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Editoriale

Concorso Infermieri Bologna: una settimana fa...

di Fiorenzo Nightmare

Concorso Bologna

Più di 9000 persone si sono radunate all'Unipol Arena di Casalecchio di Reno per sfidarsi nella gara della vita.

Si sono presentate più di 9000 persone. In un caldo giorno di fine primavera. L'ansia e l'attesa si palesavano nell' aria, mescolandosi ai profumi che provenivano da quei camionicini che dispensano succulenti panini e bibite rinfrescanti.

Di queste 9000 persone, tante hanno viaggiato di notte pur di non perdersi uno degli eventi dell' anno. Uno di loro pare abbia addirittura scavalcato le grate pur di partecipare.

No; non sto parlando del concerto di Vasco Rossi ma del concorsone di Bologna. Una moltitudine di giovani dalle belle speranze, rara da vedere tutta assieme, eccezione fatta per chi ha l'abitudine di andare allo stadio la domenica, ovviamente.

Suddivisi secondo un ordine alfabetico, siamo indirizzati ognuno verso il proprio gate di ingresso. Come nelle migliori tradizioni, sono disattese le tempistiche previste e,dopo più di tre ore, la maggior parte di noi si accomoda sulle tipiche seggioline degli spalti di un palasport.

La visione è surreale. Dagli spalti in alto, quelli bui per intenderci, tanto bui da rendere difficile la lettura delle domande della prova, uno sciame di persone sedute ed altre che cercavano il proprio posto nell' arena e nel mondo.

Una cinquantina di persone munite di pettorina fluorescente con la scritta “staff” a dirigere gli aspiranti del posto fisso. Avete letto bene... 50, poco più poco meno, per 5000 persone. Nel composto marasma generale, una voce si udiva in lontananza, quasi fosse un'eco. Era la presidente di commissione che, col fare tipico delle litanie ecclesiastiche, indicava le regole del concorso che stava per cominciare.

Fino al momento catartico dello slogan ormai famoso “noi siamo pronti”, ripetuto con tanto vigore ed enfasi da sembrare convincente.

Dopodiché il CAOS.

Prove consegnate in tempi diversi tra platea e spalti, fogli sfusi e non sigillati, trenta minuti soltanto per rispondere a 40 domande, alcune delle quali necessitavano di lettura e comprensione data la lunghezza dei testi, un cartoncino A4 come piano di appoggio.

Provassero loro a maneggiare tutti quei fogli, quelle buste, quei codici a barre con l'ansia che la penna possa accidentalmente segnarli in qualche modo (in questo caso era prevista l'esclusione dal concorso).

Domande uguali... uguali, avete letto bene per la selezione svolta il secondo giorno. Ne sono state contate almeno 12.
Trenta minuti passano veloci , soprattutto se paragonati alle quattro ore di attesa. Ci comunicano la fine della prova; gli ultimi attimi disperati per controllare almeno di non aver posto una x nella losanga sbagliata. Tutto finito. Noi siamo pronti... Io no. Io non sono pronto. Sono incazzato.

Soprattutto quando, a distanza di due giorni, la direttrice Ausl di Bologna, sottolinenando con fastidiosa e ferma auto-convinzione che tutto sia svolto al meglio, dichiara che si è concordata la possibilità di assumere infermieri anche prima dell'ottenimento della graduatoria.

Perché allora non assumerci tutti, in ogni parte di Italia, secondo altri metodi di reclutamento? Servono infermieri? Eccoci... noi siamo pronti. Per questo siamo pronti davvero. Un concorso pubblico nazionale alla stregua di un “gratta e vinci”.

Fortunatamente, ricordando gli sguardi incrociati in quei giorni, posso affermare che tutti noi abbiamo superato a pieni voti un esame ben più importante; quello della nostra coscienza.

Sarebbe quantomeno curioso conoscere l'esito di questo esame di coloro che che sono ai vertici, che dovrebbero rappresentarci, che dovrebbero essere dalla nostra parte... rendiamo pubblica anche questa graduatoria?

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