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Infermieri come netturbini: Mangiacavalli non ci sta e scrive a Rai2

di Sara Di Santo

La presidente della Federazione Ipasvi interviene dopo l'ennesimo servizio televisivo durante il quale a parlare di infermieri è chi di infermieri non conosce che affermazioni superficiali, affrettate e inconsapevoli.

Mangiacavalli: basta con la superficialità quando si parla di infermieri

È arrivato l'intervento della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi in merito alle infelici dichiarazioni del giornalista editorialista Paolo Gambescia, che durante una puntata del programma "I fatti vostri" su Rai2 si è lasciato andare con delle affermazioni superficiali, affrettate e inconsapevoli, che ignorano la figura di professionista laureato e specializzato dell'infermiere, lasciano esterrefatti e altro non fanno se non indebolire l'indispensabile rapporto che deve esserci tra professionista e paziente, perché questo abbia un'assistenza efficace ed efficiente.

Così Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi, nella lettera che questa mattina ha indirizzato al Direttore di Rai2, Ilaria Dallatana.

C'è chi, a quanto pare, non ha ancora chiaro chi è e cosa fa l'Infermiere - scrive Mangiacavalli dopo aver ricordato i recenti elogi alla professione da parte del Ministro Lorenzin e di Papa Francesco - assimilandolo ad un netturbino per garantire la pulizia di quel pavimento che a Nola è servito per assistere i pazienti.

Prima di parlare tutti dovrebbero sapere di chi e di cosa stanno parlando - continua - a maggior ragione trattandosi di persone "informate", dovrebbero fare più attenzione a ciò che si dice di chi lavora per gli altri, cercando di difenderli e assisterli a tutti i costi, parlando con maggiore consapevolezza, umana e professionale.

Mangiacavalli non ci sta, dunque, e sottolinea i gravi rischi che un'informazione data "al volo" e in maniera superficiale, come è successo in questo caso (l'ultimo dei tanti, troppi, ndr.), può avere soprattutto in termini di fiducia che il cittadino nutre nei confronti dei professionisti.

La lettera di Barbara Mangiacavalli

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