Bologna per un giorno è stata capitale italiana della sanità pubblica. Le professioni sanitarie si annusano e provano a collaborare per il rilancio del SSN.
BOLOGNA. E' tutto chiaro, il Servizio Sanitario Nazionale rischia il collasso definitivo in Italia se non si interverrà con celerità per invertire la tendenza all'auto-distruzione. E' quanto è emerso a Bologna stamane nell'ambito della XI Conferenza nazionale Gimbe.
Bologna per un giorno è stata la capitale italiana della sanità pubblica.
Nella fase inaugurale dell'evento il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha fatto il punto sul progressivo definanziamento della sanità pubblica e ha illustrato la 'ricetta' Gimbe per il "disinvestimento da sprechi e inefficienze, dimostrando che la riqualificazione della spesa sanitaria rappresenta una strategia irrinunciabile per contribuire alla sostenibilità del Ssn".
Nel periodo 2012-2015 ci sono stati tagli al SSN per quasi 25 miliardi di euro, per esigenze di finanza pubblica e tutti al di fuori dell'Accordo Stato-Regioni (Legge di stabilità 2013, Spending review, DL 98/2011, DL 78/2010).
Ci sono due cose che il Governo Centrale può fare per salvare il SSN, ha riferito Cartabellotta:1) garantire che gli sforzi in atto per contenere la spesa sanitaria non vadano a intaccare la qualità dell'assistenza;
2) sostenere Regioni e Province Autonome con infrastruttura più debole, affinché possano erogare servizi di pari qualità alle Regioni con migliori performance.
La sostenibilità dei sistemi sanitari è "una sfida globale, ma al tempo stesso non è un problema esclusivamente finanziario perché un'aumentata disponibilità di risorse - sottolineano gli esperti - non permette di risolvere cinque questioni chiave: l'estrema variabilità nell'utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie, non giustificata dalla eterogeneità clinica né dalle preferenze dei pazienti; gli effetti avversi degli eccessi di medicalizzazione; le diseguaglianze conseguenti al sotto-utilizzo di servizi e prestazioni dall'elevato valore; l'incapacità di attuare efficaci strategie di prevenzione, specialmente quella non medicalizzata; gli sprechi che si annidano a tutti i livelli".
Salvare la sanità pubblica è un impegno che riguarda tutti i protagonisti, che devono mettere da parte interessi di categoria e competizioni e intraprendere una nuova stagione di collaborazione.
I vertici di tutte le rappresentanze professionali sono stati i protagonisti del forum 'Il valore dell'integrazione professionale: un confronto culturale in territorio neutrale'.
Cartabellotta ha posto loro alcune domande, tra cui:1) "Perché in tutti i dibattiti pubblici che mettono le professioni sanitarie l'un contro l'altra armate non si riesce a ripartire dal valore dell'integrazione multi-professionale per i pazienti e per la società?";
2) "L'estrema frammentazione delle categorie professionali in Italia può essere ridotta?";
3) "La (ri)programmazione sanitaria, indispensabile per disinvestire da sprechi e inefficienze, è compatibile con le normative vigenti e i contratti di lavoro?";
4) "L'informazione dei sanitari rivolta ai cittadini è importante?".
- Alessandro Beux (Federazione nazionale Collegi professionali tecnici sanitari di radiologia medica): "occorre iniziare a collaborare tutti assieme, le professioni sono cambiate in meglio e hanno necessità di essere rispettate e comprese per essere sempre più vicini al cittadino; i dati presentati da Cartabellotta rendono evidente il divario tra ciò che è stato dichiarato e ciò che è la realtà dei fatti; per lavorare assieme dobbiamo smettere di fare il lavoro degli altri; la Chersevani ha detto di non aver soluzioni, ma io credo che ci si può lavorare, basta volerlo; guardiamo prima ciò che ci unisce, prima di pensare a ciò che ci divide; per i contratti occorre sensibilizzare i sindacati, i politici e le istituzioni pubbliche perché vengano prese in considerazione le esigenze dei professionisti che negli ultimi decenni sono totalmente cambiate; mi associo a quanto detto dagli altri intervenuti e credo che il SSN potrà essere rilanciato solo se l'alleanza vera nasce da un accordo tra le parti, parti che parlano al cittadino nella stessa maniera; il cittadino deve fidarsi del cittadino e deve sentire un'unica proposta assistenziale".
