RIMINI. Nei giorni scorsi un articolo apparso sul "La Gazzetta del Mezzogiorno" ha riaperto il dibattito in Puglia e in Italia sulla necessità di tornare a ridefinire il ruolo e l'importanza professionale degli Infermieri. In un servizio a firma del nostro Carlo Leardi, una delle migliori firme di Nurse24.it, si chiariva l'errore commesso dal giornale barese nell'indicare un infermiere quale responsabile del decesso di una ottuagenaria in una casa di riposo.
Grandi titoloni puntavano il dito contro una categoria professionale che poi è risultata completamente estranea alla vicenda, in quanto il comune della terra di Bari avrebbe chiesto si il risarcimento dei danni per il decesso ma ad un operatore sanitario estraneo al mondo dei "nurses" nostrani.
Su tale servizio è intervenuto anche il Collegio Ipasvi dell'area interessata, condannando di fatto l'inesattezza del più grande quotidiano del Sud.
Il servizio ha buttato altra benzina sul fuoco delle polemiche facendo andare su di giri i soloni del giornalismo pugliese (non facciamo nomi) che, un po' risentiti, hanno cercato di rimediare alla gaffe inveendo a destra e sinistra.
Chi scrive, in qualità di direttore responsabile di Nurse24.it, di infermiere e di iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ha il dovere di "tirare le orecchie" ai colleghi baresi, come già fatto brillantemente nell''articolo, condividendo in toto quello che ha scritto.
Allo stesso tempo - perchè conosco i giornalisti della Gazzetta, testata per la quale ho scritto per diversi lustri - capisco l'errore del titolista e dell'articolista, oberati da cotanto lavoro che mischia nuove tecnologie a sapere sempre più universale.
Un errore del genere però si poteva evitare, come si poteva evitare di gettare ulteriore discredito sulla classe degli infermieri che già vive dei momenti bui dovuti a sovraccarichi di organico e a disoccupazione galoppante.
Concludo invitando il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia e il direttore della Gazzetta a rimediare alla "cavolata" e ad aprire un confronto sereno con la nostra professione, che non merita più insulti ma necessaria rivalorizzazione.
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