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Lettera di una psichiatra dal carcere

di Redazione

Una lettera aperta agli infermieri per spiegare le difficoltà per un medico di lavorare in un contesto come quello carcerario. La firma è quella della dottoressa Cristiana Redaelli, che vuole sottolineare quanto sia fondamentale la collaborazione con gli infermieri e tutta l’équipe soprattutto in questo contesto.

Nel carcere dove il lavoro d’équipe è indispensabile

carcere prigione

Come psichiatra io devo la mia formazione sul campo, anche al personale infermieristico che mi accolse in reparto da studentessa e mi accompagnò fino alla specializzazione. Persone speciali. Perché confrontarsi con la malattia mentale ogni giorno, per molte ore al giorno, è da un lato estenuante, ma dall’altro estremamente arricchente soprattutto sotto il profilo umano.

Grazie a loro ho imparato a vedere anche l’altra faccia della medaglia trattamentale, per l’appunto quella infermieristica.

Professionisti ineccepibili con i quali ogni tanto capitava di scontrarsi. Perché spesso accade tra medici e infermieri. Ma sono sempre stati scontri produttivi e dai quali si usciva con maggiore consapevolezza. Quante équipe fatte nella cucina del reparto, dove tutti noi dal primario agli oss ci sedevamo intorno al tavolo ed affrontavamo i casi ricoverati. Ognuno mettendo a disposizione la propria esperienza e il proprio pensiero.

E questo a me un po’ manca. A San Vittore tutti noi operatori sanitari operiamo in un campo che non è, e giustamente, non può essere puramente clinico. Vi sono molti fattori che influenzano il nostro operato. A volte io ho la sensazione che dobbiamo fare il meglio possibile, in condizioni non sempre ideali. Ma in linea di massima direi che lo facciamo. 

Tenere i confini della nostra missione sanitaria talvolta è difficile in un piccolo-grande mondo come quello detentivo, dove spazi e i confini sono difficili da delineare

Il mio parere è che di fatto coloro i quali devono gestire e interfacciarsi 24 ore al giorno con il ristretto/paziente sono proprio gli infermieri e gli agenti di polizia penitenziaria, due mondi che convivono con mission completamente differenti, ma di fatto con l’obiettivo comune di preservare la vita e la salute del ristretto.

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