- Antonio Bortone (Coordinamento nazionale Associazioni professioni sanitarie): "a nome di tutte le professioni sanitarie non posso che dire grazie a Gimbe per questa occasione di confronto; le professioni sono pronte a camminare mano nella mano con i medici e con tutti i protagonisti del SSN, nel rispetto del paziente, che resta al centro dell'assistenza e della nostra mission; unire le varie categorie professionali? possibile ma occorre lavorarci su, anche perché saremmo veramente in tanti; l'aspetto contrattuale è importante e serve a migliorare l'efficienza degli operatori; è una opportunità da cui non si può prescindere per rilanciare il SSN; i contratti sono ormai vecchi e vanno tutti rivisti, non sono più in 'commercio'; informare come professionisti della salute puntualmente e in maniera intellettualmente onesta il cittadino è una condizione da cui non si può può prescindere; come Aifa dico basta ai finanziamenti a pioggia, ma mettiamo in campo fondi destinati a progettazioni che sappiamo che porteranno a dei risultati; rivediamo anche le norme che regolano la ricerca indipendente; è fondamentale rinnovare l'impegno nel coinvolgimento dei destinatari finali del percorso, ovvero il paziente".
- Roberta Chersevani (Fnomceo): "noi medici non siamo armati contro nessuna delle professioni sanitarie, non vi è alcuna guerra in atto, non ci sono soggetti più aggressivi e altri meno aggressivi; la realtà è un'altra, il paziente è e deve rimanere al centro dell'assistenza; oggi è una occasione unica per incontrarci, nella realtà c'è grande collaborazione tra le professioni, senza contrapposizioni; ringrazio Cartabellotta per questo confronto serrato ma sereno; la disponibilità al dialogo c'è tutta. Tra amici e tra giovani si trova subito l'intesa, anche noi professionisti dovremmo cercare e trovare la bontà del lavorare assieme nel rispetto delle reciproche professioni; onestamente non vedo soluzioni su questo, ma proviamoci; le federazioni regionali? ci credo poco; sui contratti di lavoro ci si deve rivolgere alla politica e alle istituzioni governative, non siamo noi a dover decidere; al momento è difficile ma è giusto non partire con i vecchi sistemi altrimenti non si arriverà da nessuna parte, semplicemente perché rischiamo di trascinarci dietro dei fardelli che vanificherebbero tutto; sull'informazione ci sarebbe tanto da dire, ma dobbiamo essere noi i primi a bene informare, la comunicazione con i cittadini è molto importante".
- Beatrice Mazzoleni (segreteria FNC IPASVI) in sostituzione di Barbara Mangiacavalli (Presidente nazionale Ipasvi), assente per altri impegni istituzionali: "come Infermieri siamo pronti a camminare assieme a tutti gli altri professionisti della salute; partiamo dai dati che abbiamo per ripartire e per rilanciare il SSN; ci sono modifiche e risoluzioni in atto contro gli sprechi, quindi prendiamo spunto da quanto di buono già c'è e lavoriamoci su; occorre un metodo per giungere alla collaborazione tra le professioni sanitarie; c'è un buon quadro normativo in materia di contratti di lavoro, purtroppo però oggi è tutto affidato alla buona volontà degli operatori, occorre rivedere tutta la contrattualistica e dare più dignità ai professionisti della salute; sulla corretta informazione si deve lavorare tanto, ma occorre partire dagli errori per non sbagliare in futuro, tutti dobbiamo parlare la stessa lingua".
