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Diagnosi Infermieristiche: importante è usare lo stesso linguaggio

di Elvira La Montagna

La pianificazione assistenziale permette di affrontare in modo coerente e sistematico i problemi della persona e accompagna il professionista nell’assunzione di decisioni per il raggiungimento di specifici obiettivi, in un’ottica di presa in carico personalizzata.

Cosa sono le Diagnosi Infermieristiche

infermiere

Non è quindi solo vantaggiosa per l’infermiere, permettendogli di lavorare in sicurezza e rispettare gli standard, ma anche per la persona assistita, che in tal modo è garantita circa il coinvolgimento, la qualità e la continuità nelle cure.

L’utilizzo di una tassonomia universale permette di definire la specifica competenza professionale, fare riferimento a un determinato problema, eliminare ambiguità, condurre ricerche: ad oggi quella più utilizzata nel mondo è la North american nursing diagnosis association (NANDA).

Per diagnosi infermieristica, la NANDA intende un giudizio clinico sulle risposte date dall'individuo, dalla famiglia o dalla società ai problemi di salute e ai processi vitali, reali o potenziali. Le diagnosi infermieristiche costituiscono la base su cui selezionare gli interventi per raggiungere gli obiettivi di assistenza stabiliti, infatti costituiscono la seconda fase del processo infermieristico.

Perchè utilizzare una diagnosi infermieristica se esiste già una diagnosi medica?

Le Diagnosi Infermieristiche (Di) permettono di descrivere il problema dell’assistito in maniera più completa (Carpenito, 2006) e costituiscono la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici volti a raggiungere dei risultati di cui l’infermiere è responsabile, dando autonomia e responsabilità all'infermiere stesso.

La diagnosi infermieristica esprime il giudizio professionale sulle condizioni del paziente, sulle sue risposte ai trattamenti ricevuti e sulle necessità di assistenza infermieristica. E’ tappa fondamentale per procedere al piano di assistenza perchè muove tutto il processo assistenziale.

Tutto ciò che viene raccolto dall’osservazione, dal colloquio, dall’esame fisico, dalla visione della documentazione clinica, deve essere organizzato ed interpretato per identificare la capacità del paziente di far fronte ai bisogni di salute. Identificare i bisogni che il paziente esprime nel tentativo di adattarsi agli effetti della malattia vuol dire “considerare” quale tipo di assistenza è necessaria per accrescere e sviluppare il più possibile le sue abilità per superare lo stato negativo della malattia.

Fare diagnosi infermieristica vuol dire descrivere le risposte, i segni, i sintomi che indicano un effettivo o potenziale (rischio) problema di salute e identificare le cure più appropriate per risolverlo. La formulazione della diagnosi infermieristica è il logico ampliamento della raccolta dati relativi all’accertamento che consiste nell'interpretazione dei dati raccolti, nell'individuazione del problema, nella formulazione degli obiettivi e nella scelta degli interventi per raggiungerli.

Da qualche anno, in Italia e in altri Paesi, alcune realtà operative hanno avviato percorsi di sperimentazione della tassonomia nella pratica quotidiana.

L’Azienda Santa Maria Nuova di Reggio-Emilia, grazie al progetto Iside (Analisi del processo assistenziale delle diagnosi infermieristiche) ha introdotto la tassonomia Nanda-Nic-Noc in alcune unità operative dell’ospedale.

È emerso che l’utilizzo della tassonomia ha portato un notevole miglioramento della qualità assistenziale, in termini di maggior coinvolgimento del paziente e maggiore autonomia professionale, nel rispetto degli standard scientifici; a conferma di ciò, la letteratura riporta una tendenza all’utilizzo delle evidenze scientifiche in quelle realtà in cui si utilizza una tassonomia (Da Cruz, De Mattos Pimenta, 2005).

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