Il governo in carica si sta apprestando a varare una manovra iperliberista in un paese sempre più illiberale. Guerra ai giudici, ai poveri, a chi minaccia la patria (quattro morti di fame naufragati sulle spiagge italiche) e a chi osa criticare l’esecutivo. Soldi sperperati e leggi piegate. Mentre infuria la polemica sul fallimento dell’ennesimo spot elettorale anti immigrati – quello del centro di accoglienza in Albania – il paese del centro del Mediterraneo sale in cima alla vetta del mondo e rende reato universale la maternità surrogata. In una parola si impedisce di essere madre a chi non può e si continua ad ostacolare chi, di essere madre, non vuole. Resta solo il dovere, quello stabilito dalle gerarchie ideologiche del Palazzo di questo brutto presente. Da più parti arriva anche la denuncia del collasso dei consultori, sempre più privi di risorse e professionisti, sempre più in mano all’associazionismo integralista ed ai privati. Nella sola Lombardia su 129 strutture, sono 86 i consultori privati. Il Ministro dell’Economia ha detto di prepararsi a fare sacrifici, ovviamente si riferiva a chi ha meno di tutti e già sta tirando la cinghia.
I numeri parlano chiaro, questo governo neanche ascolta i suoi ministri
Il governo in carica si sta apprestando a varare una manovra iperliberista in un paese sempre più illiberale .
O meglio, questi ultimi, danno la colpa all’esecutivo di non essere ascoltati in un gioco di inganni e prese in giro che alla fine lascia i soliti disgraziati di sempre col cerino in mano. Il Ministro della Sanità si prefigge di assumere infermieri indiani , mentre non ha neanche i soldi per quelli italiani.
La Presidenza del Consiglio dice di aver fatto aumenti per la Sanità senza precedenti nella storia recente. Nella realtà sembra che gli aumenti non arrivino neanche ad un miliardo (880) ed il Ministro della sanità ne aveva chiesti ben sei!
La situazione tragica per il Servizio sanitario nazionale è stata puntualmente sottolineata, facendo le pulci alle cifre sbandierate dalla Presidenza del Consiglio, da Nino Cartabellotta del Gimbe. Poi ci sono i dati di cui il mondo sindacale parla.
Mancano 65mila infermieri , di cui almeno 20mila da impiegare sul territorio. Ma il numero dice poco e si associa alla carenza di medici, di Oss, di personale sanitario, insegnanti, psicologi, assistenti sociali, dipendenti pubblici per un funzionamento utile della macchina statale sempre più saccheggiata, con una sanità finanziata per il 6,2% del PIL, mentre il dato medio OCSE è del 6,9%.
La percentuale rispetto al PIL è ai livelli più bassi dal 2007, in un paese dove i poveri sono 5,7 milioni. In un paese dove 4,5 milioni di persone non si curano, e di queste, almeno 2,5 milioni, lo fanno per cause economiche.
Intanto la spesa out of pocket , cioè quella per servizi che dovrebbero essere garantiti in maniera gratuita – o con il filtro del ticket -, date le vergognose liste di attesa esistenti, vede una spesa a carico delle famiglie di 40,6 miliardi.
Insomma, gli italiani investono, di tasca loro, per la salute, più di quanto lo faccia la Patria stessa? Senza considerare poi che gli stessi italiani hanno diminuito la spesa per i beni alimentari di 1,6 miliardi di euro (1%), di vestiario del 5,6%.
Avanza la povertà, e con essa il lavoro povero
Il 16,5% delle famiglie di operai vive in povertà assoluta che, appena due anni fa era del 14,7%. Viene alla mente la cancellazione del reddito di cittadinanza e la favoletta degli occupabili. I sindacati sono stati in piazza sabato scorso per rivendicare diritti che un tempo erano considerati acquisiti: salario, istruzione, sanità, previdenza, trasporti. Hanno parlato di aumenti salariali irrisori che coprono appena il 5% a fronte di una inflazione che erode il potere di acquisto di lavoratori e pensionati (quelli che pagano le tasse) del 17%.
Alla fine, quando ogni pretesto viene meno, resta la scusa di sempre: l’Europa. Avevo un collega che quando spiegava le scelte della Direzione sanitaria in termini di tagli e orari flessibili, chiusure di reparti e di posti letto, ripeteva in continuazione, con anglicismi vari: Ce lo chiede l’Europa .
E non c’è da stupirsi che ci siano non pochi colleghi che difendendo l’esecutivo attuale e le sue perfide scelte, parlando di soldi che non ci sono e scaricando la colpa su chi ha governato in precedenza. Tacciono questi colleghi, come tacciono i loro rappresentanti, che l’attuale esecutivo sta continuando in tutto e per tutto le politiche iperliberiste attuate negli ultimi quindici anni.
Il welfare è una questione di scelte politiche
Su tutto, invece di lamentarsi, gridare al complottismo e al demansionamento, piangersi addosso, oltre che rivendicare e lottare per un mondo migliore di questo, basterebbe, tanto per iniziare, ricordare che il welfare è una questione di scelte politiche .
Dire che non ci sono i soldi, significa scegliere di finanziare le guerre, gli evasori, il capitale che fugge all’estero. Il welfare è una scelta di civiltà e nessuno lo ha mai regalato. Le lotte sindacali e politiche, negli ultimi due secoli, ne hanno fatto una conquista.
Le scelte di vendersi al profitto, ne hanno fatto una tragedia, con un esecutivo che si vanta di star costruendo la storia; una nuova storia. I metodi scelti, per quanto brutti ed iniqui, in verità neanche riusciranno ad essere peggiori di molti governi di molti paesi che la storia ha registrato, e dove la difesa dei privilegi e la guerra ai deboli, era mascherata ma mille menzogne e veicolata da mille bugie.
In merito vale dunque ricordare, fra le tante testimonianze, una legata alla Svezia, e rappresentata da una bella poesia del poeta anarchico Stig Dagerman , utile a tratteggiare lo spirito cattivo di questo tempo.
Fu scritta in risposta alle brutte parole del responsabile della Previdenza sociale della Contea di Värmland che ebbe a dichiarare, in ossequio ad un odio di classe atavico: Certo è deplorevole che gente che vive di sussidi tenga poi un cane .
Il titolo è, per l’appunto:
Attenti al cane!
Imperfetta è la legge, difatti
anche i poveri si tengono dei cuccioli.
Perché invece non tenersi dei ratti?
Non paghi tasse e te li coccoli.
Stanno in stanzette strette e fosche
con i loro bastardi costosi.
Perché non giocar con le mosche?
Non sono anch’esse animali graziosi?
Ed il comune poi deve pagare.
No, così davvero non va bene,
ci possiamo adesso anche aspettare
che si tengano in casa delle balene.
Ora è il momento di essere risoluti:
Abbattere i cani! Non è buona cosa?
E siano poi anche i poveri abbattuti,
così il Comune risparmia qualcosa.
(5.11.1954)
Altro non resta da dire. Molto altro però c’è ancora da fare.
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