Richiesta della Federazione Ipasvi su cui concorda il ministero della Salute a Interni e Difesa per avviare un tavolo tecnico per risolvere differenze e sperequazioni tra gli oltre 280mila professionisti dipendenti del Servizio sanitario nazionale e i circa 1500-2000 con le stellette.
ROMA. Dopo il caso sollevato da Nurse24.it sulla "questione" degli Infermieri Militari ora interviene anche la Federazione dei Collegi Ipasvi con una nota della presidentessa Barbara Mangiacavalli. Vediamo cosa dice.
Il comunicato dell'Ipasvi
Infermieri militari e della Polizia di Stato: è ora di voltare pagina. La Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi ha inviato al ministero Salute la richiesta ufficiale di costituire un tavolo tecnico con i dicasteri Difesa e Interni per risolvere differenze e sperequazioni tra gli oltre 280mila professionisti dipendenti del Servizio sanitario nazionale e i circa 1500-2000 con le stellette.
Prima della pausa estiva, il ministero della Salute ha concordato con la Federazione di trasmettere la richiesta alle direzioni generali competenti degli altri dicasteri: l’attivazione del tavolo tecnico assume, ora, un profilo di maggiore urgenza, viste le numerose ipotesi di convenzione tra infermieri militari e Regioni, perché questi collaborino con le strutture del Ssn e si integrino in caso di necessità.
Ultima proposta in questo senso, quella, vicina alla conclusione, tra lo stesso ministero della Difesa, Roberta Pinotti e il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini: una prova di integrazione tra medici e infermieri militari e strutture del Ssn che, se funzionerà, sarebbe intenzione di ministero e Regione mantenere a regime. Idea che tuttavia rischia di perdersi sulla stessa strada percorsa dagli accordi “dual use” dell’agosto 2013 tra Marina militare e Asl 5 di La Spezia, falliti perché gli infermieri militari non essendo tutti iscritti ai Collegi come prescrive la legge non possono operare al di fuori delle strutture militari.
Attualmente, sottolinea l’Ipasvi, gli infermieri delle Forze armate e quelli della Polizia sono penalizzati sia rispetto al valore del loro titolo di laurea che nelle amministrazioni attuali di appartenenza non consente progressioni di carriera come quelle dei colleghi del Ssn (né come quelle dei medici militari), sia per quanto riguarda diritti e dei doveri, tra cui non ultimo quello dell'aggiornamento continuo, che derivano dall'iscrizione, prevista per legge, per l'esercizio della professione, all'albo nazionale.
L’Ipasvi fa notare che “relativamente all’iscrizione all’albo professionale e allo specifico ambito professionale dell’infermiere, appare evidente la mancata applicazione” delle disposizioni previste da ultimo dalla legge 43/2006. Ma non solo: la mancata iscrizione fa venir meno uno dei requisiti previsti per legge per esercitare l’attività infermieristica tout court
Così la situazione attuale si rischia anche “di configurare l’attività di questi infermieri nel momento in cui dovesse essere svolta al di fuori delle amministrazioni militari di appartenenza – spiega la presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli – a favore della popolazione civile, quale esercizio abusivo della professione. Una rischio che professionisti che hanno seguito lo stesso iter formativo dei loro colleghi del Ssn e che dimostrano lo stesso valore professionale sul campo, non devono correre. E’ per questo che la Federazione si è attivata per la tutela dei loro diritti e della loro professionalità. Ed è per questo che chiediamo un confronto immediato sia tecnico che politico, prima che a metà ottobre l’avvio dell’iter della legge di stabilità paralizzi l’attività parlamentare e del Governo, con Salute, Difesa e Interni”.
“In questo senso e per sottolineare l’importanza e la delicatezza del problema – conclude Mangiacavalli – la Federazione Ipasvi sta predisponendo per la prossima primavera una giornata di studio da dedicare agli infermieri ‘con le stellette’, perché si possano confrontare le realtà professionali e occupazionali dei professionisti e perché possa essere definita per la prima volta una strada comune da percorrere a fianco dei colleghi dipendenti del Ssn”.
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