- Maria Vicario (Federazione nazionale dei Collegi delle ostetriche): "utilizziamo tutte le risorse e andiamo avanti mano nella mano verso il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale; veniamo da una esperienza di aggregazione che ha visto riunificare più collegi provinciali degli ostetrici, per cui siamo pronti alla riforma degli ordini; non ci credo tanto all'unificazione in un unico ordine per i professionisti sanitari, ma una intesa è possibile e la si può fare basandosi sul reciproco rispetto e su quanto di buono fatto finora dalle società scientifiche in materia; ricordo le battaglie messe in atto a livello nazionale con il collega e amico Angelo Mastrillo, allora presidente dell'Associazione Nazionale Tecnici di Neurofisiopatologia; credo poco nella realizzazione di collegi solo regionali, perché significherebbe trovarsi di fronte a delle resistenze, dovute spesso a situazioni debitorie locali; sui contratti occorre mediare e dare i giusti strumenti ai professionisti sanitari per poter operare; le enunciazioni vanno bene, ma occorre essere realisti: per esempio nel campo delle nascite e dei punti nascita la situazione è drammatica e i dispositivi di legge locale non bastano più a tappare le falle normative e procedurali; la giusta informazione è necessaria; i centri nascita sono una cosa fondamentale per formare la cittadinanza sul parto, basta inflazionare il settore con notizie che disorientano la partoriente e chi gira attorno ad essa; ripensiamo all'intero percorso-nascita".
Nella sessione dedicata alla ricerca indipendente sono stati presentati i risultati dello studio Aifa-Gimbe. Si è parlato del 'destino' dei 207 progetti finanziati dall'Agenzia del farmaco. Nel corso degli ultimi anni i fondi per la ricerca sono diminuiti in maniera precipitosa. Si è parlato anche degli sprechi dell'AIFA e del sistema di finanziamento che non è più attuale. Va rivisto l'intero settore e soprattutto la trasmissione dei fondi.
Silvio Garattini, scienziato, Mario Negri direttore dell'Istituto ricerche farmacologiche e Mario Melazzini, neo-presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), hanno discusso sul futuro della ricerca indipendente in Italia, che può essere puramente indipendente, sponsorizzata, mista, spontanea no profit, profit.
Ai due Cartabellotta ha chiesto:
1) a quale research questions dovrebbe rispondere la ricerca indipendente al fine di massimizzare il value (il ritorno)?
2) Perché il SSN continua a buttare soldi su farmaci e apparecchiature non validate e non utili per l'assistenza e la cura?
Melazzini: "Anche in questo caso molte cose vanno modificate. Occorre necessariamente limitare lo spreco e chiederci qual è l'obiettivo della ricerca indipendente, ovvero la ricaduta sul Sistema Sanitario Nazionale e sul paziente-utente. La produzione scientifica fine a se stessa non serve a nulla e a nessuno. Vanno messi dei paletti molto forti, non possiamo sprecare nemmeno un centesimo di euro per progetti di studio che non danno risultati; non conta il nome, ma credo sia opportuno concentrarci sulla sostanza della ricerca, sui contenuti e sui risultati; l'obiettivo della ricerca? deve essere un supporto alle risposte che chiede il cittadino, che ha diritto al percorso di cura più specifico ed appropriato; vorrei richiamare tutti alle nostre responsabilità: Aifa, industrie farmaceutiche e istituzioni; la comunità scientifica deve avere il coraggio di ammettere che alcune cose non vanno; evitiamo duplicati inutili ed evitiamo che si continui a buttar via denaro della collettività; l'attività di ricerca privata deve essere concorrente di quella pubblica; in futuro è importante stimolare il lavoro di rete, facciamo goal tutti assieme".
Garattini: "credo che dal punto di vista generale il progetto della ricerca indipendente è stato ostacolato dall'industria farmaceutica, mettendo in campo studi già pre-confezionati; se molti studi fossero stati tenuti in considerazione il Governo italiano avrebbe risparmiato tantissimo in termini di ritorno; per esempio alcuni studi che mettono in relazione farmaci che costano poco e farmaci che costano tanto dimostrano che quelli che costano poco sono spesso migliori degli altri; valorizzare la vera ricerca può dare dei risultati sorprendenti; non è il nome della ricerca che conta, ma la sostanza; preferisco continuare ad usare il termine 'indipendente' per indicare la ricerca di questo tipo; c'è la tendenza alla non pubblicazione dei dati negativi, ma è un errore, da ciò che non va si può imparare; come ricercatori indipendenti siamo costretti a riparare le falle del sistema italiano per poter accedere ai finanziamenti europei; tutti i sistemi per valutare un nuovo farmaco continuano ad essere secretati e questo è sbagliato; il farmaco deve essere valutato anche per il suo valore terapeutico aggiunto e smettendo di confrontandolo con il placebo; tutto quello che viene dato per approvare un nuovo farmaco viene dato dall'industria farmaceutica; cambiare le regole è difficile ma è necessario; cambiarle significherebbe risparmiare tantissimo e rendere la ricerca veramente uno strumento al servizio del cittadino; non parliamo poi di omeopatia, questi continuano a vendere acqua fresca senza essere fermati; e c'è di peggio, ci sono addirittura percorsi universitari che preparano sull'omeopatia".
