L’allerta parte in pronto soccorso toscano. La campagna si chiama “Punto nel Vivo” e coinvolge 25 centri in Italia impegnati proprio nella prevenzione delle reazioni anafilattiche potenzialmente fatali.
FIRENZE. Che sarà mai, è solo una puntura! Ma quelle degli imenotteri – api, vespe e calabroni – possono innescare reazioni anafilattiche, talvolta anche potenzialmente fatali. Per sensibilizzare il pubblico sull’esistenza e i rischi di queste reazioni allergiche, partendo dal pronto soccorso dell’Ospedale San Giovanni di Dio diretto dal dottor Gianfranco Giannasi, con l’obiettivo di coinvolgere in seguito tutti i punti d’emergenza dell’Azienda sanitaria di Firenze – Santa Maria Nuova, Ponte a Niccheri, Borgo San Lorenzo e Figline Valdarno –, è in corso una campagna d’informazione promossa dal Centro di allergologia e immunologia clinica diretto dal dottor Maurizio Severino.
La campagna si chiama “Punto nel Vivo” e coinvolge 25 centri in Italia impegnati proprio nella prevenzione delle reazioni anafilattiche potenzialmente fatali. Proprio nei pronto soccorso, infatti, giungono solitamente i pazienti con reazioni di diverso grado che, oltre al trattamento d’emergenza, necessitano di una adeguata informazione sui rischi futuri e devono essere indirizzati al centro di Allergologia per la prevenzione di ulteriori reazioni anafilattiche.
E, dunque, lì, nel centro dell’emergenza, viene ora diffuso materiale informativo sull’allergia al veleno di imenotteri che illustra cosa sono gli imenotteri e quali sono le reazioni e le possibilità diagnostiche e terapeutiche.
Oltre a manifesti e brochure, la campagna, la prima in Italia sull’argomento, conta anche su una pagina Facebook (www.facebook.com.puntonelvivo) e intende anche sensibilizzare i professionisti della salute, a partire dai medici di medicina generale e da quelli appunto dei dipartimenti dell’urgenza.
Dal 1985 l’Azienda sanitaria di Firenze ha messo in piedi una task force a Torregalli divenuta punto di riferimento per l’intera Toscana e anche fuori dai confini regionali. L’equipe si avvale anche della collaborazione di dermatologi, ematologi e anestesisti ed è in grado di intervenire quando il pungiglione di un imenottero scatena in un individuo reazioni che possono essere mortali. Alla struttura si rivolgono in media ogni settimana 6 pazienti allergici a quel veleno, e più di 600 persone ogni mese effettuano la vaccinazione, il 60% dei quali proveniente da altre Asl.
La puntura di api, vespe e calabroni può provocare reazioni locali più o meno estese, edemi in sede cutanea che possono durare più di 24 ore, ma anche reazioni generalizzate con orticaria, angioedemi, asma, edema della glottide, dolori viscerali, perdita di conoscenza. Si calcola che il problema giunga ad interessare il 19% della popolazione e che tra lo 0,4 ed il 5% abbia reazioni sistemiche.
«È molto importante distinguere la sintomatologia – spiega il dottor Maurizio Severino, responsabile del centro – perché dopo una reazione sistemica il rischio di sviluppare una risposta analoga con una nuova puntura è compreso tra il 40 e il 65%. Invece solo il 5-10% dei pazienti con anamnesi di reazioni locali estese sviluppa una reazione sistemica alla successiva puntura. Entrambe le reazione necessitano una valutazione allergologica».
Il fondamentale presidio salvavita che il paziente allergico deve portare sempre con sé, imparando come e quando utilizzarlo in caso di reazioni sistemiche è l’autoiniettore di adrenalina che consente di iniettare la sostanza in circa 10 secondi, in modo da limitare i sintomi delle reazioni allergiche più gravi.
L’unica terapia in grado di modificare la risposta immunitaria nei soggetti allergici, portando alla protezione clinica del paziente, è l’immunoterapia allergenica specifica (AIT) per il veleno di imenotteri che è raccomandata a soggetti con reazioni sistemiche con test cutanei e sierologici positivi, ed è estesa anche a soggetti con reazioni non pericolose per la vita (quali l’orticaria), che presentino fattori di rischio quali attività lavorativa, hobbies, presenza di patologia cardiovascolare. Generalmente la durata di trattamento è di almeno 5 anni e l’efficacia protettiva è stimata fino al 98% a seconda del tipo di veleno coinvolto (vespa più protettiva che ape).
Un’indagine svolta su oltre mille medici di medicina generale, figura centrale nell’indirizzare il paziente verso un corretto percorso diagnostico e terapeutico, ha evidenziato che il 74% di essi vede fino a 10 pazienti all’anno con reazione locale estesa. L’80% dei medici di famiglia è a conoscenza dell’adrenalina auto iniettabile mentre solo il 36% conosce abbastanza bene l’immunoterapia allergenica specifica.
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