Il primo governo Draghi ha giurato. Molto da dire in proposito, anche solo a commento della sua composizione tecnica e politica. La rappresentatività delle forze che lo sosterranno è ben espressa, in termini di lottiz … pardon, di assegnazione di dicasteri chiave. Qualcuno finalmente sarà contento che potrà tornare a governare come un “bravo papà”, magari poi quanto sia bravo questo genitore nell'acquistare camici e vaccini, mettendo in difficoltà altri “papà” per i loro vaccini, questo è un altro discorso.
Governo Draghi, confermato Speranza al dicastero della Salute
Ci sono poi presenze antiche che ritornano, forse a completare l’opera di destrutturazione del welfare nazionale, o semplicemente a delimitare aree di interessi e di affari. Sicuramente qualcuno al governo dovrà domandarsi con quale identità e programmi vorrà esprimere la sua idea di società, persa ormai nella ricerca del consenso o perché costretto a fare i conti con la vita reale, fuori da social e piattaforme di vario tipo, o nella cronica ed asfissiante corsa verso un centro moderato, ma che tale non è stato mai.
Molti sanitari probabilmente tireranno un sospiro di sollievo per la presenza confermata al dicastero della salute. Presenza il cui lavoro non potrà però essere più letto unicamente lungo l’asse della risposta emergenziale alla pandemia in atto, ma con uno sguardo più ampio, che preveda l’utilizzo delle risorse a disposizione per ri-costruire un sistema di tutela della salute che sappia garantire i singoli e la collettività.
Un sistema che vada oltre l’appiattimento del mero intervento sanitario e legga il benessere del corpo e della mente strettamente legati ad un'istruzione scolastica valida, alla tutela del reddito lavorativo, alla sicurezza sui luoghi di lavoro, alla progettualità di una società all’avanguardia che non releghi i propri anziani ad essere soggetti di un’assistenza sanitaria residuale, dispendiosa e farraginosa, ma soprattutto inutile a proteggerli di fronte ad una pandemia che ne ha fatto strage.
Intendiamoci, c’è anche chi è rimasto fuori dal governo e continua a sbraitare di voler tornare alle urne. Rivendicazione un po’ fine a se stessa, specie considerando il fatto che chi dice di essere all’opposizione, in passato c’è stato per venti anni al governo, facendo danni inenarrabili e recentemente c’è ritornato concorrendo, al pari di tutti, all’immiserimento del quadro sociale ed economico del paese. Qualcuno, a questo punto, potrebbe dire che non si può contestare tutto e tutti così, a testa bassa.
In fondo c’è una pandemia, bisogna fare dei sacrifici ed utilizzare le risorse al meglio. Insomma cercare di accontentarsi. Osservazione pertinente. Anche se non è ben chiaro di cosa ci si dovrebbe accontentare, dato che ci sarà da essere poco, ma molto poco (permettetemi l’ossimoro governativo) di cui gioire. La composizione di questo governo, tecnica e politica, quasi può essere paragonata, con un’iperbole poetica, all’operazione commerciale e professionale della promozione di un pacchetto di biscotti a sostegno degli infermieri.
Un’operazione che sul piano della grafica - il pacchetto azzurro con il fonendoscopio penzolante - ricorda molto l’immagine aleatoria dei medici di “Scrubs” o di “Grey’s anatomy” e vuole parlarci di quando “i mulini erano bianchi”, in un paese però in cui non basta una casacca azzurra per fare una buona sanità. In un paese dove i mulini non sono stati mai bianchi. Tutt’altro! Erano luoghi di sofferenza e di schiavitù, sfruttamento minorile e prigione familiare, con ratti infestanti che scorrazzavano in ogni dove. Chi andava al mulino a macinare i suoi prodotti sudati vedeva che il prezzo del grano o delle olive che scendeva sempre quando doveva vendere, mentre la macinatura ogni volta aumentava di prezzo.
Non c’entra con il governo Draghi? C’entra eccome, chiedetevi perché il pane al Sud è così grande - e buono – ed ha una pezzatura che basta per tutta una settimana, ed oltre. La risposta è la chiave di lettura di questa pandemia e di questo paese dove però non possiamo più permetterci di lottare contro i mulini a vento, come il prode cavaliere di Cervantes. Non possiamo più essere eroi agonizzanti intrappolati tra le pale del mulino del governo Draghi, che continuerà a girare per macinare il grano del padrone delle terre.
Chissà, se possiamo prendere esempio, restando nella metafora dei mulini, dalla lotta e dalla presa di coscienza proprio di un mugnaio: Menocchio, al secolo Domenico Scandella, di Montereale Valcellina, in provincia di Pordenone. Menocchio fu ucciso dall’inquisizione nel 1599 perché aveva osato diffondere le sue idee popolari in merito ad una concezione del mondo molto diversa da quella ufficiale, dove la cosmogonia teologica veniva ridotta a quello che potevano essere le dinamiche e le azioni che si creano in un formaggio con i vermi.
Ecco, io credo che dovremmo essere mugnai di rinnovamento, sia di una difesa della salute pubblica, sia di una società che si perde dietro a governi tecno-politici, preoccupata dei politici, mentre in realtà sono proprio i tecnici quelli che creeranno più problemi. La consapevolezza che è ora di distribuire il formaggio a tutti, in maniera equa, liberandosi dai vermi che lo infestano, credo sia qualcosa su cui ragionare. Non per fare la fine di Menocchio, ma per rendere i mulini bianchi, realmente, e per tutti.
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