MILANO. Novità sul campo delle ischemico-emorragiche cerebrali che provocano l'Ictus. E' stato scoperto, infatti, che se si spegne una particolare proteina del sangue è possibile ridurre fortemente il danno cerebrale causato da tale patologia.
A quanto si è appreso, in tal modo si permette di allungare fino a 24 ore il tempo utile per salvare il paziente, contro le 3-5 ore di oggi. La notizia è stata diffusa dalla rivista scientifica Circulation ed è il frutto di una ambiziosa ricerca compiuta per conto dell'Istituto "Mario Negri" di Milano da un team di esperti presieduto da Maria Grazia De Simoni.
I progressi anche più recenti nella gestione di pazienti con ischemia cerebrale sono tantissimi, ma occorre lavorare ancora di più per cercare di prevenire, curare e ridurre i danni fisici e psicologici al minimo, Per questo ci pensa la scienza, che a grandi folate sta raggiungendo traguardi prima inimmaginabili.
Oggi grazie alla diagnosi precoce, alle terapie trombolitiche, alla creazione di Unità specifiche per lo Stroke la qualità della vita del paziente è migliorata e sono stati ridotti i tempi d'inervento. "L'ictus continua ad avere una prognosi estremamente sfavorevole – ha commentato De Simoni - rappresentando una delle principali cause di morte e la prima causa di disabilità grave nei paesi industrializzati. L'unica terapia disponibile è il farmaco tPA che purtroppo può causare dei possibili gravi effetti collaterali".
Il farmaco deve essere somministrato entro tre ore dall'evento ischemico e comunque non oltre le 5 ore. Anche per questo si cercano nuove terapie. L'inibizione della proteina Mbl può portare la scienza verso tale strada.
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