Gli 8 progetti del Laboratorio Italia realizzati da Regioni e aziende sanitarie, utilizzando le evidenze scientifiche per guidare l'appropriatezza professionale e i reali bisogni dei pazienti per riorganizzare i servizi, si sono rilevati la prova provata che "l'appropriatezza è la chiave per la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale".
Nel corso dell'evento bolognese assegnati il Premio 'Salviamo il nostro Ssn' a Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, e il Premio 'Evidence' a Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Professore Ordinario di Igiene e Medicina preventiva presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.
De Biasi, originaria di San Severo (FG), in Puglia, è stata premiata per la sua attività parlamentare a difesa del cittadino e dei professionisti della salute, anche mettendosi in contrasto con le scelte del Governo Centrale, e per:
- difendere continuamente un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico nell’ambito dell'attività parlamentare e in tutte le occasioni di dibattito pubblico, esprimendo quando necessario anche posizioni di dissenso con il Governo;
- aver coordinato l’indagine per la Sostenibilità del SSN che ha fornito all’esecutivo rilevanti indicazioni programmatiche per «salvare il SSN»;
- rilevare in tutte le occasioni i rischi di nuovi tagli alla sanità;
- aver messo continuamente tutti in guardia sul rischio di perdere un servizio sanitario pubblico, consegnandolo alle assicurazioni;
- aver difeso strenuamente il ruolo del Parlamento nella definizione dei livelli essenziali di assistenza;
- aver sempre posto i professionisti sanitari al centro del SSN e valorizzato il ruolo dell’integrazione multi-professionale.
"Sono commossa, come politico non posso che accettare un premio così importante; dobbiamo iniziare a lavorare tutti assieme: politica, professionisti della salute e cittadini; il politico non può decidere tutto su tutti dal buio di una stanza; la politica deve riconoscere le professioni sanitarie, sono 10 anni che aspettiamo, è arrivato il momento di fare le leggi giuste; basta tenere in ostaggio l'iter per la creazione degli Ordini delle professioni sanitarie; l'Italia deve tornare in Europa anche su questo e non si può far finta che non c'è un problema di contrattualistica, la dignità degli operatori va rispettata" - ha detto la De Biasi, visibilmente commossa.
Ricciardi è stato premiato per:
- aver pubblicato rilevanti evidenze scientifiche, nell’ambito della sanità pubblica e dell'organizzazione sanitaria;
- il suo impegno in qualità di editor di prestigiose riviste di sanità pubblica;
- aver contribuito alla formazione di base, specialistica e continua dei professionisti italiani con numerose monografie;
- essere l'unico editor italiano dell’Oxford Handbook of Public Health Practice (curerà anche la quarta edizione);
- aver immediatamente intuito dopo la riforma del Titolo V, la necessità dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, al fine di monitorare le diseguaglianze;
- rappresentare il nostro Paese con prestigiose cariche all’interno di organizzazioni internazionali;
- il suo impegno istituzionale finalizzato a integrare la scienza nelle politiche sanitarie per tutelare la salute delle persone.
"Sono veramente onorato di questo premio; nessuno avrebbe scommesso sulla durata del nostro Sistema Sanitario Nazionale, ma dura e durerà ancora; in Inghilterra il SSN è in fase di smantellamento, non facciamo gli stessi errori della Gran Bretagna; i medici inglesi smettono di fare la professione medica o vanno all'estero; in Italia per fortuna accade il contrario, la fuga è limitata; poi ci sono le Eccellenze Italiane e le Fondazioni come GIMBE che difendono il SSN e si mettono dalla parte delle istituzioni e dei cittadini" - ha concluso Ricciardi.
La Conferenza, ci ha tenuto a precisare Cartabellotta, è stata interamente sostenuta dalla Fondazione Gimbe, senza apporto di sponsor istituzionali o commerciali.
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