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Editoriale

Un giorno lungo un turno

di Giordano Cotichelli

Dai metti su il caffè, sennò chi si muove stamattina. Già chiamano. Ancora deve sorgere il sole e già cominciano. Se mai hanno smesso. Bene, i prelievi. Facile a dirsi. Qua le vene neanche col luminol riesci a vederle. Ma quando vengono a posizionare il PIC? Finisco qui è arrivo. Il cordless? Sì brava, così sto sempre a rispondere al telefono. Devo finire ancora il giro e già ho due aghi da cambiare. Fammi schiacciare queste e… non credo che va bene mandare tutto quanto giù pel sondino: pappa, acqua, farmaci, fermenti. Ma no, dai! Dicevo per dire, ti pare. Sto qui, piano piano a somministrare la terapia per via enterale con tutto il tempo a disposizione. Nessun problema. Tanto ci sono gli altri tre colleghi a portare avanti il lavoro. Ah! Non ci sono? Ma non mi dire! Piuttosto hai visto in sala d’attesa? Come si fa? Sì, sì i codici colore, come per il triage, anche se credo sia inutile aumentare i colori se non aumenti il numero degli infermieri e dei medici.

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