badare i campi e così via. Forse è perché la gravidanza o l’allattamento sono principalmente capacità delle donne che ha portato per secoli la sottomissione di quest’ultime agli uomini. Anche con l'ingresso degli uomini in questa categoria, nella professione infermieristica continua a predominare il sesso femminile così come in medicina predomina la controparte maschile e quindi resta molto più potente, prestigiosa e desiderabile.

Qualunque sia la ragione, una cosa è ovvia: gli infermieri sono ancora trattati come schiavi in Sanità. Sono costantemente schiacciati dal lavoro, sottopagati e spesso vittime di bullismo, maltrattamenti, ingiurie e oppressione. Ci sono un sacco di audaci, intelligenti e forti infermieri lì fuori. Questi sono di solito quelli che salgono verso l'alto per diventare dirigenti o referenti infermieristici, presidenti o vice presidenti del Collegio IPASVI, coordinatori o infermieri esperti. Mentre c’è chi ancora preferisce farsi chiamare caposala anziché coordinatore, ma solo perché con il suffisso “capo” si identifica meglio il suo ruolo predominante e manageriale. Roba d’altri tempi.

Ma qui è il problema è che questi infermieri audaci, una volta che sono in una posizione di leadership, dovrebbero fare la scelta di sostenere il cambiamento, offrire migliori condizioni di lavoro nei diversi contesti clinici, assicurarsi della salute dei colleghi e garantire la felicità e serenità portando avanti loro istanze. Ma dopo tutto sono valutati dai superiori da come gestiscono la loro area di competenza con dei budget sempre più ristretti. È questo il motivo principale per cui viene assunto un dirigente infermiere. Ecco un perfetto esempio. Fu assunto un nuovo dirigente infermieristico molto promettente, intelligente, schietto, tenace ma soprattutto un vero difensore della salute dei pazienti, degli infermieri e del personale di supporto. Si aspettava il meglio, capì anche l'importanza di permettere ai suoi infermieri abbastanza tempo per prendersi cura dei pazienti.

Tutti pensarono: "finalmente abbiamo qualcuno che possa bilanciare il lato economico dell'azienda con quello umano. Finalmente abbiamo qualcuno che la mattina si alza per sostenere gli infermieri!". Purtroppo, la felicità fu di breve durata! In meno di due mesi il nuovo dirigente infermieristico o manager fu addestrato dalle "politiche aziendali e dalle loro aspettative". Non ascoltò più i problemi del personale e quindi di trovare le giuste soluzioni, iniziò solo a parlare delle sue aspettative incoraggiando il personale ad eseguirle a prescindere.

Che cosa è successo? Come ha fatto un forte, schietto, intelligente e, soprattutto, un difensore della salute dei pazienti e del personale a trasformarsi in una persona senza cuore, un indifferente supervisore? Da esseri umani, come obiettivo primario, prendiamo decisioni che ci permettono di  sopravvivere. I dirigenti infermieri devono fare costantemente scelte tra la propria sopravvivenza, cioè mantenere i loro posti di lavoro, e quelle di difendere i loro colleghi infermieri. Il novanta per cento delle volte, l'istinto di sopravvivenza prende il sopravvento e si finisce per opprimere la specie. Come risultato, gli infermieri restano schiavi, api operaie. Nessun che possa difendere o strappare un infermiere dal bournout. Nessuna meraviglia se gli infermieri continuano a subire pressioni consistenti dal proprio datore di lavoro.

Vi è la necessità di imporre un'importante epoca di cambiamento e dovranno essere gli infermieri stessi a chiedere questo cambiamento per difendersi. Storicamente, ogni grande cambiamento culturale e civile è sempre stato avviato dalle persone più colpite. Prendete per esempio il movimento per i diritti civili in America. Se Martin Luther King non avesse cominciato il movimento per concedere qualche diritto agli africani in America, forse le persone di colore sarebbero ancora trattate in mal modo.

Allo stesso modo, gli infermieri devono unire le loro mani e iniziare un movimento per abolizione la schiavitù degli infermieri stessi. Mano nella mano, bisogna marciare verso un unico obiettivo rivendicando il diritto di essere i veri protagonisti nel sistema sanitario nazionale. Bisogna cedere ai propri bisogni di sopravvivenza e far sentire una voce forte e chiara in tutto il mondo.

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