Intorno alla definizione dei comparti ruota infatti non solo la distribuzione delle risorse ma anche la rappresentatività sindacale. Con una legge di stabilità che non ha ancora finito il suo iter ma con una chiara volontà del governo di non implementare risorse aggiuntive rispetto a quelle prospettate nel suo DDL, cioè circa dieci euro pro capite. E a far da cornice a tutto c’è la sentenza della corte costituzionale che intima il rinnovo dei contratti con decorrenza luglio 2015; cioè in piena vigenza del triennio 2013-2015.
ROMA. Domani – in sede Aran - andrà in onda l’ennesimo tentativo di chiudere una vicenda che è aperta da troppo tempo ma che proprio perché non ci sono sostanziali novità rispetto al passato difficilmente potrà rivelarsi come risolutivo. I problemi sul tappeto sono enormi. Gli interessi anche.
Intorno alla definizione dei comparti ruota infatti non solo la distribuzione delle risorse ma anche la rappresentatività sindacale. Con una legge di stabilità che non ha ancora finito il suo iter ma con una chiara volontà del governo di non implementare risorse aggiuntive rispetto a quelle prospettate nel suo DDL, cioè circa dieci euro pro capite. E a far da cornice a tutto c’è la sentenza della corte costituzionale che intima il rinnovo dei contratti con decorrenza luglio 2015; cioè in piena vigenza del triennio 2013-2015.
Su questo argomento - nel corso di una riunione con i quadri della confederazione - è intervenuto oggi, Adamo Bonazzi, segretario generale USAE:
“Il quadro che ci verrà prospettato domani è ancora incerto e difficilmente si sbloccherà la situazione, la legge di stabilità può riservarci delle sorprese ma quello che è certo è che le risorse sono estremamente limitate. Per la definizione dei comparti servono certezze ma, al momento, non ce ne sono. Ci preoccupano però i colpi di mano. Evidentemente non c’è effettiva volontà di risolvere i problemi e si gioca solo a chiudere le porte in faccia a qualcuno. Abbiamo visto l’emendamento Dell’Aringa (27.188) e - oltre a comprendere da chi può essere stato suggerito - abbiamo capiamo bene a che cosa mira, e cioè a ribaltare la specificità del comparto sanità per consentire l’accorpamento del comparto ad altri settori della pubblica amministrazione e questo non ci piace per nulla. Noi abbiamo proposto una soluzione, che è stata raccolta in un emendamento (27.16.), che consentirebbe chiudere il triennio 2013-2015 con le risorse messe a disposizione dal Governo. Ma la nostra proposta è stata raccolta solo dalla minoranza parlamentare e snobbata dalla maggioranza, quindi difficilmente sarà recepita. Eppure avrebbe risolto tutti i problemi sia al Governo che alle Organizzazioni sindacali.”
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