Sono morto. Peccato, perché è bella la vita!
Un necrologio insolito, un inno alla vita quello che Giovanni Setti, ex infermiere, ha scritto di suo pugno per dimostrare che la malattia lo ha sconfitto, ma non lo ha vinto.
Sono morto. Peccato, perché la vita è bella. L'addio di un infermiere
Dalla Sardegna arriva un annuncio funebre che attira l'attenzione, perché è il defunto a dare, in prima persona, la notizia della propria dipartita. Lui si chiamava Giovanni Setti, aveva 71 anni, ed era un infermiere.
Il necrologio l'ha scritto proprio lui, otto anni fa. È stata la moglie Letizia Farina, che La Nuova Sardegna ha contattato subito dopo avere letto l'insolito annuncio "autoprodotto" dal marito, a spiegare le ragioni del messaggio di un uomo molto amato e innamorato della vita. Al punto che ha voluto che un piccolo inno positivo precedesse il suo necrologio.
In effetti, racconta la moglie e confermano i figli, la voglia di vivere ha accompagnato Giovanni in tutta la sua esistenza, è stata il valore aggiunto della sua famiglia, il sorriso che ha regalato ai pazienti che ha assistito quando faceva l'infermiere a San Camillo. Se anche ha conosciuto tante storie di sofferenza, Giovanni Setti è riuscito a trasformare ogni cosa con la forza positiva di un carattere solare.
Ecco perché, un giorno di sette anni fa, già malato, scrisse un testamento olografo che dava le disposizioni per il suo "fine vita": nessun accanimento terapeutico, perché voleva morire secondo il corso naturale. E poi quella frase da scrivere nel suo necrologio, quando sarebbe arrivato il momento. Letizia ha accontentato il marito. Lei, terapista del linguaggio, sa che quelle parole sono una dichiarazione d'amore.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?