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Megere di paese: come facevano a "togliere" i malanni?

di Angelo

Streghe

Da Infermieri non possiamo che dirvi che non crediamo in queste cose, tuttavia siamo convinti che andrebbero studiate più nel dettaglio e in maniera scientifica, per non perdere la memoria assistenziale dell'Italia che fu e che è.

RIGNANO GARGANICO. Nel profondo Sud d'Italia, in un piccolo comune dell'entroterra Foggiano, come nel resto della Puglia rurale di ieri e persino di oggi, c'è ancora l'usanza di rivolgersi alle megere di paese per risolvere piccoli malanni, come mal di testa, mal di tenti, mal di pancia e spossatezza.

Ne abbiamo parlato con alcuni anziani di Rignano Garganico, il più piccolo comune della Montagna del Sole, dove la magia e la superstizione si mischiano a quella che per molti è una vera e propria scienza popolare, che andrebbe recuperata e studiata più nel dettaglio.

Ci avviciniamo alla Vigilia di Natale, la notte tra il 24 e il 25 dicembre, che i Cristiani hanno dedicato alla venuta terrena del Bambin Gesù. La Vigilia è anche un momento fondamentale per i "pagani" antichi e moderni, che dedicano la ricorrenza alla formazione e alla designazione di nuove megere.

Ma torniamo al motivo del nostro servizio.

Nei piccoli comuni come Rignano, ma un po' in tutto il meridione, vi sono le cosiddette "mascjiare" (fattucchiere, megere), figure capaci di preparare pozioni miracolose e guarire con semplici imposizioni di mani dai mali più comuni, come l'emicrania, il mal di pancia e "l'affascenature" (il malocchio).

Di "streghe" rignanesi se ne contano negli anni a centinaia e alcune (o alcuni) sono tuttora in attività.

Quella della "mascjiare" è una vicenda che si tramanda da secoli (alcuni la fanno risalire al Neolitico), dove "fattucchiere" buone si mischiano facilmente a "maghe" perfide e senza scrupoli.

A Rignano, dicevamo, se ne conoscono in tante (o in tanti) e in molti si rivolgono quotidianamente a loro per "guarire".

Maschi e femmine, senza distinzione di casta sociale o di età, possono imparare questa antica tradizione "guaritoria".

I giorni preferiti dell’anno per diventare aspiranti "mascjiare", tuttavia, sono  la notte che precede la commemorazione dei morti o quella di Natale, durante le quali le "maestre" o i "maestri" hanno licenza di insegnare ai propri "alunni" le tecniche magiche della guarigione o della "fattura".

Su tale credenza, tuttavia, si conosce molto poco.

Le "streghe", infatti, per esempio, amano pronunciare a bassa voce le formule magiche apprese chissà da e in quale anno. Ma noi siamo riusciti ugualmente a scoprirne alcune. Vediamo quali e a cosa servono. Per "guarire" dal mal di pancia ci si affida alle cure della "maga" o del "mago" di turno. La guaritrice o il guaritore inizia a massaggiare la parte dolorante. Lo fa per tre volte. Dopodiché inizia a pronunciare una quasi incomprensibile litania in dialetto rignanese: "Sante Martine e dalla France menime, senza niscjuna canusciénze, sotto pagghje e sope saramènte, fa passà stu dulòre de véntre. Jomme bbune e fémmena 'ngrate, delore de véntre te sja passate" (San Martino e dalla Francia veniamo, senza nessuna conoscenza, sotto la paglia e sopra i vitigni, fai passare questo dolore di ventre. Uomo buono e donna ingrata, dolore di ventre ti sia passato). La formuletta magica, in pratica, parla della storia di San Martino e di uno dei suoi miracoli.

Per il mal di testa la formula è leggermente più corta: "De tutte li jorne vé Natale, de duméneche vé Pasque, de ggiuvedì vé l'Ascenzione, mine fore stu malucchije" (di tutti i giorni viene Natale, di domenica viene Pasqua, di giovedì è l'Ascenzione, butta fuori questo malocchio). Ovviamente, la fattucchiera o il fattucchiere di turno massaggia la fronte del malato, fino al termine del rituale.

Il più delle volte, ma solo nel caso della "affascenature", vengono utilizzati durante il rito una bacinella d'acqua, un bicchiere di olio d'oliva e una forbice in ferro.

La "Strega di Natale" unge un dito nel bicchiere e inizia a toccare la fronte del malato. Dopodiché butta una goccia d'olio nella bacinella. Viene ripetuto il tutto per tre volte. Se l'olio si dilata in acqua, sicuramente si è sotto l'effetto del malocchio. Per cui si deve necessariamente proseguire col rito fino a cinque o sette gocce. Se alla settima goccia d'olio la "fattura" rimane, si interviene con le forbici che, a quanto pare, avrebbero il potere di guarire da "lu maluccje de fèrre" (il malocchio di ferro).

Strane storie? Tutte falsità? Sarà, intanto c'è chi ci crede e chi si appresterà anche quest'anno a diventare "strega".

Da Infermieri non possiamo che dirvi che non crediamo in queste cose, tuttavia siamo convinti che andrebbero studiate più nel dettaglio e in maniera scientifica, per non perdere la memoria assistenziale dell'Italia che fu e che è.

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