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dalla redazione

Alzheimer: perdutamente IO.

di Mimma Sternativo

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Alzheimer e Arte: mantenere la memoria del bello.

Nel 2030 saranno oltre 75 milioni i pazienti affetti da demenza in tutto il mondo, morbo di Alzheimer compreso.

L’Alzheimer tende a privare l’essere umano del suo IO, quello che ci qualifica come persone uniche, quelle stesse persone che vediamo riflesse nello specchio, quelle persone dai mille sogni e progetti alcuni realizzati, altri lasciati nel cassetto…

"La diagnosi di Alzheimer genera paura, paranoia, angoscia ed emarginazione evocando immagini potenti, che condizionano i malati e la società.  La sua diagnosi può corrispondere all’emissione di una sentenza che imprigiona nel braccio della morte intellettuale molte persone anziane che sono ancora in buone condizioni funzionali". PETER WHITEHOUSE

“…posso affermare con certezza che ogni forma d'arte, anche se povera, alternativa, semplice diviene una piccola vittoria sull'annientamento della persona che tale malattia porta con sé.

Nello spazio transizionale dell'arte, aver dato voce alle forme, ai colori, alle linee, ascoltando le risonanze emotive che risuonavano in ognuno di noi, ha permesso un incontro diverso, attraverso linguaggi non verbali, con chi lentamente ed inesorabilmente è stato privato della sua identità..." C.S.

Ecco l’incredibile ed emozionante storia di William Utermöhlenè, pittore britannico al quale nel 1995 fu diagnosticato il morbo di Alzheimer.Dopo la diagnosi, aveva deciso di farsi periodicamente degli autoritratti, ha disegnato sè stesso per cinque anni, fino a che non ha dimenticato anche come si disegnava.

Dipinti che all’inizio lo ritraggono come un giovane dall’aspetto tenuto e curato, progredendo con dei segni che definiscono parti anatomiche proporzionate ma al contempo con una leggera incoerenza nell’insieme. I contorni diventano tuttavia sempre più nervosi ed astratti, fino a divenire un ammasso di segni che compongono una forma indefinita: l’uomo infatti non ha più un volto, ma solo un grande cranio che sfuma nel nulla.

Alzheimer

perdutamente io

Particolare anche la serie di foto di Tom Hussey. Nel progetto Reflections, il fotografo americano  ritrae donne e uomini anziani malati di Alzheimer che guardandosi allo specchio si vedono ringiovanire.

Da ripetere anche nel nostro paese l'interessante iniziativa svolta in alcuni musei americani, come quello d’Arte moderna e delle Belle arti di Boston, dove si è cercato di portare i pazienti affetti da morbo di Alzheimer nelle gallerie, usando le collezioni di opere d’arte come strumenti efficaci per impegnare le menti danneggiate dalla demenza.

Una paziente di 73 anni, presente al museo d’arte moderna che soffriva di una forma di Alzheimer che le rendeva molto difficile la lettura e il trovare le parole giuste per esprimersi, di fronte al dipinto di Wyeth e di Rousseau era quasi diventata loquace. Il marito ha poi raccontato, che mentre i ricordi specifici riguardanti il museo erano svaniti, quelli emozionali invece erano rimasti.

Ma la cosa sorprendente è che tutti quanti i pazienti non davano affatto l’impressione di confusione e ansia, come accade di frequente tra coloro che soffrono di Alzheimer. E quando parlavano dei quadri non si ripetevano o perdevano il filo del discorso, come succede di frequente.

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