Il collare refrigerante riduce i danni sia in ambulanza che in ospedale, la persona colpita da ictus ha un decorso miglore e i costi di assistenza sanitaria si riducono.
MODENA. Si tratta di un collare realizzato dal dottor Enrico Giuliani, 33 anni, medico specializzato in anestesia e rianimazione che con Mary Franzese, 29 anni, laureata in Economia, ha fondato la Neuron Guard Srl, a Modena, sede in cui si trova il secondo centro biomedicale più importante al mondo.
Ma di cosa si tratta esattamente?
In pratica parliamo di un collare basato su un sistema termo-elettrico, che consente di raffreddare il collo e, di conseguenza, il sangue che scorre nelle arterie (carotide e vertebrali), riducendo, così, la temperatura del cervello per circa 24/48 ore.
“La nostra soluzione, brevettata quest’anno in Italia – spiegano i due – nasce per il trattamento del danno cerebrale acuto, cioè ictus, arresto cardiaco e trauma cranico grave, in emergenza. Quindi già sul luogo dell’evento. E’ costituita da un collare refrigerante e un’unità di controllo esterna. Il dispositivo è collegato ad una centralina, che regola la velocità di raffreddamento e di successivo riscaldamento, in base ai target di temperatura, fissati dall’operatore sanitario. E’ in grado di registrare tutti i dati che serviranno al personale sanitario e ai ricercatori per migliorare la qualità delle cure”.
“Il collare si troverà nelle ambulanze, in tutti i servizi di emergenza, nei pronto soccorso e nelle sale operatorie. “I nostri primi utilizzatori – aggiunge Enrico – saranno soprattutto medici e infermieri che, giunti sul luogo di un incidente, posizioneranno il dispositivo al collo del paziente e attiveranno l’unità di controllo ad esso collegata. In un secondo momento, ad utilizzare il collare potranno essere anche vigili del fuoco e militari.
Il dottor Giuliani ha inoltre aggiunto:
“Fondare una startup non è difficile – dice – la cosa tosta è gestirla, trovare le persone giuste, confrontarsi con adeguati interlocutori e trovare finanziamenti. In Italia, poi, fare innovazione, non è una passeggiata: servono tanta grinta e altrettanta voglia di affrontare alcune lentezze che caratterizzano il nostro sistema. Dopo alcuni mesi dall’avvio della nostra società abbiamo per fortuna cominciato a lavorare con TecnoElettra S.r.l, azienda di Vignola, specializzata in sistemi elettronici avanzati e nel settore aerospaziale. Dalla collaborazione sono nati i prototipi del collare. E’ stato il fondatore, Leo Cantergiani, a proporci il suo aiuto. Senza di lui e del suo team non ce l’avremmo mai fatta. Prezioso è stato anche il sostegno di alcuni enti ed istituzioni, quali: la Fondazione Democenter, la Regione Emilia Romagna e la banca UniCredit per il Bando Startup Innovative Regione Emilia Romagna 2013. Abbiamo beneficiato di un finanziamento a fondo perduto del 60 per cento. L’importo a rendicontazione della Regione è stato anticipato dall’istituto bancario. E poi ci hanno sostenuto le nostre famiglie. E’ stato grazie a loro che siamo riusciti a finanziare la nostra società per un ammontare complessivo di 250 mila euro”.
L’azienda modenese ha vari concorrenti, che realizzano sistemi per ipotermia invasivi e non invasivi. “Tra i sistemi invasivi – chiarisce Mary – c’è un catetere intravascolare, che viene inserito tramite il femore in vena cava con un raffreddamento rapido di tutto l’organismo. Questa tecnica comporta molti rischi per il paziente, richiede un’elevata assistenza sanitaria e non è portatile. I sistemi non invasivi o di superficie comprendono coperte e vesti raffreddanti, che abbassano la temperatura di tutto il corpo del paziente dall’esterno e non sono portatili. Fra i sistemi non invasivi, portatili, ci sono, invece: l’applicazione di ghiaccio in punti precisi del corpo e l’uso di collari raffreddanti a base chimica. Gli svantaggi sono tanti: la temperatura non è costante, si rischia di causare danni cerebrali e la durata del trattamento è breve. Il ghiaccio, poi, è difficilmente trasportabile”.
La Neuron Guard è in contatto con Humanitas Research Hospital (Rozzano, MI) e l’Università di Cambridge (Regno Unito) e ha collezionato vari premi. L’ultimo di quindici mila dollari.
“Siamo riusciti – spiega ancora Enrico – ad essere contattati direttamente dall’Università di Cambridge. E questo è stato uno dei tanti bei risultati raggiunti”.
Inoltre il prossimo obiettivo sarà quello di “Ottenere il brevetto in tredici Paesi – fanno sapere – leggere il nostro secondo articolo con i risultati della sperimentazione pre-clinica su una delle principali riviste scientifiche, produrre i primi dispositivi da utilizzare nel test pilota. Per fare questo verrà assunto nuovo personale con esperienza nel settore dei dispositivi medici.
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