Viaggio di un Libero Professionista tra le cure complementari, che non vanno confuse con le cure palliative.
TORINO. La mia esperienza di infermiere specializzato in cure complementari: approccio olistico. Nell'ambito della cura al paziente l'attività infermieristica ha assunto sempre più importanti traguardi e, negli ultimi tempi, stanno guadagnando sempre più spazio le cure complementari.
Prima di parlare di quest’argomento trovo necessario fornire la definizione di due termini che sono spesso utilizzati dagli addetti ai lavori e che possono creare confusione ossia: 'cure complementari' e 'cure palliative'.
Cure complementari: quell’insieme di pratiche e cure eterogenee che traggono origine da tradizione popolare tramandateci dal passato o da correnti di pensiero filosofico, o da ideologie e religioni prevalentemente orientali che sono accomunate dalla rivendicazione di una maggiore efficacia nelle pratiche naturali, rispetto alla medicina scientifica.
Cure palliative: secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, si occupano in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte.
Dopo questa breve introduzione per definire l’argomento questo articolo non ha come scopo una sistematica descrizione delle pratiche di medicine complementari ma vuole essere una testimonianza di esperienza vera e vissuta in prima persona 'sul campo' in questi tredici anni di attività di Infermiere libero professionista.
Fin dall'inizio della mia formazione al corso universitario della facoltà di medicina di Torino ho nutrito molto interesse per questo tipo di approccio, ossia, dell'affiancare alla medicina allopatica altre tecniche complementari tra cui la riflessologia, il massaggio, l'auricoloterapia oltre all'applicazione di impacchi-compresse, l’educazione sia alimentare che igienica per la riabilitazione del paziente.
Devo ammettere che molte volte ho dovuto specificare che sono un infermiere in quanto, nonostante ritengo queste pratiche di nostra competenza, quasi nessuno lo sa sia fra la gente comune che fra i colleghi. A questo proposito vi invito a leggere il testo redatto dall’IPASVI dal titolo “Linee Guida Per un percorso di alta formazione - Infermieristica e cure complementari” che potete trovare anche sulla pagina facebook dedicata agli infermieri liberi professionisti di Asti ‘ILPA’ sia facendo una semplice ricerca su internet, in questo modo si può avere un quadro più completo riguardo a questo argomento anche rispetto a quello che il nostro collegio ha già elaborato.
In questi anni mi sono dedicato con passione al mio progetto ossia mettere la mia preparazione infermieristica al servizio del cittadino che è sempre più orientato all’utilizzo delle medicine alternative ma che spesso si trova, come mi sono trovato io, a dover decidere quale strada intraprendere ossia medicina allopatica o medicina alternativa. Io trovo errato questo tipo di approccio in quanto in realtà le due medicine possono tranquillamente convivere ma l’infermiere ha un valore aggiunto, oltre ad una preparazione tecnica relazionale ed educativa può sia essere un consigliere esperto che sa indicare la giusta tecnica di medicina alternativa da applicare per risolvere i problemi del paziente, sia essere un validissimo professionista che applica queste tecniche.
Devo ammettere che questo campo è un universo in parte sommerso che molte volte lascia dubbi anche a me soprattutto perché persone senza nessun titolo possono consigliare qualsiasi cosa senza incorrere oltretutto in controlli ne restrizioni in quanto non fanno parte di una categoria strutturata come la nostra e molti ‘consigli’ sulla salute sono solo legati al ‘buonsenso’ dell’operatore e non ad una competenza in merito.
Porto un semplice esempio: molte volte i sintomi di una flebite possono essere confusi da persone non esperte con altre problematiche mentre un infermiere ha una preparazione tale da riconoscere i sintomi ed inviare immediatamente il paziente al medico o direttamente in ospedale; una persona che non ha queste conoscenze potrebbe completamente ignorare la gravità della cosa e, di conseguenza, eseguire manovre o dare indicazioni sbagliate che possono pregiudicare la salute del paziente. Purtroppo devo ancora rilevare un altro problema, molti medici ed infermieri nonostante l’EBM e l’EBN, gli studi (soprattutto in lingua inglese) e i riscontri dei pazienti stessi sulla validità delle medicine alternative, non prendono neanche in considerazione la possibilità di utilizzare ad esempio la riflessologia o il massaggio per i problemi come la cervicalgia o una dorsalgia. In questo può e deve entrare in gioco la nostra competenza.
Potrei raccontare centinaia di casi in cui per vari motivi, ad esempio l’intolleranza o l’allergia ai farmaci, l’inefficacia di cure farmacologiche, la cronicità di disturbi nell’anziano ormai trattati solo con FANS, trovano invece una soluzione duratura nel tempo con le tecniche da me utilizzate con un riscontro ed un riconoscimento da parte dei pazienti stessi che mi ha dato la forza e la soddisfazione di continuare questo percorso professionale.
Spero con questo articolo almeno di creare curiosità nei miei colleghi e nelle persone che lo leggeranno.
Sia ben chiaro non sto parlando di sostituire l’approccio allopatico ma di integrarlo vi assicuro che i risultati sono reali ed aiutano a dare un sollievo importante ai nostri pazienti.
Si parla tanto di nuove competenze dell’infermiere ebbene questo è un ramo della nostra professione che molte volte non viene neanche preso in considerazione da molti di noi salvo poi trovare, oso dire con piacevole sorpresa, soluzioni a problemi che non avremmo neanche immaginato sfruttando tecniche millenarie ma che riscopriamo.
Massimiliano Gallino, Infermiere Libero Professionista
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