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Sanità in Lombardia e la crisi dei servizi dell'emergenza affidati a volontari

di Angelo

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Da più parti si leva il grido d'allarme per i presunti danni creati da un sistema di pronto intervento che fa acqua da tutte le parti nel nome del risparmio. La Lega Nord e il governatore Roberto Maroni sotto l'occhio del ciclone per delle scelte che penalizzano la classe infermieristica e medica e mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini. Posto sotto il controllo dell'AREU che ha facilitato gli interventi mediante l'avvio di una speciale APP, non basta a garantire l'incolumità dei pazienti e vi spieghiamo il perché.

MILANO. Sta facendo acqua da tutte le parti il sistema dell'emergenza creato in Lombardia per far fronte alle richieste dei cittadini e al bisogno di assistenza nei casi gravi, quando è necessario l'intervento dell'ex-118 (oggi 112) e le cure del Pronto Soccorso.

Nel nome del dio denaro accade che nella "ricca" Lombardia, attualmente gestita dalla Lega Nord e dal governatore Roberto Maroni, è sempre più pericoloso ammalarsi e far ricorso al sistema dell'emergenza.

Perchè? Semplice, in gran parte è gestito dalle cosiddette "Croci" che sono a loro volta coordinate dall'Azienda Regionale Emergenza Urgenza (AREU), la stessa che di recente ha lanciato il servizio "112 whereAreu", ovvero una App da scaricare sul proprio smartphone Android, Apple o Windows, e che faciliterebbe l'intervento dei soccorsi.

Bella come iniziativa, ma la stessa cozza tremendamente con un problema tangibile: il servizio 118 in molte aree è gestito da volontari non sanitari e spesso non preparati adeguatamente all'emergenza. Accade in tutta la Lombardia. Lo stesso sistema vige nella vicina Liguria.

Le "Croci" (non indichiamo di quale associazione si tratta per non creare alibi a chi ci legge in questo momento e vorrebbe dimostrare il contrario) spesso sono gestite in maniera superficiale e le guerre al loro interno rendono vani i tentativi di migliorare la qualità degli interventi.

Ma proseguiamo per ordine. Alcuni anni fa i volontari di queste associazioni sono stati assunti come dipendenti delle stesse e accentrati nel coordinamento regionale con compiti spesso di semplice guardiania a piedi nelle strade lombarde o peggio di "imbalsamazione" dietro logore scrivanie.

Al loro posto negli ultimi tempi sono stati "piazzati" giovani e giovanissimi vogliosi di fare una esperienza di volontariato nel sistema dell'emergenza. Nei casi migliori si tratta di infermieri alle prime armi o di studenti infermieri; nei casi peggiori di ragazzi e ragazze che dopo un corso di preparazione durato "anche" due/tre mesi sono inviati nelle ambulanze a soccorrere i malcapitati di turno.

Nelle "Croci" ovviamente ci sono anche volontari che sanno fare il loro lavoro, ma sono sempre meno.

Come vengono pagati questi ragazzi? Non vengono pagati, o meglio, vengono liquidati ogni tanto con "Buoni Lovaoro" (voucher).

Il sistema del pagamento con voucher è ormai diffuso in tutto Italia e prende la Liguria, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, il Lazio, la Campania, la Sicilia, la Puglia e il resto d'Italia.

Ma non diciamo che sia illegale, anzi, è un modo per ricompensare chi comunque ci mette del bene in quel che fa. Il bene però nell'urgenza/emergenza non basta, occorre la preparazione e spesso questi ragazzi e queste ragazze si trovano di fronte a traumi maggiori o a crisi (ictus, infarti, arresti cardiaci, crisi glicemiche, epilessie, incidenti stradali e via discorrendo) di fronte ai quali non sanno reagire. Non mancano i casi in cui ad essere aiutati sono stati proprio i soccorritori.

Questo, senza paure di smentite, accade della ligia Lombardia, dove il Sistema Sanitario Regionale non può continuare a mantenersi in piedi sulla pelle dei cittadini.

Se il sistema si deve reggere sui volontari per risparmiare è necessario formare il personale delle "Croci", con corsi specifici di levatura universitaria.

Sulla pelle dei cittadini non si scherza e lo ha capito bene anche un consigliere regionale della Lombardia, ex-Lega Nord, Maria Teresa Baldini, viva per miracolo dopo un arresto cardiaco per setticemia. Ora è lei in prima persona a battersi per una sanità migliore in terra "lumbard". Nei prossimi giorni racconteremo la sua storia.

Nel frattempo attendiamo impazienti la replica dell'Areu, mentre invitiamo chi ci segue a raccontarci le sue storie di mala-sanità lombarda nel ramo dell'emergenza e non solo.

Che ne pensa Maroni di inserire Infermieri e Medici in tutto il comparto dell'emergenza ex-118 e attuale 112? Cosa ne pensano a tal proposito i Collegi Ipasvi e l'Ordine dei Medici della Lombardia?

Scrivete pure a: direttore@nurse24.it

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