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Campania

Ospedali sempre più in crisi per la carenza di personale

di Redazione

Gli ospedali campani, soprattutto quelli di Napoli e provincia, sono sempre più in crisi di personale. Tale carenza paralizza l'assistenza, non permette l'apertura di nuovi reparti seppure sia stata programmata e favorisce la migrazione sanitaria, soprattutto verso il Nord. A lanciare l'allarme sulla mancanza di risorse adeguate, sia umane che strutturali, e a dirsi pronti ad una mobilitazione permanente se la situazione persisterà è la Cisl Funzione Pubblica secondo la quale in Campania è un rosario infinito di carenze.

Denuncia Cisl Fp: ci sono fondi per ottomila assunzioni non effettuate

carenza personale sanitario

La carenza di personale negli ospedali campani paralizza l'assistenza e non permette l'apertura di nuovi reparti.

All’appello mancano complessivamente 18mila operatori sanitari che sarebbero indispensabili, come standard minimi per gli anni 2022-2024, per coprire il fabbisogno vigente di aziende ospedaliere, aziende ospedaliere universitarie ed Asl.

In corsia diminuisce continuamente in maniera preoccupante il numero di medici ed infermieri disponibili perché, nonostante la Regione Campania abbia la copertura economica soltanto per 8000 assunzioni, esse non sono state tuttavia ancora effettuate così da poter almeno ridurre la gravità dell'emergenza.

Appare chiaro ed evidente che sul nostro territorio non si riesce a garantire l'offerta sanitaria, Questo produce carichi di lavoro spaventosi per il personale impegnato nelle varie strutture, un sovraffollamento inaccettabile del Pronto soccorso con la rete dell'emergenza in permanente difficoltà e costi economici e sociali enormi, denuncia Luigi D'Emilio, segretario generale Cisl, sottolineando che il 70% dei 400 milioni circa che ogni anno la regione Campania spende per la migrazione proviene dalla città metropolitana di Napoli.

Quelli che non possono andare fuori a curarsi sono costretti a restare a casa impegnando i propri familiari per assisterli, spiega ribadendo la necessità di un confronto per definire un piano strutturale di assunzioni e l'attivazione di tutti i posti letto. Che scarseggiano.

Da una recente indagine risulta infatti che soltanto il 70% dei posti letto è attivo, a fronte di un fabbisogno stimato in 10413 per coprire le esigenze di salute di 3 milioni di abitanti, come decretato dal piano ospedaliero.

Non possiamo consentire che a Napoli e sul suo territorio provinciale le persone non possano curarsi perché le istituzioni non fanno niente o debbano ricorrere alla sanità a pagamento o migrare in altre regioni, continua segnalando che sono decine i reparti mai aperti in varie strutture sanitarie a causa della cronica carenza di personale. A Napoli al San Giovanni Bosco, al Loreto Nuovo, al Cotugno, al Monaldi e in provincia a Pozzuoli, Giugliano, Boscotrecase, a Frattamaggiore.

La Campania, secondo Agenas, è la seconda regione d'Italia per la fuga di pazienti, circa il 90%, verso strutture ospedaliere di altre regioni con un flusso migratorio di prossimità soltanto del 10%. Ogni anno il saldo finale, tra i residenti che vanno a curarsi fuori dai confini regionali e coloro che arrivano negli ospedali campani, è sempre passivo.

La Campania risulta aver speso infatti 444 milioni di euro ed aver incassato soltanto 159 milioni, registrando il secondo peggior passivo del Paese stimato in 285 milioni. Che la Campania fosse la regione con il peggiore saldo migratorio è stato segnalato anche dall'Associazione Nazionale dei Comuni (Anci) che ha evidenziato come la Regione abbia sostenuto in dieci anni una spesa complessiva di circa 3,5 miliardi, a favore delle strutture pubbliche extraregionali per il 34% e per il 66% per le strutture private accreditate.

La migrazione sanitaria, pertanto, non solo riduce le rimesse finanziarie in sede di riparto del Fondo Sanitario ma genera una transumanza di ricchezza, conclude l'Associazione.

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