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Infermieri e social-media, un corso di formazione a Bergamo per fare chiarezza

di Redazione

BarbaraMangiacavalli

L'iniziativa è dell'Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “L’uso dei social-media e attività sanitaria: luci ed ombre”. Tre le parole chiave per prevenire l'uso scorretto: consapevolezza (dei rischi), conoscenza (delle opportunità) competenza (nell’uso dei dei nuovi mezzi sociali).

BERGAMO. Non usare questi strumenti di comunicazione significherebbe perdere molte opportunità. Questo è molto chiaro agli infermieri, così come lo è la consapevolezza dei rischi derivanti da un uso inappropriato dei social-media e della necessità di formazione e di confronto intra e inter-professionale.

E’ proprio in questa direzione che si sono mossi i professionisti dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo con il Corso di formazione di giovedì scorso dal titolo “L’uso dei social media e attività sanitaria: luci ed ombre” in cui si sono avvicendati professionisti diversi, - Marina Vanzetta, infermiera componente della Redazione de L’infermiere online – Federazione Nazionale Collegi Ipasvi, Nives Rasoli, avvocato, responsabile dell’Unità Legale interno e audit, Matteo Marchesi, medico legale – AO Papa Giovanni XXIII, Marieva Favoino, responsabile della Struttura Comunicazione del Comune di Desio ed esperta di social-media - per dibattere e confrontarsi su questo tema.

L’iniziativa, fortemente voluta dalla Dr.ssa Monica Casati e dalla Dr.ssa Simonetta Cesa della Direzione Professioni Sanitarie e dalla Dr.ssa Laura Chiappa, Direttore Sanitario dell’ospedale bergamasco, ha avuto lo scopo di approfondire la conoscenza dei social-media tra gli operatori sanitari rispetto a natura, obiettivi, modalità di interazione e caratteristiche e trasmettere agli stessi maggiore consapevolezza sull’impatto che le loro interazioni online possono avere su loro stessi, sulle persone assistite, sulla reputazione dell’azienda e sull’immagine della professione.

Di fatto, come è emerso dalla discussione e dal confronto tra relatori e professionisti presenti in sala, solo consapevolezza (dei rischi), conoscenza (delle opportunità) competenza (nell’uso dei SM), insieme a chiarezza di intenti e sinergia tra organizzazioni, organismi professionali, università e professionisti possono garantire lo sfruttamento pieno delle grandi potenzialità di questi strumenti e la prevenzione dell’uso scorretto oltre che il controllo dei rischi a questo correlati.

Forte la necessità, delineata dai relatori, che istituzioni e professionisti definiscano e implementino politiche chiare di regolamentazione e gestione dei social media sia nel contesto organizzativo che in quello formativo. Tre i punti chiave che devono guidarne lo sviluppo – hanno continuato i relatori – l’approccio che deve essere proattivo, l’atteggiamento nei confronti di questi strumenti di comunicazione che non deve essere restrittivo, la declinazione dell’appropriatezza d’uso per garantire standard professionali anche online.

E su questo gli infermieri, ancora una volta, hanno già messo in campo competenza, sensibilità e responsabilità caratterizzando il loro corretto posizionamento nei social-media con la definizione di un Position Statement nel dicembre del 2013.

I rapporti con gli assistiti, con gli altri professionisti e con l’organizzazione sono gli ambiti su cui si incardina il documento che declina gli elementi fondanti il rispetto della privacy e la riservatezza online dell’assistito, il mantenimento dei confini e degli standard professionali online, la tutela del decoro e della dignità propria e dei colleghi per evitare comportamenti contrari alla deontologia, il mantenimento online di un comportamento corretto nei confronti dell’organizzazione.

E’ chiaro e inequivocabile il messaggio che passa attraverso questo documento: i social-media devono essere usati, le loro potenzialità sono innegabili, ma è necessario conoscerli bene e avere regole deontologiche chiare e condivise che ne orientano e regolamentano l’uso. E gli infermieri le hanno.

Su questo argomento, sempre la scorsa settimana, si è espressa anche la presidente Ipasvi, Barbara Mangiacavalli: “Nel documento messo a punto dalla Federazione nel 2013 – ha ricordato– le regole per la nostra professione sono ben chiare e vanno rispettate: le potenzialità di comunicazione dei social-media sono molto elevate e, di conseguenza, richiedono una maggiore responsabilità nel loro utilizzo. Per sfruttare al meglio i social-media, occorre conoscerli bene ed essere consapevoli dei possibili rischi di un loro uso improprio: violazione della privacy di pazienti o colleghi, inappropriata condivisione e diffusione di informazioni sensibili, violazione dei confini professionali, violazione della riservatezza di informazioni sanitarie, compromissione dell’immagine dell’infermiere, dell’organizzazione a cui appartiene o del sistema sanitario. Un uso improprio dei social-media in sanità – aggiunge - si può riflettere lungo tutti i livelli del rapporto tra l’assistito e il sistema sanitario: il rapporto paziente/cittadino, il rapporto tra professionisti e tra questi e l’organizzazione. La professionalità va tutelata anche online: la fiducia dell’assistito nei confronti dell’infermiere e l’immagine della professione infermieristica sono condizionate dalla professionalità espressa dal professionista e percepita dagli assistiti, anche attraverso la comunicazione”.

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