A presentarla Annalisa Silvestro, senatrice PD ed ex-presidente nazionale dell'Ipasvi.
ROMA. Interrogazione parlamentare oggi sul caso della sospensione di 4 medici del 118 a Bologna. A presentarla la senatrice Annalisa Silvestro (PD), ex-presidente della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi.
Nei giorni scorsi Giancarlo Pizza, presidente dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Bologna aveva provveduto a sospendere dall'attività 4 dei suoi colleghi, che tuttavia sono ancora al lavoro per effetto di un apposito ricorso agli organi competenti.
Vediamo di cosa ha parlato la Silvestro.
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Signor Presidente
Onorevoli Senatrici
Onorevoli Senatori
Domenica scorsa, cittadini e professionisti di Bologna e dell’Emilia Romagna hanno appreso da un quotidiano, che a seguito di una sanzione comminata dallo specifico Ordine, alcuni medici sono stati sospesi dall’esercizio professionale per aver predisposto protocolli di “team” che prevedono per particolari, specifiche e puntualmente dettagliate situazioni, che gli infermieri operativi sulle ambulanze dei Servizi di emergenza sanitaria – 118, possano somministrare farmaci salvavita.
Quei medici sono stati sanzionati perché hanno previsto un utilizzo pertinente e mirato di competenze infermieristiche certificate e acquisite dopo anni di studio accademico; di abilità tecnico scientifiche manutenute costantemente nel tempo; di esperienze professionali pluriennali. Tutti elementi che hanno dimostrato nel loro insieme integrato, di produrre risultati ed esiti per gli assistiti e la collettività, assolutamente positivi.
I medici sono stati direttamente sanzionati; ma sono stati indirettamente sanzionati anche gli infermieri che con quei medici si impegnano per curare ed assistere. Sono stati tutti sanzionati perché insieme hanno coltivato e tradotto concretamente la diffusa convinzione che abilità, conoscenze ed esperienze di un intero team multi professionale debbano integrarsi per un risultato comune ed essere, in quel modo, rese fruibili dalla collettività tutta.
I medici sanzionati, ma anche tanti altri loro colleghi, hanno preso atto delle competenze e capacità degli infermieri. Gli infermieri indirettamente sanzionati hanno dato atto, consapevolmente, di essere capaci e pronti ad operare allo stesso modo con cui operano i loro colleghi in Europa e nel mondo.
Lo sconcerto dell’intera collettività professionale sanitaria è stato enorme; non solo per il fatto che i protocolli in questione acclarano una modalità comportamentale certificata da società scientifiche del settore dell’emergenza – urgenza sanitaria, ma anche per il fatto che la loro correttezza e validità giuridica era stata ed è stata riconosciuta dalla regione Emilia Romagna attraversi i propri uffici legali.
Sconcerto ma anche rabbia e frustrazione che hanno trovato espressione in migliaia di commenti che hanno coinvolto tutto l’universo sanitario del Paese e fatto esplodere i social network.
Il fatto, oltretutto, è particolarmente grave anche perchè un Ente ausiliario dello Stato, quale è un Ordine o Collegio professionale, non ha manifestato le proprie eventuali osservazioni e dubbi in una logica di leale collaborazione tra Istituzioni – in questo caso Ordine e Regione – ma ha ritenuto di procedere in maniera completamente decontestualizzata – che potrebbe diventare arbitraria – con procedure sanzionatorie che si richiamano ad autodefinite superiorità professionali e a ipotetici “shifting” diagnostici e prestazionali.
Sanzioni comminate ignorando, evidentemente, direttive europee e leggi dello Stato, indicazioni regionali e pronunciamenti di diverse Procure della Repubblica.
D’altra parte è anche necessario dire che è comunemente acclarato che il rilevamento della perdita o dell’alterazione delle funzioni vitali e i conseguenti interventi salvavita sono effettuati da medici e infermieri – e questo avviene nel mondo – senza che siano indicate prestazioni di tipo esclusivo per gli uni o gli altri perchè é così che viene raggiunto un obiettivo primario: non perdere vite umane e mantenere alta l’efficacia dell’intero sistema.
Proprio in questa logica e obiettivo, internazionalmente riconosciuti, si è strutturato il sistema di emergenza sanitaria della Regione Emilia Romagna che vuole assicurare la migliore risposta possibile alle e nelle situazioni in cui una o più persone si trovino in grave e vitale difficoltà, utilizzando al meglio le risorse professionali (medici e infermieri) e non professionali (tecnici, volontari del soccorso e semplici cittadini), disponibili nell’ambito di una rete che integra e ottimizza i Pronto Soccorso e gli ospedali.
Può essere ritenuta paradossale l’arma utilizzata dall’Ordine dei medici della provincia di Bologna; un’arma impropria brandita per imporre la propria unilaterale visione nel vivace dibattito attualmente in corso nel Paese sulle relazioni professionali fra medici, infermieri e tutte le altre professioni sanitarie.
“Un’arma impropria ed esagerata” – come anche altri hanno già detto – che evidenzia l’incapacità dell’Ordine dei medici di Bologna di accettare quello che avviene in tutte le moderne organizzazioni sanitarie: la collaborazione, l’interazione, l’integrazione, il riconoscimento della pari dignità professionale e del rispetto tra tutti senza obsolete scale gerarchico- professionali.
Intervengano dunque Ministero, Regioni e Chiunque ha a cuore la qualità del nostro sistema salute.
Intervengano per porre fine a queste situazioni paradossali che rischiano di far esplodere il contenzioso tra i professionisti e contenere le risposte sanitarie dovute ai cittadini.
Intervengano per riconoscere e valorizzare le competenze di tutti i professionisti e gli operatori
Intervengano per dare sostegno e forza a quel lavoro di squadra in cui medici e infermieri e gli altri componenti del team, possono ottimizzare, integrandole, le loro competenze e capacità ad unico vantaggio dei cittadini
Grazie.
Sen. Annalisa Silvestro, Partito Democratico
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