"I pazienti siamo noi, mettiamocelo in testa! E dobbiamo pretendere il massimo possibile da chi si prende cura di noi."
Carissimo Direttore,
ho lavorato come soccorritore per 13 anni presso una Croce dell'hinterland Milanese. Non voglio entrare nel merito dell'eterna lotta tra dipendenti e volontari, vorrei semplicemente analizzare le diversità tra queste 2 figure e per una volta affrontare il tema dal punto di vista dei pazienti.
A fronte dello stesso tipo di formazione, ogni dipendente è stato o è volontario quindi ha un punto di vista da tutti e 2 i lati, mentre la maggior parte dei volontari non hanno mai lavorato in ambulanza, quindi hanno solo un punto di vista, il proprio.
Il personale volontario presta servizio nelle ore notturne, cioè dopo la propria giornata lavorativa e svolge questa attività cercando di riposare anche qualche ora tra un servizio e l'altro, quindi avremo il sig. "Rossi" che dopo 8/10 ore di lavoro, si metterà la divisa, inizierà il turno mediamente verso le 20.00, dovrà anche cenare, forse a mezzanotte andrà a dormire e magari all'una verrà svegliato per soccorrere un paziente: quale potrà essere, realmente, il suo grado di attenzione? Sicuramente se il sig. "Rossi" fosse stato di riposo nelle ore precedenti, magari il pomeriggio si fosse concesso un sonnellino di qualche ora e non dovesse andare al lavoro, dopo la notte in ambulanza , sarebbe potuto rimanere sveglio e molto più reattivo tutta la notte, senza venir catapultato dal letto al paziente nell'arco di 10 minuti e con un livello di attenzione nettamente superiore.
Un volontario presta servizio nelle ore notturne, di norma una volta la settimana e 4/6 ore una volta al mese nei giorni festivi di giorno, spesso alternandosi tra equipaggi, con il risultato di svolgere una decina di servizi al mese. Un dipendente ogni giorno, per 8 ore, si dedica a questa attività totalizzando oltre 1 centinaio di interventi al mese (consideriamo anche che nelle ore diurne gli interventi sono molti di più). In ultimo aggiungiamo che la "vita media" di un volontario è di 3 anni, pochissimi sono quelli che prestano servizio per un decennio, quindi avremo per la maggior parte dei casi personale che sta facendo esperienza sulla nostra pelle, come pazienti.
Tirando le somme, il signor rossi volontario presterà servizio sempre quando dovrebbe riposarsi, quindi sarà stanco nella maggior parte degli interventi con un livello di attenzione basso che lo metterà a rischio di commettere molto facilmente un errore, con conseguente ricaduta sul paziente (immaginate, dopo aver superato l'esame per la patente, di guidare solo di notte tra un sonnellino e l'altro, una o 2 volte la settimana... quanti anni ci mettereste ad avere la stessa malizia nella guida di chi passa in auto 1 ore al giorno?).
Adesso mettiamoci nei panni del paziente: potendo scegliere vorremmo il signor "Rossi" che durante il giorno fa un'altro lavoro, che stanco ma pieno di ottime motivazioni tra un'ora di sonno e l'altra viene a soccorrerci, magari investiti da un pirata della strada, il signor rossi che a 2 anni dal conseguimento della qualifica ha visto 10 investiti e mentre ci posiziona sulla tavola spinale, alle 2 del mattino, non stia pensando "Diavolo alle 6 devo andare a lavorare, facciamo in fretta perché devo dormire qualche ora" o il signor rossi che sta svolgendo la sua attività lavorativa, che il pomeriggio magari si è anche riposato, che di persone investite ne ha soccorse un centinaio negli ultimi 2 anni? .
Non si tratta di bravura, non si tratta di chi è meglio o di farsi la guerra, si tratta di dati oggettivi dove la ripetitività colma le lacune di un percorso formativo quasi nullo, sicuramente insufficiente. Si tratta di una categoria, quella dei volontari, che viene sfruttata in maniera meschina a fronte di un risparmio a danno del cittadino. Tanto di cappello, davvero, a chi sacrifica una notte di sonno in favore del suo prossimo, io purtroppo non posso permettermelo, sapete, faccio il soccorritore ed è mio dovere presentarmi al mattino sveglio e riposato nel rispetto di chi chiederà il mio aiuto, nel rispetto di chi magari alle 6 del mattino, dopo una notte insonne guida l'auto verso il proprio posto di lavoro e distrattamente, per la stanchezza, non sente la mia sirena; è mio dovere essere al 100% per poter evitare quell'incidente, per fare il mio lavoro al meglio delle mie possibilità.
I pazienti siamo noi, mettiamocelo in testa! E dobbiamo pretendere il massimo possibile da chi si prende cura di noi.
Loris Campalani, Dipendente di una Croce Lombarda
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