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ECMO: nuova frontiera nel trattamento dei tumori maligni del sangue

di Redazione

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Uno dei pochi casi in Europa: salvata una torinese 50 enne, dimessa oggi. Il coraggio premia i Rianimatori del San Giovanni Bosco.

TORINO. Eccezionale applicazione della tecnica ECMO all’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. In questi giorni nella Rianimazione diretta dal Dott. Sergio Livigni è stato possibile eseguire un trattamento chemioterapico in corso di ossigenazione extracorporea (ECMO) in una giovane paziente che aveva sviluppato una grave complicanza respiratoria a seguito di un Linfoma di Hodgkin.

Si tratta di uno dei pochi casi descritti in tutta Europa di estensione dell’indicazione all’utilizzo di circolazione extracorporea in pazienti adulti con patologia ematologica maligna – spiega il Dott. Sergio Livigniche ci ha permesso di salvare la vita di una signora 50enne giunta alla nostra Rianimazione in condizioni disperate”.

La paziente, giunta il 3 dicembre 2015 alla Rianimazione del San Giovanni Bosco, presentava un gravissimo quadro clinico, con insufficienza respiratoria causata da una fistola bronco pleurica, generata da una massa tumorale tanto grande da occupare quasi tutto il lobo superiore del polmone destro, e pericolo di vita imminente.

Il Dott. Livigni con la sua equipe di intensivisti ha pertanto deciso di utilizzare il circuito extracorporeo per il sostegno della funzione respiratoria, in modo da consentire l'intervento chirurgico ai polmoni gravemente danneggiati e, diagnosticato in sede intraoperatoria un Linfoma di Hodgkin, poter iniziare la terapia chemioterapica di attacco, gestita dall’oncoematologo Dott. Mario Bazzan.

L’intervento chirurgico di riparazione della fistola bronco-pleurica, della durata di 3 ore, è stato eseguito il 6 dicembre scorso dal Dott. Diego Fontana, chirurgo toracico del San Giovanni Bosco, in circolazione extracorporea ad alti flussi, senza anticoagulazione; solo successivamente è stata mantenuta la circolazione extracorporea con anticoagulazione eparinica.

Il riposo respiratorio e il trattamento chemioterapico mirato hanno infatti permesso un graduale ripristino della funzione polmonare – precisa il Dott. Sergio Livignicon un miglioramento del quadro clinico in pochi giorni, permettendo alla paziente di proseguire il suo percorso di cura”.

Dopo 12 giorni il trattamento è stato sospeso per il netto miglioramento clinico e il 28 dicembre scorso la paziente è stata trasferita prima nel Reparto di Chirurgia del San Giovanni Bosco, diretto dal Dott. Renzo Leli, e poi nella Medicina d’Urgenza, diretta dal Dott. Franco Aprà, per proseguire le cure e, dopo la dimissione odierna, effettuerà i cicli chemioterapici in forma ambulatoriale, mediante catetere venoso permanente.

Grazie alla elevata preparazione ed esperienza dei nostri medici, che hanno applicato a 360° le possibilità terapeutiche delle avanzatissime apparecchiature per ECMO di cui siamo dotati sia al San Giovanni Bosco sia al Maria Vittoria, oggi si apre una frontiera ancora poco esplorata in oncoematologia, che potrà permettere di praticare interventi chirurgici e trattamenti farmacologici chemioterapici in pazienti considerati finora troppo gravi per affrontare i potenziali rischi infettivi e le ipotesi di complicanze emorragiche legate alla necessità di scoagulare il circuito extracorporeo” – si congratula il Direttore Generale ASLTO2, Dott. Valerio Fabio Alberti.

L’eccezionale applicazione, destinata a far scuola, si deve a tutta l’equipe di Rianimazione del Dott. Sergio Livigni, in particolare alla Dott.ssa Maria Elena De Piero e al Dott. Carlo Frangioni, con l'assistenza infermieristica del Dott. Diego Artusio.

Il paziente con patologia neoplastica ematologica che giunge in Terapia Intensiva presenta in media una mortalità del 60% e, nel caso in cui necessiti di cure più invasive come la ventilazione meccanica, tale indice aumenta fino all’80%.

L’ossigenazione extracorporea mediante una membrana esterna (ECMO) – già assurta all’onore delle cronache per l’applicazione nei casi più gravi di influenza H1N1 – è una pratica clinica che trova indicazione in quei pazienti che sviluppano una grave insufficienza respiratoria, legata a una patologia acuta o al cronicizzarsi di patologie respiratorie già preesistenti, permettendo il riposo dei polmoni malati fino al recupero dalla malattia iniziale.

Presso la Terapia Intensiva dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, la versatilità dell’apparecchiatura per ECMO viene utilizzata a tutto campo, dai trattamenti di ausilio nella ventilazione protettiva al trattamento dello shock cardiogeno, dall’assistenza per il mantenimento del paziente deceduto (donatore di organi a cuore fermo) al trattamento del paziente asmatico grave, con risultati incoraggianti

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