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editoriale

Studenti infermieri e il ministero dell'umiliazione

di Giordano Cotichelli

Perché il Ministro dell’Istruzione non ascolta qualche testimonianza di studenti infermieri in tema di umiltà e di umiliazioni? A fronte di una importante ed irrinunciabile presenza di guide di tirocinio, colleghe, medici ed altro personale sanitario che si spende durante i vari stage per formare sul piano pratico e teorico studenti e studentesse, prendendoli per mano, insegnando loro, accompagnandoli nell’apprendimento delle pratiche e nello sviluppo delle attitudini, ci sono puntualmente sanitari che ritengono come unico strumento utile sul piano formativo quello, appunto, dell’umiliazione.

Il contrario di umiliazione è dignità

Nella serata di martedì 6 dicembre scorso, durante i festeggiamenti dei tifosi marocchini per la qualificazione ai quarti di finale della loro nazionale di calcio, a Verona diversi episodi di violenza razzista e squadrista sono stati segnalati alle forze dell’ordine. Per tali azioni sono stati identificati e denunciati circa tredici estremisti di destra che scorrazzavano incappucciati per la città aggredendo i tifosi magrebini.

Chissà se il comportamento di questo baldanzoso branco italico verrà registrato come violenza politica o semplicemente derubricato a fattaccio marginale, guerra fra bande, teppismo di provincia. In questo i media nazionali (e nazionalisti) eccellono. C’è da dubitare che i tredici denunciati saranno assegnati a programmi di rieducazione civica, lavori socialmente utili e altre trovate che nell’umiliazione della persona dovrebbero redimere il reo.

Almeno secondo alcuni, in particolare a detta dell’attuale Ministro dell’Istruzione pubblica. Questi recentemente, in più di un’occasione, ha espresso il suo retropensiero dove umiltà e umiliazione si sovrappongono, redenzione ed espiazione diventano un tracciato da seguire verso un orizzonte in cui sembra quasi si rimpiangano le passate ed educative bacchettate sulle mani per qualche tabellina mancata.

Un tempo l’italica cultura fantasticava di programmi educativi a base di libro e moschetto. Si è visto come è andata a finire. Oggi, dato lo spessore di certe figure politiche si potrebbe tutt’al più parlare di litro e fiaschetto (non è mia, circolava già nel ventennio). Ma se davvero si volesse parlare del valore pedagogico dell’umiliazione di esempi ce ne sono tantissimi, ma forse basta guardare un po’ oltre i confini.

Verso Teheran, ad esempio, dove migliaia di studenti, stanchi delle umiliazioni e delle violenze di una dittatura religiosa, ogni giorno riempiono le piazze della capitale persiana. Assieme a tantissime donne, anch’esse stanche essere umiliate e considerate quali esseri umani di seconda categoria. E quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti: una ribellione di massa repressa nel sangue, cui risponde la determinazione di essere liberi e lottare per la dignità propria e collettiva.

Ecco, il contrario di umiliazione è dignità, è proprio questo. Chi parla ed usa la prima nega e infanga la seconda. E a rafforzare questo concetto, nello sciopero partecipato contro il regime iraniano, c’è stato anche il coinvolgimento degli operatori sanitari ed in particolare delle infermiere1.

A fine novembre, in un video2 disponibile in rete, si vede un gruppo di infermiere dell'ospedale Imam Khomeini di Teheran mentre partecipa alle proteste di piazza scandendo slogan per rivendicare i propri diritti. Ancora pochi giorni fa3, durante la giornata nazionale delle infermiere, diverse donne dell’ospedale Karaj Rastravesh hanno rifiutato di farsi fotografare con i fiori e i dolciumi vari offerti dalle autorità, per essere solidali con chi lottava da giorni, e per rivendicare il pagamento delle indennità promesse durante la pandemia.

A tutt’oggi, in un bilancio ancora provvisorio, la rivolta in Iran registra più di 440 persone morte per la repressione e 18.000 arrestati, mentre sono iniziate le condanne a morte dei ribelli. Non è dato sapere come finirà, ma è evidente che la mancanza di libertà ed anche l’umiliazione erette a sistema istituzionale e rivendicate dal Palazzo, non risolvono i problemi. Anzi, li acuiscono.

Studenti infermieri e umiliazioni: dal "Si è fatto sempre così" al “Non hai capito niente e non sai fare niente” il quadro è ricco di esempi.

Ma se quanto detto non dovesse bastare, perché non volgere allora direttamente lo sguardo in casa nostra, all’interno del mondo dei lavori socialmente utili e fra questi, perché no, dell’infermieristica.

La formazione triennale di un infermiere prevede 1800 ore di tirocinio.

Ebbene, perché il Ministro dell’Istruzione non ascolta qualche testimonianza di studenti infermieri in tema di umiltà e di umiliazioni?

A fronte di una importante ed irrinunciabile presenza di guide di tirocinio, colleghe, medici ed altro personale sanitario che si spende durante i vari stage per formare sul piano pratico e teorico studenti e studentesse, prendendoli per mano, insegnando loro, accompagnandoli nell’apprendimento delle pratiche e nello sviluppo delle attitudini, ci sono puntualmente sanitari che ritengono come unico strumento utile sul piano formativo quello appunto dell’umiliazione.

Dal "Si è fatto sempre così" al “Non hai capito niente e non sai fare niente”, fino a estromettere i tirocinanti da quelle situazioni in cui potrebbero apprendere maggiormente, relegandoli a lavori di bassa manovalanza, o peggio di asservimento a comando, il quadro generale è ricco di esempi. Quando suona un campanello in guardiola la prima cosa che fanno infermieri e oss è voltarsi verso di me.

Sembra quasi che la frustrazione e la delusione, i risentimenti e i fallimenti che qualcuno sente per il proprio percorso lavorativo debbano necessariamente essere sfogati sugli altri, sui più deboli. In caserma si parlerebbe di nonnismo, sui posti di lavoro più in generale di noviziato, ma in realtà l’affiliazione e l’avviamento ad una professione, a qualsiasi professione, all’arte, alla vita stessa, si realizzano sì con il duro lavoro lungo, ma lungo un percorso di crescita sostenuta da conoscenza e autorevolezza, e non dall’umiliazione e la paura esercitate da posizioni gerarchiche e privilegiate.

Ma per tutto questo ci vogliono risorse, finanziamenti, figure autorevoli e preparate, contesti sociali e politici partecipati; insomma un insieme che sembra decisamente molto differente da quello attuale. Non resta che prendere conoscenza di tutto questo e sostenere insegnanti e guide di tirocinio che si spendono per la formazione ad ogni livello. E dedicare un pensiero particolare a tutte le studentesse infermiere e a tutti gli studenti infermieri, alle donne e alle colleghe iraniane, ed anche… ai tifosi marocchini.

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