La Federazione scrive una lettera aperta a Governo, Parlamento e Regioni: Non possiamo continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste
. Si legge nella missiva, nel quale la Fnopi si dice pronta a coagulare una risposta unitaria, a prescindere da appartenenze sindacali e politiche, da ruoli e posizioni
. La volontà espressa, dunque, è chiara: far sì che 456mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto. Perché oggi, peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla. E si rischia di far morire una professione
.
Fnopi: infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto
Attraverso una lettera aperta indirizzata al Governo, al Parlamento e alle Regioni la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche non usa mezzi termini: Coaguleremo una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni
. Pronta a far sì che gli oltre 450mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto. Con l’etica che da sempre ci contraddistingue, ma con l’esasperazione che ormai ci investe
. Già, la stessa Fnopi che chiede conto di tutto ciò che non è stato fatto
, nella convinzione che non si può ancora proseguire nel tempo a cercare una mediazione che non esiste
.
Perché ad oggi, viene lamentato, nulla è stato fatto rispetto a quanto dichiarato pubblicamente. E proseguendo su questo tracciato si impedisce il ritorno degli infermieri formati in Italia e valorizzati all’estero.
Dunque, è finito il tempo delle pacche sulle spalle ma anche quello di etichettare come angeli
– con “ripercussioni”, seppur affascinanti, anche in ambito artistico – oppure eroi
gli infermieri. Oggi più che mai urge dare spazio ai fatti, dando reale dignità alla professione. Nella sua missiva la Fnopi ricorda che il mondo intero ha riconosciuto gli infermieri come il motore, la spina dorsale, il futuro di ogni moderno sistema sanitario e sociale che voglia definirsi tale, mentre l’Italia lo ha fatto solo a parole
.
La ragione alla base della lettera è chiara: chiedere conto di tutto ciò che non è stato fatto. La situazione, infatti, è oramai insostenibile – lo sciopero nazionale del comparto, in agenda il 28 gennaio, lo conferma –, dopo mesi intensi trascorsi in corsia e con orari massacranti (anche quindici ore di lavoro di fila). La Federazione non ha dubbi: Dalla bozza del nuovo contratto alla Legge di Bilancio; dalle riforme professionali ai percorsi accademici e universitari, niente sembra volersi concretizzare nella direzione delle richieste che abbiamo avanzato con forza e decisione, pur sempre mantenendo un dialogo serio e pacato per dovere istituzionale
.
La storia la scrivono i vincitori. Una frase che la Fnopi fa propria, adducendo le ragioni del caso. In questa lunga guerra contro il virus, noi infermieri, 456mila professionisti in prima linea per l’Italia – si legge ancora – stiamo scrivendo ogni giorno, da due anni, la storia del Ssn. Eppure, questa “storia” non la scriviamo da vincitori e non per colpa nostra
. Di più. Abbiamo scolpito nella memoria collettiva parole, valori e immagini che parlano di abnegazione, deontologia, sacrificio, tutela, vicinanza, competenza e abbiamo vinto l’indifferenza di chi ignorava il nostro ruolo, il nostro percorso universitario, le nostre specializzazioni
.
Parafrasando Mina, dunque, parole, parole, parole
. Quantomeno fino ad oggi. E se non bastano quelle, la Fnopi rammenta alcuni, allarmanti, dati. Al 17 gennaio 2022, dall’inizio della pandemia, i contagi tra gli operatori sanitari sono 42.506 rispetto al mese precedente (di cui 34.855 infermieri) e da inizio pandemia196.838 (di cui 161.407 infermieri). Dal 2 dicembre 2021 al 17 gennaio, c’è stato un aumento delle infezioni proprio tra gli operatori sanitari del 926 per cento e del 232 per cento dal primo al 17 gennaio. Nell’ultima settimana – dal 10 al 17 gennaio – l’aumento è stato del 53%. La media di aumento giornaliera dei contagi è del 7,888, anche se nella prima settimana di gennaio si è raggiunto il 10% circa giornaliero con un picco di quasi il 20% il 4 gennaio, a ridosso cioè di Capodanno. I 42.506 operatori contagiati nell’ultimo mese rappresentano il valore più elevato registrato in 30 giorni da inizio pandemia.
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