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L'intervista

Rigon: Gli infermieri siano dei metronomi

di Leila Ben Salah

I 430 mila infermieri sono come il metronomo, devono trovare l’armonia per andare tutti nella stessa direzione, con l’unico obiettivo di prendersi cura e aver cura della persona che esprime bisogni di salute. Alla fine scandiremo tutti lo stesso tempo, non perché siamo dei soldatini, ma perché insieme suoneremo una musica armoniosa. A parlare è Luisa Anna Rigon, infermiera e formatrice, presidente della società Formazione in Agorà, scuola di formazione alla salute di Padova.

Formare infermieri per un futuro armonico della professione

Servono una vision e una mission condivisa, Luisa Anna Rigon ne è consapevolmente convinta. Chi è come me dentro la professione da 40 anni – dice – sa i passi storici che sono stati compiuti, ha visto la crescita della professione infermieristica ed è stata una crescita vertiginosa.

In questo senso la nomina di Vianella Agostinelli alla direzione delle professioni sanitarie di Modena segna sicuramente il passo. Io mi auguro che anche altre realtà italiane prendano spunto da questo cambio di strategia – dice Rigon -. Giovanni Falcone diceva che le idee camminano sulle gambe delle persone. Se ci sono persone in grado di riempire di contenuto le idee, allora queste andranno avanti altrimenti sono destinate a fermarsi.

Florence Nightingale

Oggi in Italia - prosegue Rigon - l’infermieristica come scienza del prendersi cura ha l’opportunità di esprimere con forza, autorevolezza, conoscenza e competenza, linee politiche e strategie dirigenziali della salute in collaborazione con tutti i dirigenti professionisti, ma, in quest’ottica innovativa e di ampio respiro, sono necessari dei leader infermieri in grado di incardinare il ruolo di direttori, di essere guide illuminate, in grado di assumersi la responsabilità di governare, dirigere i processi con metodo, mettendo in campo le capacità di negoziazione, di proporre una visione condivisa, di promuovere una cultura professionale sana, distintiva, valoriale.

Ma cosa serve agli infermieri del futuro? A livello formativo legislativamente parlando abbiamo quasi tutto – dice fermamente convinta Rigon -, adesso serve una convinzione profonda, chiara e condivisa per rendere possibile un agire comune. Gli infermieri, ma non solo noi, tutte le professioni sanitarie devono fare team e credere nel team, ognuno con consapevolezza del proprio ruolo, responsabilità, autonomia, collaborando in integrazione sinergica.

Ormai gli acuti sono sempre di meno – continua Rigon -. L’ultimo rapporto sulle politiche della cronicità (Osservatorio Nazionale, 2017) lo mette in risalto: quattro persone su dieci in Italia sono malate croniche. E questa è una realtà da prendere in seria considerazione. Ci vuole un’assistenza adeguata attorno a queste persone, non possiamo pensare che se ne possa occupare o solo l’infermiere o solo il medico o solo il fisioterapista. Serve un team davvero professionale e tutti i professionisti vanno messi insieme al servizio della persona che ha problemi di continuità assistenziale. Non ci rendiamo conto che una persona malata cronica presenta un problema di salute per 1440 minuti al giorno, per 365 giorni all’anno.

Persona, appunto, non paziente. Perché le persone non vogliono essere identificate con la propria malattia.

Non parlo mai di pazienti - conclude Rigon –. La persona non è un diabetico, un dialitico …, ma semplicemente una persona con il diabete o una persona con insufficienza renale

E spesso l’infermiere è quella figura più in grado di cogliere questa sottile-enorme differenza.

Giornalista
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