Social network come veri campi di battaglia, ci risiamo: “Siamo cittadini italiani o che cosa? Se non puoi far notte in ospedale con un uomo in stanza, chiami tuo marito non che debbano spostare un anziano per la tua religione”. A scriverlo a chiare lettere, sul proprio profilo Facebook, un’infermiera, che ha invitato “a fare un giro” i “cattocomunisti”. Occasione ghiotta, in piena campagna elettorale, per esponenti della destra, che hanno diffuso e reso virale il post, facendone qualcosa di molto simile ad un manifesto politico.
Mamma trasferita, l'islamica non voleva mio fratello. Il post dell'infermiera
Quando Umberto Eco disse che con i social è stata data parola a legioni di imbecilli
, probabilmente pensava ad episodi simili.
Siamo a Parma, dove nella stanza di degenza di un reparto specialistico sono ricoverate nella stessa stanza un’anziana signora italiana (89enne, madre dell’infermiera autrice del post) e una bambina accompagnata dalla madre musulmana.
Per necessità, l’anziana avrebbe dovuto essere assistita dal figlio per la notte, ma la cosa sarebbe andata in contrasto con la religione della compagna di stanza, che avrebbe chiesto una soluzione alternativa. La cosa non è andata giù ai parenti dell’anziana e la figlia, infermiera, ha sbottato sui social.
Ecco, l’ennesimo episodio di hate speech, l’ennesimo esempio di come la professione non faccia necessariamente il professionista e un’occasione ghiotta - in piena campagna elettorale - per esponenti della destra, che hanno diffuso e reso virale il post, facendone qualcosa di molto simile ad un manifesto politico.
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