Rianimazione
Aggressione in piena regola, nei confronti di una professionista sanitaria, presso l’ospedale Sant’Andrea. Una 55enne, registrata al triage e stanca di attendere il proprio turno, si è scagliata contro un’infermiera cercando di strangolarla. Il laconico commento di Opi e Omceo Roma: Se si digitano su Google le parole “aggressione” e “Pronto soccorso”, si ha una idea dell’infinito di questi casi
. E Confintesa Lazio rimarca con forza: Non tollereremo più simili episodi
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Ennesima aggressione ai danni di un sanitario nel Lazio
È stato lo stesso sindacato a denunciare l’accaduto, confermato dalla questura di Roma: una professionista sanitaria è stata aggredita da una paziente, esasperata dai lunghi tempi di attesa presso il Pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea. Registrata al triage, la 55enne – spalleggiata dai figli, che hanno anche preso a calci la porta d’ingresso del Pronto soccorso – ha più volte protestato per il protrarsi dell’attesa. Nel momento in cui stava per essere visitata, la donna si è scagliata contro un’infermiera in servizio, tirandole i capelli e tentando di strangolarla. Tutto questo è avvenuto dinanzi agli occhi sbigottiti dei colleghi e delle forze di polizia già intervenute a seguito delle forti proteste della paziente e dei suoi familiari.
L’ennesima aggressione ai sanitari nel Lazio, che trova la ferma condanna dell’Opi e dell’Omceo Roma. Che commentano all’unisono: Se si digitano su Google le parole “aggressione” e “pronto soccorso”, si ha una idea dell’infinito: tale sembra infatti il numero delle aggressioni che subiscono infermieri e medici, i cosiddetti “nostri eroi”, all’interno dei Pronto soccorso. Lo avevamo denunciato meno di un mese fa, e ora è toccato ad una infermiera dell’ospedale Sant’Andrea
. Certamente l’Ordine delle professioni infermieristiche e l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Roma (che lo scorso mese hanno dato via alla costituzione della commissione paritetica infermieri e medici) esprimono tutta la loro solidarietà alla lavoratrice vittima di questa brutale aggressione.
Però, allo stesso tempo, precisano: Quando un fenomeno che sembra eccezionale diventa ripetitivo, allora ci si deve interrogare sulle sue cause strutturali, non solo sulla logica dell’emergenza, dalla quale pare che non si possa mai uscire. Insomma è un vero e proprio disagio sociale, e a pagarne il costo sono gli operatori sanitari
. Quindi i presidenti dei due ordini, Maurizio Zega e Antonio Magi, tornano a chiedere che si affrontino questo e altri problemi strutturali in adeguati confronti tra le autorità locali e le professioni sanitarie
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Pronto soccorso nel caos. Particolarmente dura la presa di posizione dei sindacati, con Confintesa Lazio che afferma: Non tollereremo più simili episodi: oltre ad esprimere piena solidarietà alla vittima dell’aggressione e a mettere a disposizione ogni strumento sindacale e legale a sua tutela, chiediamo che ogni Pronto soccorso sia dotato di un posto di polizia 24 ore su 24
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E ancora, che l’Azienda si costituisca parte civile nel processo a seguito della denuncia che verrà sporta dall’infermiera aggredita, e che si faccia carico delle spese legali e dell’assistenza psicologica di cui la stessa dovrà necessariamente usufruire per prevenire disturbi post traumatici da stress a breve, medio e lungo termine
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