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Ospedali e Ulss senza infermieri, l'allarme di Nursind Verona

di Redazione

È allarme nelle due grandi aziende sanitarie veronesi dove lavorano complessivamente cinquemila infermieri, circa 2500 per ciascuna. Pochi, per la mole di lavoro da sostenere, denuncia Nursind Verona segnalando che nell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata e all'Ulss 9 mancherebbero centinaia di unità tra il personale infermieristico. Mentre nell'Aoui la carenza di organico è stimata in duecento infermieri, il sindacato fa sapere che l'Ulss avrebbe aumentato i posti letto e ripreso a pieno regime i servizi temporaneamente sospesi durante la pandemia, senza tuttavia aumentare il personale procedendo con nuove assunzioni.

Verona: mancano centinaia di infermieri. Nursind: stipendi da adeguare

corsia ospedale

È allarme nelle due grandi aziende sanitarie veronesi dove lavorano complessivamente cinquemila infermieri: Pochi per la mole di lavoro da sostenere.

Il turnover sarebbe fermo dai tempi del Covid ma, nonostante la mancanza di infermieri, nella Ulss sono stati re-internalizzati servizi importanti quali l'assistenza domiciliare integrata (Adi), la clinica di salute mentale Rems di Nogara e il centro di accoglienza residenziale Cerris di Verona.

Il personale è tornato ai livelli prepandemici, ossia sottorganico, ribadisce Simone Munaretto, segretario sindacale provinciale.

Secondo il Nursind, oltre alla mancanza sempre più grave di infermieri in corsia, tra i problemi della sanità veronese c'è anche una retribuzione che continua ad essere fortemente inadeguata e il persistere della fuga dei professionisti sanitari dal servizio sanitario pubblico verso opportunità lavorative più remunerative, nel privato e anche all'estero.

Gli infermieri ospedalieri sono pagati circa la metà rispetto ai colleghi in libera professione che guadagnano 50-55 euro netti all'ora - spiega Munaretto -. Un infermiere libero professionista può portare a casa uno stipendio mensile di quattromila euro, ovvero il doppio di quanto percepisce un infermiere ospedaliero di lunga esperienza.

Spiega inoltre che per equiparare lo stipendio medio di un infermiere italiano a quello europeo occorrerebbero 500 euro in più in busta paga. Invece siamo fanalino di coda, sottolinea pur riconoscendo che nell'ultimo contratto collettivo sono stati fatti piccoli passi grazie l'indennità infermieristica.

La legge di Bilancio del Governo prevede un aumento dell'indennità di specificità degli infermieri di circa 7 euro netti per il 2025 e di circa 60 euro netti dal 2026. Ma non bastano per riempire il gap, spiega sottolineando altresì che l'inflazione in corso non fa che peggiorarlo.

Il sindacato esprime infine la sua perplessità anche in merito alla questione del reclutamento di infermieri stranieri per colmare la carenza di queste figure considerate cardine dell'assistenza ed arginarne la perdita progressiva.

La soluzione alla drammatica situazione che si profila non può essere importare manodopera a basso costo da Paesi stranieri, dove non esistono titoli equipollenti a quelli richiesti in Italia per esercitare la professione, rimarca illustrando che se la tendenza continua nel 2029 ci saranno dai tremila agli ottomila infermieri in meno.

Si tratta di una criticità che nasce sin dall'università dove le iscrizioni alla facoltà di Infermieristica calano per la bassa appetibilità della professione, dovuta anche alle scarse prospettive remunerative e di carriera, conclude.

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