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dalla redazione

Il trigno nero del Gargano, oltre a rigenerare la bellezza, può sconfiggere per davvero i tumori

di Antonio Del Vecchio

Trigni neri

Si presenta a cespuglio nelle zone incolte frammisto a rovi e altri vegetali di tipo spontaneo. È alto normalmente da 1 a 5 metri, ma in zona non supera i due metri. Ha rami corti, rigidi e spinosi come il fusto; le foglie sono piccole, seghettate e lanceolate. I fiori sono scarsi e il calice e la corolla hanno cinque elementi ciascuno. Fiorisce in primavera. Fruttifica in autunno. Si riproduce, oltre che spontaneo, per semina od innesto . Grazie alla facilità con cui radica, le piante si intrecciano tra di loro e formano macchie di cespugli impenetrabili, dove gli uccelli, trovano rifugio ideale per nidificare.

RIGNANO GARGANICO. Il trigno nero o pruno selvatico del Gargano, unitamente a quello del Molise, di cui si dirà, si appresta a diventare un importante antidoto anti-cancro in Italia e nel Mondo. Fin dai tempi remoti lo stesso era impiegato per altre evenienze benefiche, compresa quella dell’estetica femminile. Vediamo il perché , attraverso questo breve “excursus” illustrativo.

Il trigno è il frutto di un arbusto spinoso della macchia mediterranea assai diffuso in tutto il Gargano, in particolar modo nelle zone petrose e assolate, come la piana montana di Rignano. Si presenta a cespuglio nelle zone incolte frammisto a rovi e altri vegetali di tipo spontaneo. È alto normalmente da 1 a 5 metri, ma in zona non supera i due metri. Ha rami corti, rigidi e spinosi come il fusto; le foglie sono piccole, seghettate e lanceolate. I fiori sono scarsi e il calice e la corolla hanno cinque elementi ciascuno. Fiorisce in primavera. Fruttifica in autunno. Si riproduce, oltre che spontaneo, per semina od innesto . Grazie alla facilità con cui radica, le piante si intrecciano tra di loro e formano macchie di cespugli impenetrabili, dove gli uccelli, trovano rifugio ideale per nidificare. A Rignano Garganico è molto noto tra i ragazzi di ieri e di oggi per via dei suoi frutti violacei che hanno un sapore aspro e gustoso. In passato, quando la povertà era estrema e il cibo lasciava a desiderare, costituiva uno degli alimenti preferiti, anche perché si trova in abbondanza nelle vicinanze. Le proprietà del trigno sono tantissime e assai praticate nella cosiddetta medicina popolare. Presenta effetti lassativi nei fiori, in modo leggero ma efficace ed è seguito da un'azione antispasmodica della muscolatura che ricopre l'intestino crasso. Per cui essi sono molto indicati nella stitichezza funzionale. I frutti, al contrario dei fiori, sono astringenti e perciò utili in caso di diarrea semplice e di decomposizione intestinale; altresì sono anche aperitivi e tonificanti dell'organismo in generale. Il consumo dei frutti provoca un aumento dell'appetito e una sensazione rinfrescante e rivitalizzante; si possono mangiare freschi, cotti, sotto forma di sciroppo e anche in marmellata. Il liquido di cottura si può utilizzare per effettuare tamponi nasali, fermandone l'emorragia; si può usare anche per fare sciacqui e gargarismi in caso di gengivite e di faringite. Si usa come rimedio per foruncoli, preparando con la corteccia una normale tintura che viene applicata più volte con una garza sul foruncolo. E’ un rimedio infallibile contro l’acne. In questo caso si fa, applicando sulla pelle l’ impiastro ricavato dal pestaggio dei frutti. Lo stesso impiastro può essere usato anche come un’ottima maschera di bellezza. Infine, si può preparare un ottimo sciroppo antidiarrea, facendo cuocere per un quarto d’ora una mistura egualitaria di frutti e zucchero. I fiori possono essere usati per infusi diuretici e lassativi; contro i raffreddori e il mal di gola, si usa l’infusione di foglie. Inoltre, con alcool, zucchero, vino bianco e bacche di trigni maturi, si può preparare un buon liquore digestivo; con la distillazione dei frutti, invece, si ottiene dell’ottima acquavite. Il trigno, come i mirtilli e in genere tutti i frutti del sottobosco di colore violacei, possono essere usati anche per combattere la presbiopia. E questo in virtù non solo delle vitamine (E, A e soprattutto C) contenute in esse, ma anche di sostanze come astaxantina, betacarotene e antocianosidi. L’insieme è in grado non solo di migliorare la visione notturna, ma anche di facilitare la rigenerazione della rodopsina, rafforzando la retina. La medesima azione protettiva è contenuta anche nella normale marmellata ricavata da questo caratteristico frutto. Ricetta: lavare i trigni, snocciolarli e porre nel tegame il tutto, lasciando cuocere per 20 minuti, spappolandoli con un cucchiaio di legno. Dopo aver passato il tutto al setaccio e rimette di nuovo sul fuoco il composto per 20 minuti come prima. Quindi versare il liquido ancora caldo in un vasetto sterilizzato e conservare in luogo oscuro. Uso: un cucchiaino da caffè al mattino di marmellata per un mese. Se la vista migliora, smettere e riprendere la cura alla bisogna. Dulcis in fundo. Scoperta di recente la sua proprietà anticancro e utilizzato come integratore, in virtù di una mistura miscelato agli aminoacidi, ai minerali ed alle vitamine, in sole 24 ore ha la proprietà di uccidere quasi l’80 per cento – tra il 70/78 – delle cellule malate (colon, ai polmoni ed alla cervice uterina). Così che i trigni neri, le antiche piante dei nostri nonni possono oggi fermare e sconfiggere per davvero la cosiddetta malattia del secolo, ossia il cancro.

 

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