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aggressioni in ospedale

Violenza contro gli infermieri, il problema è nazionale

di Redazione Roma

Dopo l’aggressione agli operatori del Pronto soccorso dell’Umberto I di Roma si sono registrati nuovi episodi di violenza nei confronti dei professionisti sanitari a Trieste e nel grossetano. Fatti incresciosi anche in Abruzzo e in Puglia, dove il governatore Emiliano parla di atti vili e deplorevoli verso chi tutela la salute.

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Lo sdegno dopo i fatti di Roma avvenuti sabato scorso – culminati con l’episodio di violenza che si è consumato al Pronto soccorso del Policlinico Umberto I, dove a seguito dell’assalto di decine di manifestanti no Green pass tre infermieri sono rimasti feriti – non è stato unanime. Né le parole del direttore del Dea, Francesco Pugliese (una professionista sanitaria, valida esperta capo turno, ha subito l’aggressione più violenta, verbale e volgare, mi hanno detto irripetibile sotto tutti i punti di vista, culminata con il lancio della bottiglietta in faccia) sembrano essere state recepite.

Ed ecco che poche ore fa, a Trieste, una donna di 61 anni – nata nella stessa città – ha aggredito, con spinte e calci tre operatori all’interno del Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara. Sul posto è intervenuta una volante e la donna è stata denunciata per interruzione di pubblico servizio, oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni personali e violenza privata.

Dal Friuli Venezia-Giulia alla Toscana, nella provincia di Grosseto (Roccastrada), dove un uomo si è barricato nel Pronto soccorso, minacciando gli infermieri. Il 40enne era stato arrestato poco prima dai carabinieri, dopo essere stato trovato ubriaco alla guida (inoltre non aveva la patente e, soprattutto, stava scontando una pena detentiva, ragione per cui non poteva essere lì a quell’ora). L’ambulanza lo ha trasportato in ospedale dove, complice ancora il suo stato alterato, ha iniziato a iniziato a inveire contro i presenti e – all’apice dell’alterazione – ha cercato di barricarsi all’interno di una stanza con l’obiettivo di colpire i professionisti sanitari. Non con poca fatica, i carabinieri sono riusciti ad immobilizzarlo, arrestandolo.

Fatti deplorevoli, fenomeni di violenza contro i sanitari in preoccupante ascesa, che seguono quanto è stato compiuto poche settimane fa in Abruzzo, nel Pronto soccorso dell’ospedale di Pescara, da una donna giunta ferita ma in palese stato di ubriachezza. Con i vestiti ancora sporchi di sangue, la paziente è andata su tutte le furie, aggredendo due infermiere, un medico e una guardia giurata. Chi ha tentato di calmarla per tutta risposta ha ricevuto calci, graffi e spinte. Si è pertanto reso indispensabile l’intervento degli agenti del posto di polizia dell’ospedale nonché di una pattuglia della squadra volante. La donna è stata fermata e condotta in questura.

Ma in questa mappatura delle aggressioni nei confronti degli infermieri non fa difetto (tutt’altro) il sud Italia. Un caso assai recente è quello avvenuto in Puglia, nel Pronto soccorso dell’ospedale Giuseppe Tatarella di Cerignola, in provincia di Foggia. Autore dell’aggressione un uomo a cui i sanitari stavano prestando assistenza. Da quanto ricostruito, all’improvviso e senza alcuna ragione, il paziente – in evidente stato di agitazione – rimosso i dispositivi di monitoraggio cardiocircolatorio che gli erano stati applicati ha aggredito i sette sanitari presenti – quattro infermieri, un Oss e due medici – e provocato ingenti danni alla struttura. Sul posto sono dovute intervenire le forze dell’ordine. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, avvisato dell’accaduto ha voluto manifestare la sua solidarietà ai sanitari aggrediti. Un atto vile e deplorevole – le sue parole – compiuto ai danni di chi svolge il proprio lavoro per il bene della comunità e a tutela del diritto alla salute.

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