RAVENNA. "Il ruolo fondamentale dell’Infermiere nell’organizzazione di una Rete Assistenziale per il Piede Diabetico”, è il titolo-tema della relazione presentata dalla collega e collaboratrice di Nurse24.it, Klarida Hoxha, al convegno nazionale sull'argomento svoltosi nei giorni scorsi a Cotignola (RA) presso l’Aula Magna del “Maria Cecilia Hospital”.
Hoxha, in qualità di Responsabile Infermieristico del Centro Cura Ferite Difficili del Centro Iperbarico di Ravenna (diretto dal DS Pasquale Longobardi), si è soffermata sul ruolo chiave della nostra professione nell’ambito di un approccio multifocale a quello che gli americani definiscono Assestment Diabetic Foot Care.
Da pochi anni in Italia si è iniziato ad analizzare più dettagliatamente il problema e i bisogni assistenziali di chi è affetto da tale patologia (altamente invalidante), grazie all’impegno dell’Associazione Italiana Ulcere Cutanee (AIUC) e all’apporto fattivo dei colleghi esperti di vulnologia.
I Livelli di Assistenza del Sistema Sanitario Nazionale prevedono tre gradi di intervento:
- generico > medici di medicina generale, assistenza domiciliare (I livello);
- intermedio > medicina specialistica territoriale (II livello);
- specifico > alta specialità ospedaliera (III livello).
In tutti e tre i casi il ruolo dell’Infermiere è primario, anche se spesso sottovalutato.
Un piede diabetico va affrontato da diversi punti di vista e analizzato da esperti che vanno dal chirurgo vascolare al radiologo, dal chirurgo ortopedico all’infermiere esperto, dal chirurgo plastico al podologo, dal medico infettivologo al medico di base, passando attraverso figure professionali sanitarie intermedie che non vanno trascurate. Infatti, ogni minimo dettaglio può essere utile per individuare il problema, stadiare le lesioni e partire prontamente con interventi mirati e certi, implementabili e rivalutabili.
La Hoxha, di origini albanesi, ma italiana di adozione e di formazione infermieristica, è tra i maggiori esperti nazionali di vulnologia.
Nel suo “piccolo”, grazie alla ricerca e alla formazione costante, sta portando a termine importanti risultati dal punto di vista preventivo, educativo e assistenziale.
In un Centro di Cura delle Ferite Difficili l’approccio assistenziale con il paziente prevede la registrazione costante e periodica dei parametri e la compilazione della scheda infermieristica: non vanno dimenticati l’Indice di Winsor (l’Ankle Brachial Index o più semplicemente ABI, recentemente rivalutato), la ptcO2 o Ossimetria Transcutanea (che ci dà valori sul grado ischemico tissutale periferico), la Laser Doppler Flussimetria (che tra l’altro rileva dati sullo stato neuro-vascolare e sulla sintesi di monossido di azoto, utile per la riparazione dei tessuti), il Monofilamento di Semmens - Weinstein (per predire la comparsa di ulcerazioni). Tutte pratiche diagnostiche che possono essere svolte da un infermiere appositamente preparato e formato nel lavoro di "team multidisciplinare", come previsto dall’America Diabetes Association (ADA).
“La prevenzione nella cura del diabete deve avere un approccio multidisciplinare - ha spiegato Hoxha - solo così si potranno ridurre i tassi di amputazione, il maggior pericolo a cui è sottoposto un paziente, prevenire le complicanze della patologia e abbattere i costi a carico dei privati e del Sistema Sanitario italiano. Tra le complicanze principale del diabete ricordiamo le angiopatie, le neuropatie, ma anche il pericolo trauma e le ulcere che, se abbinate ad infezioni portano nel 50% dei casi in Emilia Romagna all’amputazione dell’arto inferiore. Per questo occorre gestire il paziente diabetico valutando esattamente le problematiche vascolari che portano all’ischemia tissulare periferica e le co-morbilità; far capire al nostro assistito l’importanza del plantare per lo scarico della pressione e il controllo periodico e costante delle infezioni, con rimozione del tessuto necrotico”.
Un Infermiere può fare la differenza nell’urgenza?
A questa domanda ha risposto egregiamente la nostra Hoxha, ricordando che il ruolo dell’infermiere è fondamentale per valutare la presenza di cellulite superficiale e/o suppurativa, di fascite necrotizzante (muscolo-osseo-tendinea) e di gangrena.
Il ruolo educativo e formativo della nostra professione può essere molto utile e fare la differenza!
Il paziente (e il care-giver) va guidato per mano facendogli capire che sono fondamentali: il controllo glicemico, l’ispezione dei piedi, la pulizia e l’idratazione, la gestione dei calli e delle unghie. Inoltre, il paziente e/o il care-giver devono essere in grado di individuare aree traumatiche e zone termiche tissutali, di evitare l’affaticamento del circuito circolatorio venoso/arterioso. E non è tutto, l’assistito deve ricordarsi di svolgere periodici esercizi fisici e rivalutazioni medico-specialistiche e infermieristico-specialistiche costanti.
"L’Infermiere esperto di lesioni da piede diabetico deve occuparsi - ha concluso Hoxha - di prevenzione, di diagnosi e cura, di trattamento e di educazione terapeutica. Mai improvvisarsi esperti, perché faremmo più danni che mai!”.
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