Seattle, successo per un progetto pilota volto al benessere dei professionisti della cura. Vanessa Patricelli, infermiera di ortopedia presso l'Harborview Medical Center di Seattle, ad inizio carriera era molto sicura della sua preparazione riguardo le basi della professione che ha scelto. Anatomia, fisiologia, farmacologia e clinica. Era pronta. Quello per cui non era pronta è il fatto che molti degli aspetti fondamentali della salute che ci impegniamo a salvaguardare per gli assistiti - alimentazione, riposo, rimozione di fattori stressogeni primi fra tutti - non sono necessariamente garantiti per gli infermieri.
Infermieri e quella difficoltà nel riuscire a prendersi una pausa durante il turno
Confrontandosi su un forum online con altri colleghi infermieri, ha constatato come sia necessità comune nella categoria quella di prendersi una pausa durante il lavoro, per poter "ricaricare le batterie" e ritrovare le energie necessarie a fornire assistenza di qualità e per far sì che quelli al letto del paziente siano sempre infermieri efficaci ed efficienti.
Sembrerebbe una cosa semplicissima, prendersi una pausa. Semplice e sacrosanta. Così semplice però, per gli infermieri, non è.
La carenza di personale, turni di lavoro che rendono la vita impossibile, esigenze di cura sempre in crescendo da parte di pazienti con comorbilità più o meno croniche, il senso di frustrazione per non riuscire ad "arrivare dappertutto" quando un'unità operativa non è coperta a dovere (in questo, tutto il mondo sembra essere paese), avvicinano il personale infermieristico al rischio di incappare in eventi avversi o a sviluppare sindromi come il burnout, piuttosto che alla possibilità di prendersi una pausa. Perché per una pausa tempo non c'è. Non importa se essa sia prevista da normative chiare e tonanti. A volte si riesce a malapena ad espletare le proprie necessità biologiche.
Vanessa, con la collaborazione di altri colleghi infermieri e grazie alla lungimiranza degli amministratori ospedalieri, dopo interviste, raccolte e analisi di dati, ha ideato un progetto pilota della durata di 6 mesi che ha previsto l'apporto aggiuntivo di quattro colleghi a copertura delle esigenze degli assistiti nell'arco di tempo in cui gli infermieri in turno si prendevano una pausa. Una reale pausa.
Sono bastati pochi mesi per raccogliere pareri positivi da parte degli infermieri coinvolti in questo nuovo "sistema delle pause". Infermieri riposati e, quindi, più soddisfatti, inoltre, hanno garantito prestazioni assistenziali migliori: si è registrato un forte calo delle cadute dei pazienti e degli errori nella somministrazione della terapia, ad esempio.
Dimostrazione di un alto livello di collaborazione e condivisione tra infermieri ed amministratori, tutti mossi dalla volontà di trovare soluzione ad un problema contingente e cronico. Tutti coinvolti.
Che siano proprio approcci collaborativi simili a rappresentare la strada giusta da percorrere affinché quella infermieristica possa tornare ad essere una scelta di carriera che vorremmo per i nostri figli?
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