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Infermieri e medici SSN: pochi, mal pagati e burnout per 1 su 2

di Redazione

Medici ed infermieri del Ssn sono pochi, mal pagati, stanchi e frustrati. Uno su due è in burnout, soprattutto le donne, sia tra i medici (52%) che tra gli infermieri (45%), anche per la fatica di conciliare il lavoro con la vita familiare. E sono in cerca di vie di fuga. Chi lascia il Ssn va all'estero o nel privato per avere orari più flessibili, maggiore autonomia professionale e minore burocrazia. È un sistema sanitario che trascura il suo personale e che ha perso attrattività. Ciò rende sempre più difficile reclutare nuovi operatori e trattenere quelli in servizio. Il turnover è infatti scarso e si è alzata l'età media del personale.

Enpam-Eurispes: stipendi 22% più bassi rispetto alla media dei Paesi Ocse

infermiera burnout

Medici ed infermieri sono in burnout, soprattutto le donne, e uno dei motivi è la difficoltà a conciliare lavoro e vita familiare.

È il quadro che emerge dal 3° Rapporto sulla Salute e il Sistema Sanitario, elaborato da Eurispes-Enpam (Ente nazionale di previdenza dei medici) e presentato a Roma dall'Osservatorio Salute, legalità e previdenza.

Il report evidenzia cambiamenti e criticità di un SSN che, sempre più impoverito di risorse umane, sembra aver smarrito la via, dimenticando le priorità per cui era stato istituito, trascurando la sua forza pulsante, cioè il suo personale.

Solo attraverso un approccio integrato e sostenibile sarà possibile sviluppare politiche che non si limitino alla gestione del Sistema sanitario ma promuovano il benessere complessivo delle persone e delle comunità, spiega Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes.

Questo significa proporre nuovi modelli organizzativi, approcci innovativi alla salute pubblica e paradigmi avanzati che considerino la prevenzione, gli stili di vita e le condizioni sociali come centrali per la tutela della salute, elementi fondamentali su cui iniziare a lavorare, insieme, in modo serio e concreto.

Il report evidenzia che la perdita di personale medico ed infermieristico del Ssn risulta graduale e costante dal 2008. Il personale stabile è diminuito a fronte di un notevole incremento del lavoro flessibile, registrato dal 2018, soprattutto nel comparto sanità dove si concentra il 45% dei tempi determinati di tutta la Pubblica Amministrazione, 35481 unità su 79620.

Sebbene al 31 dicembre 2022 il personale dipendente del Ssn risulti in aumento dell'1,3% rispetto all'anno precedente registrando un incremento di 8083 unità e raggiungendo complessivamente 625.282 unità, il precariato è aumentato del 44,6% tra il 2019 e il 2022.

Oltre alla riduzione degli occupati, il report evidenzia un significativo peggioramento delle condizioni di lavoro e delle retribuzioni. Il reddito medio annuale de sanitari italiani risulta infatti più basso della media dei Paesi Ocse, quasi il 22% al di sotto per i medici specialistici e oltre il 22% in meno per gli infermieri ospedalieri. L'incidenza della spesa per il personale dipendente sulla spesa sanitaria totale si è ridotta inoltre dal 31,4% al 30,1% tra il 2024 e il 2017.

Gli analisti del report ritengono che le politiche di contenimento e riduzione della spesa pubblica destinata alla sanità abbiano contribuito all'esplosione della disaffezione dei dipendenti che non trovano più valore e significato di lavorare nel e per il Servizio Sanitario Nazionale.

Il disagio vissuto dal personale sanitario è aggravato altresì dall'aumento dell'aggressività dell'utenza, responsabile di frequenti episodi di violenza che vengono denunciati nei due terzi dei casi dalle professioniste donne. Dai dati emerge che sono circa 18mila gli operatori sanitari sinora aggrediti, soprattutto in Pronto soccorso e nelle Aree di Degenza, i setting considerati maggiormente a rischio. La professione più colpita è quella infermieristica, seguita da medici ed operatori sociosanitari.

Gli analisti ritengono che il Ssn sia attraversato da un sostanziale cambiamento, anche generazionale, che comporta anche approcci differenti. Sebbene in crisi, il Ssn è tuttavia soggetto anche a delle spinte positive capaci di rilanciarlo, così da poter immaginare un futuro diverso per la Sanità, preparandola alle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto. Ciò è reso possibile anche grazie agli investimenti della Missione Salute del Pnrr.

Sono state messe a disposizione risorse economiche per 15,62 miliardi, pari all'8,03% dell'interno Piano, che permetteranno di superare le principali criticità del Ssn, quali i tempi di attesa, la scarsa digitalizzazione, la mancata sinergia tra strutture e il divario territoriale.

Si investirà pertanto in Reti di Prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale, nonché in innovazione, ricerca e digitalizzazione. Sono previsti investimenti importanti anche per la modernizzazione del parco tecnologico e digitale, la sicurezza e la sostenibilità degli edifici, il potenziamento della ricerca biomedica, l'implementazione delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali.

La riforma del Ssn prevede anche la riorganizzazione degli IRCCS, gli Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico, promuovendo una governance aziendale sempre più strategica ed orientata alla ricerca. Si stanno altresì diffondendo innovazioni tecnologiche – come la refertazione a distanza, le cartelle cliniche digitali, le applicazioni della telemedicina - che portano ad un risparmio di tempo e ad una maggiore efficienza di medici ed infermieri, impattando positivamente anche sulla produttività.

L'utilizzo crescente di robot nella chirurgia permette di eseguire in modo più preciso le operazioni, migliorando la qualità delle prestazioni e garantendo spesso anche una maggiore rapidità di esecuzione. Lo sviluppo di software specializzati e di sofisticati sistemi di analisi ed elaborazioni dei dati migliora la diagnostica. Anche l'intelligenza artificiale ha dimostrato le sue potenzialità in vari ambiti clinici, dalla diagnostica alla medicina predittiva e all'assistenza ai pazienti.

Tuttavia, nonostante l'attuazione normativa e procedimentale della Missione 6 del Pnrr sia sino ad oggi avvenuta nel rispetto del cronoprogramma fissato, la loro attuazione concreta, affidata alle Regioni e agli Enti Locali, sta scontando rallentamenti e ritardi che potrebbero mettere in dubbio la conclusione degli interventi prevista per giugno 2026. Un'altra sfida è rappresentata dal basso livello di competenze digitali acquisite sinora dal personale e dalla necessità di digitalizzare le infrastrutture su tutto il territorio nazionale. L'Italia risulta infatti soltanto al 18° posto per grado di digitalizzazione tra i 27 Paesi dell'UE.

La professione medica deve riconquistare rilevanza sociale ed autorevolezza nei cambiamenti demografici, generazionali, valoriali e tecnologici in atto - commenta Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam -. Per riappropriarsene occorre ripartire dalla scienza, dalla coscienza e dalla sapienza, ben consapevoli che l'AI sarà pervasiva e cambierà pratiche, politiche ed etica ferma restando la necessità di prevenire le aggressioni e di perseguire penalmente la violenza anche in flagranza differita.

Il rapporto medico paziente deve diventare materia di studio alla ricerca dell'approccio migliore perché si tratta di una relazione all'insegna dello stress. La gestione della relazione con il paziente sotto stress va studiata considerando che anche il medico è stressato, spiega sottolineando la necessità di insegnare l'importanza della comunicazione e di approcci non verbali diversi per interpretare il bisogno e l'aspettativa relazionale del paziente. Perché è solo nella relazione che si realizza la potenzialità assistenziale, conclude.

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